Abbandonato di notte al pronto soccorso si buca» e muore un ragazzo di 17 anni

Abbandonato di notte al pronto soccorso si buca» e muore un ragazzo di 17 anni Un'altra vittima della droga, la seconda nello spazio di due giorni Abbandonato di notte al pronto soccorso si buca» e muore un ragazzo di 17 anni Emarginato e solo (i sei fratelli lo ignoravano), è stato fulminato forse da un'overdose - Si sono accorti di lui quand'era troppo tardi: perché? - La sua tragica fine servirà ad accelerare la ristrutturazione ospedaliera? E' morto di notte, solo, in una saletta del pronto soccorso dell'ospedale, senza che nessuno se ne accorgesse. Fulminato, molto probabilmente, da «overdose» o da un «buco» con eroina tagliata chissà come. L'hanno trovato la mattina dopo freddo, accovacciato in una lettiga. Come è potuto succedere? Possibile che un tossicomane, trattenuto in un pronto soccorso, muoia come un cane senza sorveglianza, senza assistenza? 1 E' possibile. F' successo nella notte tra domenica e lunedi alla Nam, Nuova Astar.teria Martini di largo Gottardo. L'ennesima vittima della droga (due 1 morti in due giorni soltanto nella nostra città) aveva 17 anni. Si chiamava Salvatore Pagano, di Catania, sbarcato a Torino non si sa quando né perché. «Un vagabondo- lo definiscono in Questura. Un giovane come tanti, sperduto, senza lavoro, avvenire incerto. Di Salvatore Pagano e della sua famiglia si sa appena qualche scampolo di notizia filtrato dalla reticenza dei sei fratelli, tutti emigrati dalla Sicilia. Ma veniamo alla cronaca di' questa storia tragica e assurda. Sono le 20 di domenica. Un'ambulanza proveniente dal «Maria Vittoria, scarica al pronto soccorso della Nam un giovane, «presunto tossicomane», come avverte il referto medico. Il ragazzo non ha documenti, né accompagnatori in grado di fornire notizie. Quanto a lui, dice il nome e basta. Non sembra in gravi condizioni. Il medico di guardia gli riscontra un lieve stato confusio¬ nale, l'occhio spento. Non ha bisogno di particolari terapie, gli consigliano di rimanere in osservazione li, in una delle stanzette annesse al pronto soccorso. Ma Salvatore vorrebbe andarsene, insiste. Dopo un ulteriore controllo, i medici decidono di non farlo uscire. Nella notte, al pronto soccorso, oltre al medico di guardia e all'anestesista ci sono tre infermieri. Tutti molto occupati, il lavoro non manca. C'è un via vai continuo di infortunati, malati, pazienti da tenere sotto controllo. Fino alle 3. il «presunto tossicomane» è ancora nella stanzetta, rannicchiato in una barella. Qualcuno (ma chi?) avrebbe dovuto sorvegliarlo, assisterlo. Salvatore s'accorge che può squagliarsela e ne approfitta. Nessuno è in grado di stabilire quando il giovane si sia allontanato. E' certo invece che è uscito dal pronto soccorso per «bucarsi». Ma la sostanza che s'è Iniettato o era eccessiva o era tagliata con altra roba micidiale. Ed è la fine. Il ragazzo rientra al pronto soccorso, si adagia sulla lettiga nell'ultima stanzetta, si spegne lentamente nella notte. E nessuno se ne accorge. Alle 7,45 di lunedi la caposala Teresina Fiore passa per il solito controllo delle camere. Vede il corpo d'un giovane, pensa che stia dormendo. -Sveglia», gli dice ad alta voce. Lo scuote, ha un presentimento, poi la constatazione: morto. Accorrono medici, il direttore sanitario dottor Rivara. Viene avvertita la polizia, ma non è facile risalire ai parenti della vittima. Vengono rintracciati soltanto ieri. Si scopre che Salvatore Pagano ha nella nostra città sei fratelli, nessuno dei quali è in gra¬ do di stabilire da quanto tempo il giovane si trovasse a Torino, da quanto si bucasse, come riuscisse ad acquistare la «roba». Ma ecco, tra le pieghe della metropoli un'altra amar, realtà: si può morire dimenticati in un ospedale. E non sarà facile trovare un responsabile o i responsabili di questo anche se alla magistratura è già stato inviato un dettagliato rapporto su quanto è successo nella notte tra domenica e lunedi. Alla Nam l'episodio non poteva passare come normale routine. Alcuni medici dell'ospedale si battono da tempo per migliorare le strutture sanitarie interne. E' risaputo che il complesso ospedaliero San Giovanni ha bisogno urgente di 350 infermieri professionali ma non se ne trovano, i concorsi vanno quasi deserti. All'Astanteria Martini, inol- tre, come in altri ospedali cittadini, non c'è neppure un agente che sorvegli di notte. E' dall'agosto del '77 che in largo Gottardo si aspetta invano che decolli il dipartimento d'emergenza (sul grande ospedale gravita una popolazione di 350 mila abitanti). Basterà la morte di Salvatore per richiamare, chi deve e può, a stringere i tempi? Guido J. Paglia

Persone citate: Di Salvatore Pagano, Salvatore Pagano

Luoghi citati: Catania, Rivara, Sicilia, Torino