Morto il giudice Gennaro Di Miscio l'ultima sua sentenza fu per Curcio

Morto il giudice Gennaro Di Miscio l'ultima sua sentenza fu per Curcio Era il presidente della prima Corte d'assise di Milano Morto il giudice Gennaro Di Miscio l'ultima sua sentenza fu per Curcio Durante il processo, conclusosi il primo aprile scorso, fu minacciato dai brigatisti - Subito dopo, chiese e ottenne riposo per malattia «per cause di servizio» - Colpito da emiparesi sette mesi e mezzo fa, è deceduto l'altra notte al Fatebenefratelli per emorragia cerebrale MILANO — «Lei, Di Miscio è già nel mirino, al centro del bersaglio...». E' il 2 marzo di quest'anno, la minaccia di Curcio risuona nell'aula della prima Corte d'assise, dove si sta celebrando il lungo processo a carico di gappisti e brigatisti. Un processo di quarantacinque giorni, non di rado ambiguo e reticente, con il mistero della morte di Feltrinelli che rimane tale, con la grande ombra inesplorata del ruolo dei servizi segreti nell'istruttoria Gap, con frequenti invettive degli imputati verso la Corte, i difensori d'ufficio. «Alessandrini non vi ha insegnato niente?», chiede a un certo punto un brigatista. Gennaro Di Miscio. il presidente della prima Corte d'assise, è morto l'altra notte in un ospedale milanese: emorragia cerebrale. Aveva cinquantasette anni, il grado di magistrato di cassazione, una lunga carriera negli uffici giudiziari milanesi dove era approdato, nel '47. dalla nativa Puglia. Una lunga esperienza, anche, di processi per terrorismo, nei quali affrontava con rigido formalismo i continui incidenti, procedurali e non. Di Miscio è morto dunque di malattia. Ma la sua malattia era stata attribuita, poche settimane fa, a «Cause di servizio». Una vicenda patologica che s'inizia proprio quando finisce il processone di primavera. L'ultima comparsa di Gennaro Di Miscio nell'esercizio della sue funzioni giudiziarie risale all'alba di domenica 1 aprile. Ecco la Corte stravolta dalla stanchezza che riprende posto in aula. La segregazione in camera di consiglio è durata diciannove ore. Degli imputati sono presenti soltanto Carlo Fioroni, nella sua gabbia di detenuto e Italo Saugo. a piede libero. I brigatisti sono rimasti nelle celle a San Vittore, loro che sabato mattina, poco prima che la Corte si ritirasse, avevano letto un lungo comunicato politico-strategico, e con ciò avevano considerato chiusa la partita. Visibilmente provato dalle lunghe ore della camera di consiglio, ma più ancora probabilmente dai quarantacinque giorni di udienze, Di Miscio legge il dispositivo della sentenza. Ci sono quarantaquattro anni e otto mesi di carcere distribuiti fra undici imputati, gli altri sono assolti o amnistiati. In pratica la sentenza ricalca le richieste del pubblico ministero, Guido Viola. Renato Curcio, in particolare si vede aggiungere alcuni anni al già nutrito pacchetto di condanne: stavolta viene punito per l'evasione dal carcere di Casale Monferrato, un episodio del '75. Poi Di Miscio incontra il presidente del tribunale. Piero Pajardi. e gli esprime il senso di liberazione che finalmente può provare, a processo archiviato. Pajardi ricorda che Di Miscio gli aveva chiesto, prima del processo, di esserne esonerato, perchè già soffriva di disturbi cardiaci. Ma poi aveva finito con l'ac- cettare l'incarico. Adesso, dopo la sentenza, le condizioni si sono aggravate, il magistrato parte per recuperare le forze in vacanza. A Montecatini il primo assalto del male che sette mesi e mezzo dopo lo ucciderà: un malore, emiparesi con perdita di coscienza. Comincia per Di Miscio un lungo peregrinare da un ospedale all'altro. Dapprima a Firenze, poi al San Carlo di Milano. L'andamento consueto in casi del genere, fra miglioramenti e ricadute. La morte è avvenuta nel reparto neurochlrurgico del Fatebenefratelli, dopo che negli ultimi tempi le sue condizioni erano state tali da far sperare in una ripresa. Gli era vicina la moglie, che è l'ex cantante lirica Elvina Ramella. Ieri mattina, nel grande palazzo di giustizia di Porta Vittoria, tutti i processi sono stati bre-,j vemente sospesi in segno di lutto. a.v. Milano. Il presidente Gennaro Di Miscio in una fotografia dell'anno scorso alla lettura della condanna di Alunni (Tel.)

Luoghi citati: Casale Monferrato, Firenze, Milano, Montecatini, Puglia