Tu che ne dici di Amendola?

Tu che ne dici di Amendola? Interroghiamo la «base» del pei nelle sezioni Tu che ne dici di Amendola? La reazione dei militanti comunisti al «saggio» del prestigioso leader - «Vi sbagliate se pensate a un partito spaccato» - «Non è vero che a Torino siamo rimasti fuori dalla fabbrica» - «E1 anziano, è da isolare, non sa quello che dice» - «Non vogliamo le correnti» Via Passo Buole 173, 25" sezlo-1 ne pel, 2085 iscritti su una popolazione di SO mila abitanti, a ridosso di Mirafiorl. La stragrande maggioranza dei tesserati sono operai, 77 gli impiegati. Alle pareti dei due locali angusti, le immagini di Marx e Lenin. Il tesseramento per l'80 procede «non male», dice il funzionario Valerlo Soldanl. «Siamo già ad oltre il 50 per cento degli iscritti rispetto al 79*. . , | Qual è stata la reazione dei .militanti, della «base» all'articolo di Giorgio Amendola? Come hanno digerito le critiche del lleader comunista? Si sentono sul banco degli imputati? E' ve ro che la linea Berlinguer-Lama ha aperto vistose crepe nella strategia indicata per ridurre l'Inflazione, combattere il terrò .rismo, dare respiro al Sud? che gli operai comunisti torinesi si «sono fermati ai cancelli delle fabbriche*? Antonio Gialla™. 30 anni, operaio alla Fiat Carrozzeria, fa una premessa. «Se siete venuti qui con l'idea di trovare un partito traumatizzato, spaccato fra amendoìiani e antiamendollani, vi sbagliate di grosso. Diciamo che gli interventi di Amendola su "Rinascita" e al Comitato centrale hanno suscitato un enorme interesse non soltanto fra i compagni impegnati e "attrezzati" politicamente. Al bar inaiti amici e compagni, comunisti e no, mi hanno chiesto se era possibile avere il testo degli interventi di Amendola. Abbiamo deciso di ciclostilarli e inviarli a tutti gli iscritti. Io dico che Amendola ha fatto bene a dire le cose che lia detto e in modo chiaro. Iproblemi da lui posti sono teali ma io come altri dò interpretazioni diverse agli stessi Ad esempio? «Abbiamo avuto ritardi nel capire le origini del terrorismo — ammette un altro, Soldani —. Prima abbiamo pensato che i terroristi fossero fascisti, poi compagni che sbagliavano. Ma è anche vero che la classe operaia torinese, il pei, sono stati in prima fila ai funerali delle varie vittime delle Bierre, ci siamo mobilitati noi per combattere questi pseudo rivoluzionari tanfo che ci considerano nemici pubblici*. «Ma distinguiamo tra terrorismo e forme di lotta in fabbrica. Amendola ha ragione quando sostiene che il sindacato non ha denunciato subito alcuni episodi di violenza in fabbrica. Va detto però che certe forme di lotta in fabbrica sono sacrosante e rimangono tali*. Un altro: «Non sono d'accordo .con Amendola quando sostiene .che i comunisti torinesi sono rimasti fuori dalla fabbrica. Se nella classe operarla è presente una forte spinta salariale, è anche vero che abbiamo posto noi da anni l'impegno prioritario per sviluppare il Sud, per l'occupazione, per stabilire che cosa produrre, dove, come e con quali mezzi. «L'inflazione? E' riduttivo pensare che se oggi marcia al ritmo del 15-20 per cento la colpa sia degli operai che chiedono 20 mila lire d'aumento. E l commercianti e gli industriali che aumentano i prezzi? Non si possono scaricare sulla classe operaia le contraddizioni e le responsabilità del governo*. «Certo — obietta un altro ancora — la linea dell'Eur indicata da Lama non è avanzata in modo parallelo in tutto il Paese, a Torino ha incontrato difficoltà, 'si è proceduto con un tacito disaccordo. Sbagliano comunque quei commentatori che associano l'intervento di Amendola con le tesi lamalfiane o dei liberaldemocratici. Non dimentichiamo che per Amendola la classe operaia rimane il cardine per far avanzare la democrazia e lo sviluppo economico nel paese*. L'ultimo conclude: «A dire il vero molte delle cose dette nell'articolo di Amendola fanno parte dei temi dibattuti dai comunisti torinesi negli ultimi