«Volevamo colpire l'auto dei carabinieri C'è stato solo un piccolo errore tecnico»

«Volevamo colpire l'auto dei carabinieri C'è stato solo un piccolo errore tecnico» Telefonata delle Br rivendica l'attentato di giovedì sera alla caserma Lamarmora «Volevamo colpire l'auto dei carabinieri C'è stato solo un piccolo errore tecnico» L'ordigno, di eccezionale potenza, ha sorvolato la macchina blindata ed è esploso contro un pannello - Nell'edificio, presidiato notte e giorno, sarà celebrato, il 28 novembre, l'appello contro Curdo e compagni «Un nucleo armato delle Brigate rosse ha attaccato giovedì sera alle 21,30 con logica di annientamento, mi raccomando scriva bene queste parole, logica di annientamento, il mezzo blindato dei carabinieri. C'è stato solo uno sbaglio tecnico, un piccolo errore di due metri. Ha segnato tutto, è tutto okay?». Cosi ieri alle 7,45 con una telefonata al centralinista de «La Stampa» una voce maschile leggermente concitata ha rivendicato alle Br l'attentato all'ex caserma Lamarmora di corso Ferrucci. Attentato che ha seminato il panico nel quartiere e tra i militari che presidiano l'edificio in cui sono stati giudicati Curdo e compagni e dove, il 28 novembre, sarà celebrato contro gli stessi terroristi il processo d'appello. Ma oltre al panico, l'azione ha procurato pure grande stupore e molta preoccupazione. Il commando non è ricorso ai consueti sistemi (raffiche di mitra, colpi di pistola, lancio di molotov) ma ha inaugurato una strategia nuova per l'Italia. Ha sparato una granata capace di perforare la corazza blindata di un carro armato, in grado di sbriciolare addirittura un muro di calcestruzzo spesso 60 centimetri. E l'ha sparata da una distanza che può variare dagli 80 ai 200, 250 metri. «Una tecnica inedita — commentano gli inquirenti —. / terroristi hanno dimostrato di possedere armi non comuni, di poter colpire senza esporsi troppo». Le indagini su come è stato compiuto l'attentato non ha prodotto finora certezze, gli esperti non sono riusciti a stabi lire il punto dal quale è stata esplosa la granata, e se è stata «lanciata» con un fucile a trom boncino o con un'altra arma. Unico dato quasi sicuro, la granata è una "Energa" — dice un investigatore —. Non esiste in commercio, ce l'ha solo l'esercito». I terroristi possono averla sparata da una «128» rossa targata «TO LO» che qualcuno ha visto ferma sul controviale di corso Ferrucci, oltre l'angolo con vìa Moretta, ad una cinquantina di metri dall'ex caserma, pochi secondi prima che un boato lacerasse la quiete. Secondo un teste, dalla «128» si sarebbe levata una fiammata. «E subito dopo attorno alla Lamarmora è successo tutto quel trambusto: ululare di sirene, ronde di agenti armati — racconterà il testimone —. Afa la "128" non c'erapiù». Dal sopralluogo fatto ieri però è emersa un'altra ipotesi. La granata potrebbe essere stata «lanciata» dal giardinetto di un palazzo antistante l'ex caserma. La vernice della cancellata del giardinetto e erosa tra due sbarre, per terra è stato raccolto pulviscolo. «Potrebbe essere di poi vere da sparo — osserva un ufficiale dei carabinieri —. Le abrasioni della vernice potrebbero essere state prodotte dalla can na del fucile». I tecnici hanno simulato 11 lancio di una «Energa» proprio appoggiando alla cancellata un fucile a tromboncino. «Facendo fuoco di qui, tenendo l'arma un po'inclinata verso l'alto l'angolo di tiro risulta pressoclié analogo a quello disegnato dalla granata. Il proiettile finirebbe esatta mente contro il cartellone pub blicitario che sovrasta l'angolo della Lamarmora all'incrocio di corso Ferrucci con via Bixio. La '128" in questo caso non dovrebbe aver nulla a che vedere con l'attentato». Non è però da escludere che il commando abbia sparato la granata da molto più distante. Addirittura da oltre 200 metri. Se cosi fosse non avrebbero usato un fucile a tromboncino ma un congegno differente». Potrebbe trattarsi di un fucile modificato appositamente o di un aggeggio più sofisticato. Il custode dell'ex caserma. Luigi Battaglia, ha detto agli inquirenti: «Ho sentito uno scoppio, ma come se fosse parecchio lontano e poi immediatamente dopo una detonazione terribile qui vicino». Parole che avallerebbero l'ipotesi che l'«£neroa» abbia compiuto un lungo volo parabolico. Secondo lo «speaker» delle Brigate rosse il bersaglio era il furgone blindato che presidia la Lamarmora. Il camioncino al momento della deflagrazione era fermo sul controviale del corso. A bordo tre militari. La granata è finita circa quattro metri sopra il furgone, ha distrutto la sezione superiore di un pannello pubblicitario. Poteva la granata provocare la morte del tre uomini sul furgone? Poiché l'«energa» sviluppa per pochi decimi di secondo temperature dell'ordine dei 15-20 mila gradi, oltre a perforare come burro la corazza dell'automezzo, avrebbe sicuramente ucciso gli occupanti. A quelle temperature 1 tessuti vaporizzano, c. giac.

Persone citate: Lamarmora

Luoghi citati: Italia