Rapito e poi liberato in un'ora i banditi accerchiati s'arrendono di Franco Giliberto

Rapito e poi liberato in un'ora i banditi accerchiati s'arrendono Drammatica sequenza fra Oggiono e Seregno ieri mattina dalle 7 alle 8 Rapito e poi liberato in un'ora i banditi accerchiati s'arrendono Strappato dalla sua Ritmo, trascinato da un'auto al- Ma 1 carabinieri intervengono, e bloccano l'isolato E" un industriale di 67 anni l'altra, rinchiuso in un garage DAL NOSTRO INVIATO SPECIALE MONZA — Contento di essere già libero, appena un'ora dopo essere stato sequestrato? «Contento sì, ma sono malconcio, come vede». — I medici però dicono che uscirà presto dall'ospedale, la ferita alle gambe non è grave. •D'accordo, tornerò a casa presto, ma ciò che ho provato poche ore fa lascia un segno, indipendentemente dalle ferite...». — Ha avuto molta paura? Due dei suoi rapitori sono stati arrestati, gllel'hanno detto? •Certo, paura, mi aggrappavo al volante della mia auto con tutte le forze per non farmi strappare via. Erano in quattro, credo, non due soltanto». Angelo Fumagalli, 67 anni, proprietario di una fabbrica di ceramiche a Sirone, è stato a lungo sotto il fuoco di fila delle domande e dei flashes di cronisti e fotografi in una stanza dell'ospedale di Seregno. Capita di rado che un sequestrato abbia la fortuna di cavarsela in fretta, di essere liberato dai carabinieri quando ancora non è cominciata la prigionia. Ma Fumagalli — a parte il colpo di pistola che gli ha ferito la gamba destra sopra il ginocchio e, uscitone, si è conficcato nella gamba sinistra — questa fortuna l'ha avuta ieri mattina alle 8,15. L'industriale vive a Oggiono, con moglie e due figli. Era uscito di casa poco dopo le sette per andare in fabbrica. •Sono salito sulla mia "Ritmo", come ogni mattina, il lavoro mi aspettava. A meno di un chilometro dalla fabbrica ho visto una "Giulietta" rossa che ondeggiava, affiancandomi. Mi ha stretto contro il ciglio della strada, ho frenato per non finire nella scarpata». — Solo allora lei ha visto in faccia i banditi? •Non ho potuto vederli perché erano incappucciati. Tre con le pistole in pugno, uno imbracciava un mitra. Ho cercato di chiudere la sicura della portiera, di barricarmi. Ma non c' l'ho fatta. Allora mi sono aggrappato al volante, mi ci sono avvinghiato. "Resisti, resisti" pensavo, e qualcuno passerà per strada a darmi una mano». — Invece nessuno si è fermato? •Macché, nessuno si è fermato, eppure di macchine ne sono sfrecciate tre o quattro, forse più, mentre i rajptori, cercavano di portarmi fuori dalla "Ritmo"». — Il conducente di un camioncino, invece, avrebbe cercato di darle aiuto. Passando di 11 in quel momento, avendo capito di essere testimone di un rapimento, l'autista ha tentato di investire due banditi. E' stato accertato dai carabinieri. I rapitori gli hanno sparato contro e solo per questo il conducente del camioncino ha continuato la sua corsa. Tuttavia, pochi minuti dopo, da un telefono ha avvertito i carabinieri. Angelo Fumagalli sarebbe potuto morire dissanguato, ma per fortuna la pallottola non aveva provocato lesioni gravi. Rannicchiato nel baule della macchina dei rapitori ha tentato di aprirlo, si è tormentato le dita contro la la-, miera e la serratura. •Non sono riuscito ad aprire, anche perché viaggiavo così, raggomitolato su un fianco. come un sacco. E poi c'era il dolore delle ferite, il terrore di morire soffocato». — Per quanto tempo pensa di essere rimasto in quell'auto? «Forse mezz'ora, forse più. Ho avuto l'impressione che la macchina viaggiasse verso Milano, in un rettilineo, penso sulla superstrada. Ad un certo punto ha rallentato, si è fermata e hanno aperto il baule. Mi hanno afferrato violentemente, tirandomi fuori. