Il «jet» per la fusione nucleare controllata nasce nei luoghi della battaglia d'Inghilterra
Il «jet» per la fusione nucleare controllata nasce nei luoghi della battaglia d'Inghilterra Visita al più ambizioso progetto di ricerca europeo. P«Anello comune» Il «jet» per la fusione nucleare controllata nasce nei luoghi della battaglia d'Inghilterra ABINGDON (Oxfordshire) — Per ora è soltanto una grande buca nel terreno, all'incrocio fra le due piste di un ex aeroporto famoso durante la «battaglia d'Inghilterra», ma fra tre anni vi comincerà a funzionare il più ambizioso strumento di ricerca europeo, la macchina «Jet» per la fusione nucleare. «Jet» viene dalle parole inglesi «joint europe an torus» (anello comune europeo): grande condotto metallico circolare, all'interno del quale un potente campo magnetico comprimerà un gas ionizzato, il «plasma», per studiare come sarà possibile sfruttare l'energia imprigionata negli atomi dell'idrogeno. E' il procedimento della «fusione nucleare controllata»: due atomi di idrogeno (sotto forma degli isotopi deuterio e tritio) si fondono Insieme, liberando una grande quantità di energia. Per ogni grammo di combustibile si li¬ bera la stessa energia che si ottiene dalla combustione di oltre diecimila litri di benzina. Però, se dal punto di vista teorico è possibile questo sfruttamento, ci sono enormi ostacoli pratici da superare prima di avere un vero reattore da fusione. Ad esemplo il «plasma» (cioè la miscela di deuterio e tritio) deve essere portato, per l'avvio della reazione, a una temperatura di cento milioni di gradiniamo ancora molto lontani dalla realizzazione di un vero reattore per la fusione — ha dichiarato a un gruppo di giornalisti scientifici europei 11 prof. Donato Palumbo, capo di questo programma nella Cee—ma il Jet è un passo importante su questa strada. Non si può dire che la fusione sarà una bellissima fonte di energia, migliore delle altre, perché ancora non esiste praticamente, ma ci sono indicazioni che, se avremo successo, la fusione diventerà una fonte di energia molto importante, specie per l'Europa». Della fusione nucleare la Comunità europea, tramite l'Euratom, ha cominciato a occuparsi fin dalla sua nascita, nel 1957. Sul «Jet» si lavora dal 1971: dopo una serie di polemiche, vinse nel 1977 la candidatura inglese per la localizzazione dell'impianto, battendo quella del centro comunitario di Ispra, in Italia. Il «Jet» sta perciò sorgendo nell'ex aeroporto militare di Culti am, non lontano da Oxford, a una novantina di chilometri da Londra, nello stesso terreno dove funziona il centro di ricerche omonimo dell'ente nucleare britannico. I lavori sono cominciati nella primavera scorsa e ormai si stanno completando le fondamenta dell'edificio principale, lungo 80 metri e largo 60. Nella confusione dei grandi mezzi del cantiere è difficile rendersi conto di come sarà l'impianto, una volta ultimato con gli edifici accessori. Ma in una saletta del laboratorio inglese il direttore del «Jet» Hans Otto Wunster, con il suo vice Paul H. Rebut, oltre naturalmente a Palumbo. fanno il punto sulla situazione. La macchina completa costerà, nei cinque anni necessari alla sua costruzione, 184,2 milioni di unità di conto (muc), cioè circa 185 miliardi di lire, ai prezzi del 1977. Vi lavoreranno 320 persone, metà delle quali provenienti dal Paesi della Comunità e da Svizzera e Svezia (associate a pieno diritto al programma). Le spese per questa macchina però rappresentano soltanto il 22 per cento di tutti 1 fondi che, nell'attuale plano quinquennale, la Comunità europea ha destinato alle ricerche sulla fusione, che vengono portate avanti anche da altri 20 laboratori europei (per l'Italia dal Cnen a Frascati e dal Cnr a Milano e Padova).
Persone citate: Donato Palumbo, Paul H. Rebut
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