Fanno la guerra del silenzio i banditi che hanno in «ostaggio» il geometra di Beppe Minello

Fanno la guerra del silenzio i banditi che hanno in «ostaggio» il geometra Moncalieri, nessuna richiesta di riscatto è giunta finora alla famiglia Fanno la guerra del silenzio i banditi che hanno in «ostaggio» il geometra Le uniche chiamate sarebbero opera di sciacalli - Ricostruite le fasi del sequestro - Il ragazzo era alla guida di un pulmino sulla tangenziale nei pressi di Rivoli - Simulando un piccolo incidente lo hanno costretto a scendere con le armi spianate e catturato - Il padre impresario edile: «Abbiamo solo debiti» Non hanno premura. Seguendo una «tattica» oramai collaudata i rapitori del geometra Marcellino Talladira, 22 anni, sequestrato mercoledì sera sulla tangenziale Ovest nei pressi di Cascine Vica, non si sono ancora fatti vivi. Il sequestro è avvenuto davanti a tre persone e non possono esserci dubbi da parte dei familiari per la sorte del loro congiunto. Il padre Enzo, 49 anni, titolare di una piccola impresa edile di Moncalieri. la madre Carmela Mulè e la sorellina Caterina di 13 anni trascorrono ore d'angoscia nell'attesa che squilli il telefono. Rivediamo brevemente il «filmato» del rapimento cosi come è stato ricostruito in base al racconto fatto dai testimoni a polizia e carabinieri. La cattura — Alle 17.40 un pulmino «850. si ferma sulla tangenziale all'uscita di Cascine Vica. E' guidato da Marcellino Talladira. Con lui ci sono tre operai: Domenico Barbatano. 53 anni, cugino del rapito, abitante a Grugliasco in via Toba-' nell! 5/d; Giuseppe Oppedisano. 34 anni. Moncalieri via San Giovanni Bosco 126; Vincenzo Ceravolo. 33 anni. Torino via De Maistre 57. Il loro è un percorso abituale che compiono metodicamente ogni sera da più di un anno da quando la ditta Talladira. che ha sede a Moncalieri in via Martiri della Libertà 10. sta costruendo un condominio (quasi terminato) a Venaria in via Gaetano Amati 114 a fianco della tangenziale. La sosta è, anche quella, prevista: deve scendere Domenico Barbatano che. a piedi, raggiunge la sua abitazione. Sta ancora salutando i colleghi e il suo datore di lavoro quando una «127» sbuca dall'oscurità e urta la fiancata del camioncino. Scende Marcellino Talladira. vuole protestare con gli occupanti della vettura per la loro sbadataggine. Dalla «127» escono però tre uomini mascherati e armati con due mitra e una grossa pistola a tamburo. Il giovane Talladira viene strattonato. Domenico Barbatano cerca d'intervenire in difesa del cugino ma è allontanato con uno spintone ed un ordine preciso: «Vattene se non vuoi avere guai». Gli altri due operai sono paralizzati dalla paura, non riescono a comprendere cosa sta succedendo. Uno dei rapitori apre la portiera preceduto dalla canna di un mitra: «Non fate movimenti fasulli se no vi ammazzo-. Strappa le chiavi dal cruscotto e raggiunge i complici che nel frattempo hanno trascinato Marcellino Talladira fino ad una «128» blu ferma dietro al pulmino con un quarto complice a viso scoperto. Partono a tutta velocità verso Moncalieri. ab¬ bandonando la «127». Oppedisano e Vincenzo Ceravolo riescono a mettere in moto il furgone e partono anche loro verso Moncalieri. Raggiungono via Marone 13 dove abita il padre del ra¬ pito. L'uomo, sconvolto, dà l'allarme. Le indagini — In mano agli uomini del colonnello Ruggeri del nucleo investigativo è rimasta solo la «127» abbandonata dai rapitori. E' risultata rubata in un garage di via Mongrando tra domenica e mercoledì. Sotto i sedili sono state trovate sei pallottole calibro 44 perse da uno dei banditi. Gli specialisti hanno disegnato un identikit del rapitore a bordo della ..128». l'unico ad aver agito a viso scoperto. Molto poco per poter impostare le indagini, prese in mano dal maresciallo Mazzonc. su una pista precisa. Era dal 19 gennaio che non avveniva un sequestro di persona a Torino, l'ultimo ostaggio dell'anonima sequestri è stato Marco Gatta, il nipote del fondatore della Lancia, liberato dopo una prigionia di 88 giorni e il pagamento di 800 milioni. Gli autori di quel sequestro sono stati arrestati. Una serie di successi dei carabinieri del nucleo operativo ha fatto di Torino una città «tabù», fino a ieri, per l'anonima sequestri. Ora ci si chiede chi siano gli autori del rapimento di Marcellino Talladira. Forse sono personaggi che. fino a ieri «gregari», stanno tentando il «salto di qualità». Un «salto» viziato in partenza: le condizioni della famiglia del rapito sarebbero — a dire degli inquirenti — disastrose. Esiste un decreto del tribunale di Torino, che risale al 1974. che ordina il sequestro cautelativo di tutti i beni mobili ed immobili di Enzo Talladira. Il blocco è stato richiesto per i debiti accumulati dalla ditta del rapito con alcune aziende ed in particolare una fabbrica di La Spezia. A ciò deve aggiungersi un debito contratto con un istituto bancario di Rivoli — la Ibi — per circa 150 milioni. La prossima mossa spetta ai rapitori. La famiglia Talladira è chiusa in casa e attende. Per facilitare il contatto anche i sette fratelli di Enzo Talladira (abitano tutti a Torino e Moncalieri) vivono queste ore accanto al telefono. _ „, Beppe Minello