Superperizia per l'Hercules precipitato con 38 cadetti

Superperizia per l'Hercules precipitato con 38 cadetti La sciagura aerea nel marzo 1977 sul Monte Serra Superperizia per l'Hercules precipitato con 38 cadetti Sarà chiesta dai familiari delle vittime che si riuniscono oggi a Livorno - Le perizie d'ufficio hanno lasciato tutti insoddisfatti: vogliono che si indaghi per sapere la verità - Nella disgrazia morirono anche i cinque membri dell'equipaggio DAL NOSTRO CORRISPONDENTE r LIVORNO — «Vega 10», un Hercules C.130 della 46' Aerobrigata di Pisa, si levò In volo alle 15,06 del 3 marzo 1977 con cinque uomini di equipaggio, trentotto alitavi del primo corso dell'Accademia navale ed un ufficiale accompagnatore. Tre minuti e dieci secondi dopo avvenne la tragedia: l'aereo, che era decollato in condizioni di «visibilità perfetta» da S. Giusto, era andato a schiantarsi sulla dorsale di una valle, piena di nebbia, fuori dalla rotta prestabilita del Monte Serra. Su questa sciagura, a distanza di tre anni, si cerca ancora la verità. Una commissione d'inchiesta dello Stato Maggiore dell'Aeronautica militare attribuisce il disastro ad errore umano ed esclude .avarie tecniche ai gruppi motori propulsori ed in particolare ai comandi di volo». L'Indagine, aperta dal sostituto procuratore di Pisa, Carlo Maria Scipio, ed affidata, per la parte tecnica, al prof. Dino Din! dell'ateneo di quella città, non è ancora giunta a conclusioni. Il prof. Dino Dlni, il 30 novembre 1977 consegnò alla procura della Repubblica una relazione che la parte civile, rappresentante le 38 famiglie degli allievi dell'Accademia, giudicò «sibillina, e di difficile interpretazione al fini dell'Individuazione di eventuali responsabilità penali. Dini infatti, mentre affermava di non potere escludere, come causa dell'Incidente, un errore macroscopico di pilotaggio, faceva presenti difficoltà nello stabilire eventuali cause tecniche. Ed il 23 febbraio scorso lo stesso giudice Scipio invitava il docente universitario a compiere un supplemento di perizia e ad esprimerne, in forma concisa, le conclusioni, in base a tre precisi quesiti. Il magistrato domandava al 'perito: se è possibile precisare le cause del disastro; In caso negativo di Indicare con precisione le motivazioni che rendono impossibile la risposta al quesito; in caso positivo di specificare se le cause individuate abbiano agito con grado di possibilità, ovvero ancora di assoluta sicurezza, nel determinismo al disastro. Il prof. Dlni risponde a tali quesiti, ma ancora una volta con una serie di conclusioni che non soddisfano la parte civile, rappresentata dall'avvocato Piero Spadoni di Livorno e non appagano 11 perito di parte, il comandante del¬ l'Alitalia Sigfrido Matteuzzi. di Milano. L'interrogativo, difatti, che si pone la rappresentanza legale dei familiari delle vittime è se, con il tipo di conclusioni cui è pervenuto il perito nominato dall'autorità giudiziaria, non si vada senz'altro alla conclusione con un «non luogo a procedere». Insoddisfatti per questo stato di cose i familiari dei 38 cadetti morti nella sciagura chiedono tutta la verità sul volo del «Vega 10». sui presunti retroscena legati alla «storia» degli Hercules C.130 già al centro dello scandalo Lockheed. Dice l'avvocato di parte civile, Piero Spadoni: .E' una vicenda carica di problemi gravissimi. I congiunti delle vittime non chiedono alcun indennizzo allo Stato, vogliono che sia fatta luce su quanto avvenne in quei tre minuti di volo, vogliono sapere quali erano le reali condizioni delle parti meccaniche del velivolo, vogliono conoscere il "perché" sono morti i loro figli». Per questo i familiari delle vittime si riuniranno oggi a Livorno per intraprendere una nuova tappa del loro ormai triennale «calvario». Le decisioni di questo incontro con l'avv. Spadoni e con il perito di parte, comandante Matteuzzi, sono scontate: si chiederà che il magistrato nomini una supercommissione di periti che riprenda in mano il caso dagli inizi e che giunga a conclusioni soddisfacenti. Ancora Spadoni: .E' un caso, questo, irto di difficoltà. Siamo in un processo che può anche arrivare a colpire i vertici dello Stato, per i suoi numerosi ed inquietanti interrogativi. Era opportuna maggiore prudenza, maggiore diligenza da parte di chi preparò il volo del "Vega 10"? La sciagura si poteva evitare?». A questi interrogativi lo stesso legale di parte civile non vuole dare una risposta, che sarebbe evidentemente interessata. La legittimità delle richieste delle famiglie delle vittime è però affermata da tutta una serie di circostanze, accertate, circa le condizioni degli «Hercules C.130» al momento della tragedia, condi¬ zioni che sono state anche al centro di interrogazioni parlamentari. La parte civile chiede intanto di conoscere i contenuti della «scheda» dell'aereo nella quale dovrebbero essere trascritte le sue vicende, la sua storia, i viaggi, le riparazioni, ecc. Vuole anche conoscere, nel testo integrale, la relazione fatta sul disastro dallo Stato Maggiore dell'Aeronautica militare. Torna l'ipotesi di una copertura politica su quanto in realtà avvenne quel 3 marzo '77: in quei giorni divampava la polemica per lo scandalo Lockheed e da più parti ci si affannava a dire, allora, che quegli aerei (l'Aeronautica italiana ne acquistò 14) erano perfetti. Eppure, come ha sottolineato in numerosi interventi il deputato socialista Falco Accame nel dicembre dello scorso anno, gli Stati Uniti misero a terra l'intera loro flotta di oltre 700 «Hercules» in seguito ad un incidente, dovuto ai comandi di volo, avvenuto nel Kentucky. Omero Mai raccini

Luoghi citati: Kentucky, Livorno, Milano, Stati Uniti