Di nuovo alla sbarra 31 terroristi dentro il bunker della Lamarmora

Di nuovo alla sbarra 31 terroristi dentro il bunker della Lamarmora Di nuovo alla sbarra 31 terroristi dentro il bunker della Lamarmora Nel giudizio di primo grado i «capi storici» delle Br che oggi compariranno davanti ai giudici della seconda sezione della corte, d'assise d'appello, nell'aula dell'ex caserma La Marmora, furono condannati a pene da un minimo di 4 anni a un massimo di 15 anni di reclusione, inflitti a Renato Curcio e Pietro Bassi. Pesante la serie di reati di cui erano accusati: organizzazione di banda armata, sequestri di persona (Amerio, Labate, Sossi), assalti a sedi di partici, furti, falsificazioni del contratti di acquisto degli alloggi che sarebbero serviti come «covi». Nel processo che cominciai stamane gli appellanti alla sentenza del 23 giugno '78 sono 31: diciassette detenuti, quattro latitanti, dieci a piede libero. A un anno e mezzo di distanza Torino deve affrontare un'altra difficile prova. L'appuntamento è per le 9 alla La Marmora, in via Nino Bixio, da dove entreranno o ai : n è a o o o a, udi er ia a na il e n o a odi li n n e n sa ea i: ire alo ironi to n eola corte (presidente Luigi Conti, giudice a latere Mario Garavelli, cancelliere Giovanni Bonino), la giuria popolare (sei effettivi, quattro supplenti), gli avvocati e i brigatisti ammanettati. In corso Ferrucci, sull'altro lato dell'edificio, l'ingresso per i giornalisti, i fotografi, gli operatori televisivi, forse un centinaio di persone, che a stento troveranno posto in fondo alla stretta aula rettangolare. Al centro, sulla destra, la grande gabbia appositamente costruita per questo processo e per questi de tenuti. Dietro ai giornalisti, in un'area ancora più limitata lo spazio riservato al pubblico, parenti e amici degli imputati, curiosi disposti a mettersi in coda per ore per assistere al dibattimento. Intorno all'ex caserma, una vasta zona del quartiere Cenisia - Cit Turin è in stato d'assedio, presidiata da uno spiegamento di forze dell'ordine che non ha precedenti a Torino e in nessun'altra città d'Italia. Un migliaio, tra poliziotti, carabinieri e agenti della stradale, sorveglia il perimetro compreso tra corso Vittorio e via Monginevro, tra via Boggio e corso Ferrucci. In via Nino Bixio, dove transiteranno i furgoni provenienti dal vicino carcere delle Nuove, Sono stati eretti muri di sabbia con sentinelle piazzate al riparo; su alcuni edifici sono state piazzate mitragliatrici. Tutt'intorno a questa zona le vie saranno sbarrate da transenne e vietate al traffico durante le ore d'udienza. Il dibattimento potrebbe durare da un minimo di una decina di giorni a un massimo di tre settimane, senza però tener conto di fattori «esterni»: attentati, delitti, sequestri. Come già è accaduto in occasione del giudizio di primo grado alle Br, la città, questo quartiere e la corte d'assise d'appello che giudica gli imputati, sono in guerra con un nemico invisibile, che può attaccare in ogni momento, scegliendo gli obiettivi indicati nelle rivendicazioni scritte (le «risoluzioni strategiche») dei brigatisti. L'edificio della La Marmora ha già subito due assalti, la sera del 15 novembre e all'alba del 24 novembre scorsi. Due «commandos» hanno lanciato granate anticarro del tipo «Energa», capaci di perforare un mezzo corazzato. Si dice che queste armi provengano da un furto avvenuto in una caserma del Comasco. Se l'ipotesi è vera l'organizzazione eversiva ha a disposizione una sessantina di questi, micidiali proiettili. Ieri a Roma ì terroristi, firmando un altro delitto, hanno dato un saggio della loro volontà criminale. Oggi, quando i brigatisti saranno portati in aula, si vedrà qual è la loro strategia. In passato non hanno mai perso occasione per leggere comunicati, dichiarare guerra allo Stato, incitare ed esaltare il delitto. Lo hanno fatto nell'aula dell'assise, 119 giugno 1976, rivendicando all'organizzazione la strage di Genova, gli omicidi del procuratore Coco e delle sue due guardie del corpo; il 10 maggio del 1978 nell'aula della La Marmora. definendo la strage di via Fani e il delitto Moro, «il più alto atto di umanità possibile in questa società divUa in classi*. Alle Nuove i «capi storici» sono sorvegliati a vista in una sezione speciale. Il carcere in questo periodo è superaffollato, oltre ottocento detenuti. I brigatisti si mescolano agli altri nelle ore d'aria, due al mattino e due nel primo pomeriggio. Hanno già avuto permessi di colloqui con i parenti e i difensori di fiducia. Non possono telefonare e la loro posta in arrivo e in partenza è censurata. Prospero Gallmari. giunto da Roma con una traduzione speciale, si è miracolosamente ripreso dalle gravi ferite riportate nello scontro a fuoco conclusosi con la sua cattura, il 25 settembre scorso. Oggi potrebbe essere uno dei protagonisti più «vivaci». Il medico di Borgomanero, Enrico Levati, condannato in primo grado a sei anni di reclusione, messo in libertà e arrestato per violazioni al soggiorno obbligato a'Ivrea, ha fatto sapere che non andrà in aula. Tra gli imputati a piede libero, l'avvocato Giovanbattista Lazagna (condannato a 4 anni di carcere) in cattive condizioni di salute. Comparirà all'udienza, secondo quanto ha dichiarato il suo difensore Zancan. Per Lazagna e l'avvocato Borgna di Borgomanero, coinvolti assieme a Levati dalle dichiarazioni di «frate mitra», il guerrigliero Silvano Girotto infiltratosi nell'organizzazione «eversiva», vi sono state In questi giorni manifestazioni di solidarietà Questa sera alla Galleria d'arte moderna il Cuan (comitato unitario antifascista militante) organizza un dibattito su Lazagna. Tra gli imputati a piede libero figura anche Umberto Farioli (7 anni di reclusione in primo grado, in libertà per le cattive condizioni di salute): è uno dei sessantuno licenziati dalla Fiat. Claudio Cerasuolo ■ Armi spianate, centinaia di agenti sono appostati nel quadrilatero intorno alla ex caserma

Luoghi citati: Borgomanero, Genova, Italia, Roma, Torino