Assegnati mille miliardi per la salute in Piemonte

Assegnati mille miliardi per la salute in Piemonte Assegnati mille miliardi per la salute in Piemonte Dal Piano sanitario nazionale - Il servizio sarà razionalizzato anche se si continuerà a chiamare il solito medico e a versare i soliti contributi Il Piemonte dovrebbe spendere nel 1980, cioè l'anno d'inizio della riforma, 1101 miliardi e 400 milioni per la salute dei 4 milioni e mezzo di abitanti. E' la previsione fatta dal Piano sanitario che assegna globalmente al Fondo Nazionale 14.877 miliardi e 700 milioni sempre per il 1980. Per i due anni successivi (il Piano è triennale) la previsione di spesa sanitaria globale è: 14.999 miliardi nel 1981 e 15.113 nell'82. Per il Piemonte rispettivamente 1117,2 e 1132,."). In questo quadro la spesa per i farmaci è rappresentata, l'anno prossimo e per la nostra Regione, da 193 miliardi e 332 milioni e quella per profi-( lassi e vigilanza igienica da 54 miliardi e 180 milioni. Ancora: la spesa ospedaliera sarà di 666 miliardi e mezzo, quella per specialità extraospedaliere (ambulatorio, convenzionamenti ecc.) 50 miliardi e mezzo. Nel 1977 la spesa ospedaliera, in Piemonte, era stata di 439 miliardi e 847 milioni. quella per l'assistenza specialistica extraospedaliera, di 40 e mezzo. Per i farmaci si spesero 106 miliardi. Chi fruirà del servizio sanitario? Tutti i cittadini indistintamente, sia quelli che hanno oggi la mutua, sia quelli che non ce l'hanno. I primi continueranno a pagare i contributi che saranno raccolti dall'Inps e non più dalle rispettive mutue le quali, dal 1" gennaio, dovrebbero essere disciolte. Gli altri pagheranno invece una specie di tassa. Secondo la rilevazione fatta dal ministero della Sanità, nel 1977 il Piemonte aveva 4 milioni 522 mila 122 abitanti assicurati alle varie mutue di cui 2 milioni 798 mila 959 all'Inam. 256 mila 678 alla mutua commercianti, 374 mila 558 alla mutua artigiani, 436 mila 127 alla Coldiretti. 655 mila 127 ad altre. Nel 1980, secondo le proiezioni fatte dallo stesso ministero, su una popolazione globale prevista in 4 milioni 527 mila 616 abitanti, gli «assicurati» perché lavoratori, familiari, pensionati, saranno 4 milioni 508 mila 103. La differenza è esigua: 19.513 persone che dovrebbero, quindi, pagare in proprio. Una cosa non dice però il Piano nazionale: che cosa capita agli studenti che hanno superato i 21 anni, non sono più a carico dei genitori ma non hanno un lavoro. Queste, a grandi linee, sono le indicazioni di spesa del piano sanitario nazionale che, come è noto, è appena stato approvato dal Consiglio dei ministri. Ben difficilmente però otterrà dal Parlamento l'approvazione in tempo per diventare operativo al 1" gennaio. Cosi pure il decreto per il personale è ancora in alto mare. Entro il mese la Regione deve dare il suo parere, ma poi si perderà nel grande mare della burocrazia romana. Significa che la riforma non scatterà? No, dicono il ministro Altissimo e il sottosegretario Orsini: scatterà -anche se con strutture transitorie e situazioni di emergenza in molte regioni d'Italia-. Scatterà quindi anche in Piemonte, sia pure con gradualità. Ciò significa che, per il cittadino, non cambierà nulla. Continuerà ad andare nel solito ambulatorio o a chiamare il solito medico, i ricoveri ospedalieri avverranno con lo stesso metodo e via dicendo. Comincerà però la ristrutturazione dei servizi e a questi si riferisce la bozza di piano triennale che l'assessore Enrietti ha preparato. Il «potenziamento dei servisi di base», la «creetsione dei servisi d'igiene in ognuna delle 76 Unità locali», il «potenzia mento, ridistribuzione e organizzazione delle attività di poliambulatorio e servizi diagnostici" sono alcuni obiettivi cui dovrà accompagnarsi la riduzione dei posti negli ospedali. Secondo calcoli della Regione, il Piemonte ha 5 mila posti letto in più del necessario. Pare un controsenso: per farsi ricoverare occorrono lunghe prenotazioni, talvolta gli ospedali «scoppiano», con ricoverati anche nei bagni, eppure risulta che ci sono troppi letti. Il fatto è che ci sono ospedali che quasi non funzionano e altri superaffollati. Razionalizzare questo settore sarà molto difficile, ma è necessario. Contemporaneamente è necessario ridurre il periodo delle degenze. Con un solo sistema: ridurre 1 tempi morti per le varie analisi, demandandole alle strutture periferiche delle Unità sanitarie. Non c'è da meravigliarsi se la riforma sarà lenta: l'essenziale è che il servizio migliori. d. garb.

Persone citate: Enrietti, Inam, Orsini

Luoghi citati: Italia, Piemonte