Gli Stati Uniti ordinano agli americani di sgombrare 11 Paesi di fede islamica di Ennio Caretto

Gli Stati Uniti ordinano agli americani di sgombrare 11 Paesi di fede islamica Il Dipartimento di Stato parla di «misura precauzionale» Gli Stati Uniti ordinano agli americani di sgombrare 11 Paesi di fede islamica Secondo il senatore Johnson, però, «Carter è deciso a colpire l'Iran dopo il rilascio degli ostaggi - Il deputato Hansen in missione personale a Teheran propone che Kissinger e Rockefeller prendano il posto dei prigionieri - Nuova operazione per lo Scià - Sabato il dibattito all'Onu con il ministro Bani Sadr DAL NOSTRO CORRISPONDENTE . NEW YORK — Gli Stati Uniti hanno incominciato lo sgombero del -personale non indispensabile» delle loro rappresentanze diplomatiche.' dei familiari e di tutti gli altri cittadini americani, da 11 Paesi islamici. Lo ha annunciato a Washington il Dipartimento di Stato, mentre a New York il Consiglio di Sicurezza dell'Ohu si riuniva per un aspro dibattito sulla crisi iraniana, e, secondo notizie giunte da Teheran, l'ayatollah Khomeini ordinava la mobilitazione generale e la chiusura dello spazio aereo sulla città santa di Qom. l'invio di para in assetto da guerra in località segrete, l'inizio di manovre navali difensive nel Golfo Persico, e il richiamo alle armi di molti exuffiiciali delle forze armate dello Scià. Dando la notizia, il Dipartimento di Stato ha cercato di sdrammatizzarla. «Non si tratta di uno sgombero nel vero senso della parola — ha detto il portavoce Hodding Carter — ma di un ritiro volontario e temporaneo dei nostri rappresentanti, uomini d'affari, eccetera, da alcune aeree del Medio Oriente e dell'Asia Centrale. E' una misura precauzionale contro i rischi che i cittadini americani possono correre dopo gli eventi dell'Iran e del Pakistan». Il senatore Bennett Johnson, che era stato ricevuto dal presidente Carter alla Casa Bianca insieme con un folto gruppo di colleghi, ne ha però data un'interpretazione diversa. 'Il presidente è deciso a colpire l'Iran dopo il rilascio degli ostaggi — ha detto — Ha un'intera gamma di opzioni che non comportano necessariamente un intervento militare. Antepone l'onore degli Stati Uniti a qualsiasi altra cosa». Due sono i motivi che hanno spinto il Dipartimento di Stato a consigliare l'evacuazione di migliaia di persone: l'arrivo della squadra navale capeggiata dalla portaerei Kitty Hawk nel Mar Arabico, in appoggio a quella capeggiata dalla portaerei Midway e a quella che incrocia nel Golfo Persico, e il fanatismo religioso della folla in Iran per le feste di Tasua e Ashura, domani e dopodomani. Gli 11 Paesi coinvolti sono lo Yemen, ii Qatar, la Siria, il Libano, l'Iraq, il Bangladesh, il Kuwait, gli Emirati, Bahrein, Oman e Libia. Dall'inizio dell'anno, gli americani hanno già sgomberato l'Afghanistan, l'Iran e il Pakistan. 'Il personale non indispensabile» delle rappresentanze diplomatiche e tutti gli altri si fer¬ meranno in Europa «in attesa di sviluppi». Lo sgombero americano dai Medio Oriente e dell'Asia Centrale e la mobilitazione a Teheran indicano che al 25" giorno la crisi ha raggiunto il punto più pericoloso. In risposta all'aggancio» tra la Kitty Hawk e la Midway. oltre alla mobilitazione generale, l'Iran ha ordinato che l'ambasciata Usa a Teheran venga minata. Basterebbe un incidente a scatenare un conflitto armato. Nel tentativo di alleviare la tensione, il portavoce del Pentagono Thomas Ross, che mantiene segreti i movimenti della flotta, ha annunciato che essa «non è in stato di allarme e non lo sarà per qualche tempo». Ross ha rivelato che l'Unione Sovietica ha accentuato la sua presenza militare nell'Oceano Indiano. Abbiamo individuato una quindicina di navi tra cui una portaerei, ma non abbiamo riscontrato nulla d'insolito nello schieramento». Salvo gravi sviluppi, sem¬ bra • intenzione degli Stati Uniti attendere la fine delle festività in Iran, e forse anche il referendum costituzionale di domenica, prima di prendere decisioni. Ma il senatore