Le gravi minacce ai testimoni di Padova fanno ritornare lo sgomento in città di Giuliano Marchesini

Le gravi minacce ai testimoni di Padova fanno ritornare lo sgomento in città «II primo nostro obiettivo è Galante, il secondo è Romito» Le gravi minacce ai testimoni di Padova fanno ritornare lo sgomento in città Il messaggio telefonico alla Federazione provinciale del pei concludeva: «Ricordatevi di Guido Rossa» - L'episodio legato all'istruttoria sugli esponenti dell'Autonomia arrestati il 7 aprile DAL NOSTRO INVIATO SPECIALE PADOVA — Padova continua a vivere nell'ansia. Adesso la tensione è alimentata da un messaggio trasmesso l'altro ieri per telefono alla Federazione provinciale del pei. Una voce maschile, un sinistro avvertimento: «Il primo nostro obiettivo è Galante, il secondo è Romito. Sapremo incontrarli dove e quando vogliaìno. Ricordatevi di Guido Rossa». Poi la sigla che chiudeva il «comunicato»: «Formazioni comuniste combattenti». Antonio Romito e Severino Galante sono due testimoni nell'istruttoria a carico degli esponenti padovani dell'Autonomia arrestati il 7 aprile scorso. Torna a infuriare la burrasca su questa inquietante inchiesta, quando i giudici istruttori Giovanni Palombarini e Mario Fabiani stanno per concludere il loro delicatissimo lavoro. Sgomento, paura e incertezze dominano l'attesa delle decisioni dei due magistrati sull'indagi - ■ ne condotta dal sostituto procuratore della Repubblica. Pietro Calogero. Quella telefonata carica di minacce per Galante e Romito l'ha ricevuta il segretario della Federazione padovana del pei. Elio Armano che ha commentato: «Potrebbe preannunciare una ripresa cruenta delle ostilità». A chi avverte sentore di guerriglia negli ambienti dell'Autonomia si replica duramente: «/ portavoce del movimento non sono disposti a dar credito all'autenticità del messaggio giunto alla sede comunista. Gli Autonomi sostengono, invece, che si tratta di una "violenta provocazione"». Obiettano che la sigla delle «Formazioni comuniste combat¬ tenti» "non è mai entrata a fai parte del panorama del terrorismo nella zona di Padova. «E poi — dicono — perché mai avrebbero dovuto avvertire quelle che sarebbero le loro vittime designate? Non si potrebbe pensare una cosa più stupida di questa». Resta comunque l'angoscia, per questo comunicato telefonico che mette i brividi. In un momento tanto critico dopo quella che era sembrata una «pausa di riflessione», si sommano motivi di tensione in una Padova smarrita. Gli esponenti del «Comitato 7 aprile» si erano proposti di tonere domani una manifestazione di solidarietà per i leaders dell'Autonomia arrestati: erano in programma un raduno nel piazzale del-, la stazione, un corteo lungo alcune strade del centro un comizio in piazza dei Signori. Dopo un «vertice» cui avrebbero preso parte il capo di gabinetto e il dirigente della Dlgos. il questore Gianni Pollio ha negato l'autorizzazione, «considerato che negli ambienti politici locali si avverte vivo stato di tensione per gli episodi di minaccia e violenza contro le persone, nonché di violenza contro il patrimonio, verificatisi anche di recente». Il questore ritiene che «per le ragioni e le finalità indicate in numerosi stampati e ìnanoscritti e a mezzo emissioni radiofoniche, tutti ispirantisi ai principi ed alle teorie propugnate dal movimento politico dell'Autonomia operaia», la manifestazione possa sfociare in incidenti «con conseguenti turbative dell'ordine pubblico». Con una nota i rappresentanti del «Comitato 7 aprile» hanno replicato al divieto: «Ne prendiamo atto. La nostra intenzione è chiaramente quella di non accettare la sfida lanciata dallo Stato e da alcune precise forze politiche, di non cadere quindi nella trappola della prò vocazione. Sia ben chiaro però che que sta loro decisione, tutta politica, si con frappone decisamente ad una volontà di massa espressa anche da numerose as semblee. e da pubblici dibattiti». I promotori della manifestazione aggiungono di essere in attesa di prese di posizione nell'area dei garantisti, dei partiti e della stampa «di fronte alla decisione irresponsabile e inconcepibile di vietare la piazza, di negare un diritto fondamentale sancito anche dalla Costituzione» e concludono: «Non ci pos sono essere ambiguità di fronte ad una simile scelta». Non s'era ancora diradato, ieri il clima di suspense per questa manifestazione programmata dal comitato, a livello regionale e cancellata dalla polizia: la gente si domandava se gli autonomi intendessero muoversi lo stesso infrangendo il divieto della questura. Ma i portavoce del movimento assicurano che nessuno scenderà in piazza. «Non vogliamo — ripetono — andare a cacciarci in una trapola». Investita quasi senza sosta dal vento delle polemiche, questa città dà l'im pressione di vivere alla giornata. Sono giornate in cui si susseguono avvent menti inquietanti, si trasmettono mi nacce oscure si fanno violenti gli scambi di accuse. In queste condizioni si aspetta di conoscere la risposta dei giudici istruttori Palombarini e Fabiani sul cumulo di contestazioni mosse dal ; pubblico ministero Pietro Calogero agli ; esponenti dell'Autonomia padovana. Giuliano Marchesini

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