Tre tecnici delle ferrovie a giudizio: omicidio colposo
Tre tecnici delle ferrovie a giudizio: omicidio colposo Infortunio mortale a Porta Nuova nell'agosto '77 Tre tecnici delle ferrovie a giudizio: omicidio colposo Un operaio di 24 anni folgorato mentre puliva i vetri di una cabina elettrica - Le linee dell'alta tensione non erano «isolate» Sarebbe bastato un po' di buon senso, qualche accorgimento in più ed il lavoratorestudente Salvatore Arcuri, 24 anni, non sarebbe morto. Solito discorso che vale per centinaia e centinaia di infortuni sul lavoro, perché il giovane Arcuri rimase vittima di un infortunio e non di un disgraziato accidente com'era parso sul momento. Per quell'omicidio colposo saranno chiamati a giudizio alcuni tecnici delle Ferrovie dello Stato e precisamente Antonio Leserri, 31 anni, ispettore dell'ufficio impianti; Eugenio Ripepi, 58 anni, capotecnico, ed il collega Giuseppe Marchese, 29 anni. Cosi ha deciso il giudice istruttore Franco Giordana con ordinanza depositata ieri in cancelleria. Questo il fatto. Verso le 10,30 del 23 agosto 1977 l'operalo specializzato Salvatore Arcuri che sta pulendo le intelaiature delle vetrate della cabina elettrica «Bramante», nei pressi di Porta Nuova (saltate un mese prima in seguito ad attentato terroristlco), cade dalla scala su cui è poggiato, picchia la testa contro un quadro-comandi e muore. Si pensa ad una commozione cerebrale e la caduta improvvisa è addebitata ad un malore. La vittima è un giovane di Vii' la S. Giovanni (Reggio Calabria) che da quattro anni vive solo a Torino. Lavora alle dipendenze delle Ferrovie dello Stato, di notte studia (gli mancavano sei' mesi per diplomarsi). Quel giorno si è offerto volontario per riparare i danni dell'esplosione Salito su una scala a pioli sta togliendo con un raschietto i resti di mastice dalle intelaiature di una finestra. La perizia necroscopica eseguita dal prof. Baima Bollone rileva un particolare che modifica radicalmente la dinamica dell'incidente: il medico legale rinviene infatti, all'altezza di un gomito, delle «marchiature» dovute a folgorazione. Il giudice sulla base dell'indicazione incarica un altro tecnico di compiere un sopralluogo accurato nella cabina dove lavorava l'Arcurl. Viene fuori che le linee dell'alta tensione vicino alle quali la vittima lavorava non erano isolate «a terra» e che nessuno aveva provveduto ad installare preventivi ripari per garantire l'incolumità dell'operaio. Da qui l'estensione di colpa ai tecnici delle FF.SS. ora rinviati a giudizio.
Persone citate: Antonio Leserri, Arcuri, Baima Bollone, Eugenio Ripepi, Franco Giordana, Giuseppe Marchese, Salvatore Arcuri
Luoghi citati: Reggio Calabria, Torino
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