Johnson, un democratico della Louisiana, non dubita che Carter mediti una violenta rappresaglia. «Il presidente nutre la massima preoccupazione per la salvezza degli ostaggi—ha detto—però non farà concessioni di principio per ottenerle». Secondo il senatore, per Carter «é più importante l'onore nazionale della vita dei prigionieri». Il portavoce della Casa Bianca Jody Powell ha voluto placare i timori causati da queste dichiarazioni con una precisazione: 'Il presidente — ha detto—non ha parlato di rappresaglie coi senatori, ma non cederà a ricatti, ed è chiaro che vi saranno conseguenze negative sui nostri rapporti con l'Iran». Convocando il Consiglio di Sicurezza con un'iniziativa che nessun Segretario gene¬ rale dell'Onu assumeva dal 1961. Waldheim ha tentato di sfruttare la pausa che rimane a disposizione e che potrebbe essere l'ultima per ottenere un compromesso tra Washington e Teheran. Waldheim sperava di far incontrare al Palazzo di Vetro il segretario di Stato americano Vance e il ministro degli Esteri iraniano Bani Sadr. Il Consiglio rivoluzionario islamico avrebbe impedito però a quest'ultimo di partire per New York, e Khomeini, in uno dei suoi duri discorsi, ha affermato che non accetterà le conclusioni del Consiglio di Sicurezza. Waldheim ha offerto di formare una commissione inquirente di giuristi internazionali sull'ex Scià, ma l'ayatollah ha risposto che Rezi Pahlavi può essere sottoposto a inchiesta solo nel suo Paese. Quanto ai prigionieri, ha ribadito che saranno processati per spionaggio. Il compromesso al Consiglio di Sicurezza è maturato in una riunione a porte chiuse prima della convocazione formale nel tardo pomeriggio. L'incaricato d'affari iraniano Shemirani ha chiesto in una lettera il rinvio a sabato «a causa della delicatezza del partito e per rispetto alle festività religiose», garantendo la presenza di Bani Sadr. Sembra che abbia esercitato pressioni sugli Stati Uniti, affinché cedessero su questo punto, la Francia: in precedenza, l'Urss e alcuni Paesi non allineati come 11 Bangladesh, il Gabon, la Giamaica, il Kuwait, la Nigeria e lo Zambia si erano dimostrati contrari a un pubblico attacco all'Iran del delegato americano. Palacios, che ha presieduto alla riunione con energia, ha ammonito che il Consiglio di Sicurezza «seguirà attentamente» gli eventi. Shemirani ha definito il compromesso «un segno molto positivo». Anche Waldheim, l'unico cheha parlato alla convocazione ufficiale, è apparso sollevato A Washington si ritiene improbabile, a questo punto, che anche la partenza dell'ex Scià da New York offra una via d'uscita. Reza Pahlavi ha subito ieri un intervento non chirurgico per la rimozione di un ultimo calcolo dal condotto biliare. Il medico canadese Joachim Burhenne ha dichiarato che l'operazione è riuscita perfettamente, ma che il paziente dovrà restare sotto osservazione per alcuni giorni. Vi è infatti il rischio che siano rimasti nel condotto alcuni frammenti e che scoppi un'infezione. Il mese scorso, proprio un'infezione aveva turbato il primo intervento subito dall'ex monarca. Ieri, la Washington Post aveva sento che lo Scià sarebbe partito per il Messico «entro uno o due giorni». Intorno a Reza Pahlavi sono scoppiate feroci polemiche, che minacciano di dividere democratici e repubblicani. A Teheran, il deputato repubblicano Hansen, l'unico americano ammesso finora nell'ambasciata per un colloquio con gli ostaggi, ha da un lato attribuito all'ex segretario di Stato Kissinger e al banchiere Rockefeller la responsabilità della crisi, per avere insistito che gli Stati Uniti accogliessero l'ex Scià, dall'altro ha accusato la Casa Bianca e il Dipartimento di Stato, che hanno sconfessato la sua missione personale, di seguire gli interessi del partito democratico. In un'intervista alla rete televisiva Abc, Hansen ha proposto che Rockefeller e Kissinger prendano il posto dei prigionieri, e ha detto che, come egli è riuscito a stabilire un dialogo col regime dell'ayatollah, cosi potrebbe stabilirlo Carter. Ennio Caretto