Washington: «La tragedia non si è ancora conclusa» di Ennio Caretto

Washington: «La tragedia non si è ancora conclusa» Le reazioni all'iniziativa iraniana di liberare le donne e i negri ostaggi Washington: «La tragedia non si è ancora conclusa» I prigionieri rilasciati tornerebbero negli Usa con un aereo «di un Paese amico» - «È stata una decisione unilaterale dell'ayatollah» DAL NOSTRO CORRISPONDENTE NEW YORK — A commento della decisione dell'ayatollah di liberare «i negri e le donne», la Casa Bianca ha ieri espresso la propria gratitudine per il fatto che «il dramma di alcuni ostaggi possa presto finire», ma ha chiesto '«con energia» la liberazione di tutti gli altri. Al termine di luna riunione d'emergenza del Consiglio di Sicurezza nazionale convocata dal presidente Carter all'alba, il portavoce Powell ha letto un breve comunicato nel quale si dice che per lu maggioranza dei prigionieri dell'ambasciata americana a Teheran «la tragedia non è ancora conclusa». «Continuiamo 1 nostri sforzi per 11 loro rilascio — ha detto Poivell — con appoggi pubblici e privati in tutto il mondo». Il portavoce ha precisato che è già pronto «un piano per riportare immediatamente negli Stati Uniti gli ostaggi a mano a mano che essi verranno liberati». A Wàshington'la schiarita è giudicata «importante ma non definitiva», anche perché ad essa si contrappone una svolta inquietante: quella del rifiuto dell'Iran di accettare dollari in pagamento del proprio greggio. Il Dipartimento di Stato ha confermato che Bani Saar, il quale oltre che ministro degli Esteri è anche ministro delle Finanze iraniano, ha già emesso l'ordine relativo. L'altro ieri, il ministro del Petrolio, Akbar Monfar, aveva contraddetto questo annuncio, insistendo che i dollari «erano benvenuti». Bani Sadr ha ribadito la sua decisione di sosituirli con un 'paniere, di monete forti. La Tesoreria americana sta ancora studiando le possibili. conseguenze sul sistema monetario internazionale, che potrebbero diventare gravi se l'esempio iraniano fosse seguito da altri Paesi petroliferi. Il Dipartimento di Stato ha smentito che il rilascio del primo gruppo di prigionieri sia stato ottenuto dietro pesanti concessioni all'Iran. «E' stata una decisione unilaterale delVayatollah — ha dichiarato il portavoce Hodding Carter —; noi restiamo fedeli ai nostri principi». Hodding Carter ha aggiunto di non conoscere l'identità degli ostaggi che potrebbero essere liberati, ma che dovrebbe trattarsi di una decina di persone. Il rimpatrio, ha detto, avverrebbe «tramite un aereo di linea di una nazione amica», anche se formalmente essi saranno espulsi da Teheran. Il portavoce ha negato che tra i diplomatici e il personale dell'ambasciata si nascondano delle spie. «Non vorremmo che quest'accusa facesse sorgere ostacoli all'ultimo momento» ha commentato. L'ansia con cui la Casa Bianca e il Dipartimento di Stato attendono ulteriori informazioni da Teheran è sottolineata dalla permanenza di Carter a Washington. Il presidente ha rinunciato a un viaggio elettorale in Florida e alla Festa del ringraziamento in Georgia per discutere i possibili sviluppi della vicenda. Gli Stati Uniti incominciano a sperare che un compromesso sia possibile. Un memorandum segreto, il dossier delle telefonate e della corrispondenza tra il Dipartimento di Stato e l'Onu, ne indica le grandi linee: 1) rilascio di tutti i prigionieri dell'ambasciata a Teheran; 2) dibattito alle Nazioni Unite sui presunti crimini americani nell'Iran; 3) formazione di una Commissione internazionale d'inchiesta sull'ex Scià. Nessuno tuttavia abbandona la diffidente cautela delle ultime due settimane. Sia la Casa Bianca sia il Dipartimento di Stato ribadiscono in particolare che non estraderanno Resa Pahlavi in Iran. Il compromesso su questo punto potrebbe essere la, sua espulsione dagli Stati Uniti, ossia il suo ritorno in Messico: il presidente messicano Lopez Portillo ha già comunicato di essere pronto a ospitarlo a Cuernavaca come fece lo scorso aprile. Il Dipar¬ timento di Stato sembra fiducioso che, con l'aumentare delle pressioni internazionali, /'ayatollah ceda, nonostante le proteste degli studenti che occupano l'ambasciata. Si ipotizza un compromesso anche sul congelamento dei depositi bancari iraniani in America, previa compensazione per la perdita degli investimenti americani in Iran. Su questo punto, non è escluso nei prossimi giorni un incontro tra il segretario di Stato Vance e Bani Sadr. Questo incontro è ritenuto indispensabile per impedire che la crisi tra l'Iran e gli Stati Uniti si trasformi in una crisi economica internazionale. In previsione del calo della produzione del petrolio, dell'aumento dei prezzi del greggio e delle scosse al dollaro, il presidente Carter ha ordinato ai governatori di tutti gli Stati dell'Unione di preparare un piano di emergenza per la conservazione dell'energia. La California ha già introdotto nuovamente il razionamento della benzina a targhe alternate. Nell'opinione pubblica, la schiarita a Teheran non compensa comunque i rischi che sempre rimangono. Violente dimostrazioni contro il regime dell'ayatollah continuano a svolgersi dovunque (due ieri anche davanti all'Onu). All'aeroporto di Baltimora, otto giovani iraniani sono stati arrestati con le valigie cariche di armi. Erano diretti a New York, e avevano con sé le piante di alcune ambasciate straniere presso l'Onu, presumibilmente obiettivi di un attentato. Ennio Caretto $ 0 1 Teheran. Donne iraniane con il caratteristico chador manifestano davanti all'ambasciata Usa

Persone citate: Akbar Monfar, Bani Saar, Bani Sadr, Lopez, Pahlavi, Portillo, Powell