tempi. Nel Circolo «Garibaldi» di via Foa. tra una smazzata e l'altra di scopone, anche la vecchia base operala torinese del pei non si fa pregare per un commento sull'ormai famoso intervento di Amendola. Secondo Garelli, tesserato dal '45 ed ex «partigia» con le formazioni garibaldine nell'Astigiano, ha idee piuttosto chiare: «Amendola è da isolare. E'anziano, non sa più quello che dice: il pei ha bisogno di andare avanti, non di divisioni e spaccature. Perché lui se la prende col sindacato? Il sindacato non è il governo, è merito suo se noi oggi stiamo meglio». Oiovannl Brlvlo, classe '99 e tesserato pei dal '21, Incarcerato dai fascisti dal '43 fino alla Liberazione, attende da 12 anni la ricostituzione della pensione. Una premessa illuminante. «Quando uno Stato funziona così come si fa a cercare le colpe degli operai? Amendola faceva meglio a star zitto, specie con Lama, che agisce come può. Guardiamo l'Olivetti: è evidente che con le tecnologie diminuisce la necessità di manodopera, ma 4500 lavoratori dove li mandano? Bisognava pianificare prima, non affamare le famiglie per salvare le aziende in crisi dopo quarantanni di malgoverno, di scandali e di evasioni fiscali. La violenza in fabbrica? In buona parte l'itanno creata i padroni, ma è certamente da condannare: però, quando prendono uno che fa violenza, devono buttarlo fuori subito, non aspettare di averne 60». Termina con una battuta: «Si ricordi le tre parole di Gramsci; istruitevi, istruitevi, e poi istruitevi ancora. Quando gli operai capiranno questo non ci sarà bisogno di rivoluzioni, né delle critiche di Amendola. Da parte sua lo Stato deve imparare che quando i figli portano la busta paga al padre e questi si ubriaca sempre, va a finire che i figli si stancano». Diverso il parere di Ugo Brunetti, tessera '45, sull'intervento di Amendola: «Ha detto quello che pensa, ed è un segno di democrazia interna. Lui non è il partito, quindi può intervenire quando vuole: logicamente, essendo un dirigente dal passato glorioso, fa più rumore. Il Paese cambia, ciò che andava bene ieri può non andare bene oggi: non' facciamo forse le riunioni di cellula e di sezione prima del congresso, per stabilire la Uvea del partito? A parte le critiche al sindacato (di cui persino Andreotti ha riconosciuto la coerenza) Amendola ha detto anche cose giuste. Non c'è Berlinguer contro Amendola però, noi non vogliamo le correnti come i de». Altri commenti, al Circolo Dravelli di Borgo San Pietro, a Moncalieri, testimoniano una parziale concordanza su alcuni temi sollevati dal leader comunista, ma ne criticano il metodo. Mario Bollito, tesserato dal '45, e Vito Tommasi, presidente Anpi del Lingotto, tesserato dal '42, riassumono il commento della maggioranza dei compagni: «£' vero, non tutti la pensiamo allo stesso modo, ma Amendola doj veva esprimere la sua critica in modo più riservato. I panni i sporchi si lavano in famiglia. Passi falsi ne abbiamo compiuti, ma lui dimentica che cosa ha fatto in tanti anni il partito in Piemonte. E' facile oggi fare questo affronto a Lama, senza considerare che opera in un Paese capitalista dove ogni mattina c'è una stangata per i lavoratori; che sono poi gli unici chiamati a sacrificarsi o a pagare le tasse*. Cambierà qualche cosa, dopo queste critiche? «Non certo la linea politica. Noi siamo con Berlinguer. Siamo il secondo partito d'Italia, e se non entriamo al governo faremo un'opposizione spietata: al governo saremmo disposti a far sacrifici perché potremmo farli fare a tutti; all'opposizione, invece, non abbiamo voce incupitolo,,. ', «La nostra disponibilità a salvare il Paese — ammonisce Tommasi — t'abbiamo dimostrata in passato, anche con il sacrificio di tante vite. Però se il momento è difficile, e richiede rinunce, deve esserlo per tutti. Noi due non siamo nati comunisti; comunisti ci hanno fatto diventare*. Guido J. Paglia Roberto Reale

Luoghi citati: Borgo San Pietro, Italia, Moncalieri, Piemonte, Torino