La mazurca di Nietzsche di Giorgio Pestelli

La mazurca di Nietzsche CHIUSA A ROMA LA RASSEGNA DI MUSICHE DEL FILOSOFO La mazurca di Nietzsche NOSTRO SERVIZIO PARTICOLARE ROMA — Si è conclusa all'Auditorium della Rai al Poro Italico la tre giorni dedicata a Nietzsche compositore di musica: una iniziativa del gruppo Spettro Sonoro, cui hanno aderito, oltre alla Rai, Nuova Consonanza, l'Assessorato alla Cultura e il Teatro di Roma, seguita e salutata da una partecipazione di stampa e di pubblico sorprendente, forse superiore all'interesse oggettivo delle musiche in sé. Certo, il nome di Nietzsche tira, ma nella sensazione dell'avvenimento gioca anche lo stupore della cultura italiana verso il letterato o filosofo che conosce e adopera anche l'alfabeto dei suoni: intellettuali che scrivono musica sono numerosi nella cultura tedesca, da Hoffmann ad Adorno, e non mancano neppure in quella inglese; ma in Italia, almeno da Benedetto Croce in poi, l'intellettuale ha poca confidenza con la semicroma, e la sorpresa per le musiche scritte dall'au tore di Umano, troppo umano, di Cosi parlò Zarathustra, della Volontà dì potenza ha contagiato il pubblico e ha fatto parlare di scoperta e novità assolute. In realtà una parte delle composizioni dì Nietzsche, pubblicate in ordine sparso, erano già note da tempo agli addetti ai lavori: l'occasione prontamente raccolta da Spettro Sonoro di una presentazione integrale è venuta tuttavia con il volume Der musikalische Nachlass (Il lascito musicale) edito qualche mese fa dalla Bàrenreiter. a cura di Curt Pai Janz: qui sono raccolte tutte le composizioni musicali del filosofo, la maggior parte scritte in giovane età. altre poche risa¬ lenti agli ultimi anni, dopo il 1880; Lieder per lo più, o pezzi per pianoforte, ma anche qualche brano corale, varie pagine per pianoforte a quattro mani e per finire VHymnus an das Leben (Inno alla vita) per coro e orchestra, dove però Nietzsche, sentendosi inferiore alla bisogna tecnica chiese l'intervento di Peter Gast per la strumentazione. In generale, le pagine più riuscite fanno pensare a tutto meno che a Nietzsche: cose brevi, d'evasione, Lieder garbati e rifiniti, fogli d'album dove una melanconia di accento slavo si accompagna a improvvise sortite di gusto più sbottonato, vicine ai francesi, da Offenbach a Chabrier. Una mazurka ascoltata nell'ultimo concerto (suonata da Patrizio Cerrone) è quasi un ricalco dell'op. 7 n. 1 di Chopin. Schubert e Schumann sono continuamente presenti specie sul terreno pianistico, e così pure il Mendelssohn delle Romanze senza parole (alla base del foglio d'album Al chiaro di luna, sulla Puszta). E Wagner? l'odiato-amato? quasi mai si sente allungarsi la sua ombra, salvo un solo caso di cosciente omaggio, uno scarmigliato crescendo a metà dell'Eco di una notte di S. Silvestro (1871) per pianoforte a quattro mani, vero uncino lanciato verso il Tristan. Le falle del compositore che scrive per diletto si aprono nel pezzo impegnato, di lunga durata: quasi imbarazzante il tergiversare della Manfred Meditation (1888) per pianoforte a quattro mani, e cosi pure il tempestare àell'Hymnus auf die Freundscliaft del 1875 (per due pianoforti, ma a un certo punto uno dei due si perde per strada); nell'Inno alla vita invece, che ha chiuso solennemente il ciclo, con l'orchestra e il coro della Rai diretti da Massimo Pradella, il famigliare andamento del corale assicura almeno una maggiore continuità. Assai brava, fra gli esecutori che hanno collaborato alle serate, la soprano Jana Mrazova Zimmerman, favorita anche dalla superiorità dei Lieder sugli altri generi sondati dal filosofo compositore: il cui ritratto, dopo queste giornate romane, resta arricchito soprattutto per quanto riguarda la sua cultura musicale, la sua facoltà di sensibile lettore dei più vari testi musicali, da Palestina ai russi, dal poema sinfonico al pezzettino per divertirsi con gli amici. Giorgio Pestelli

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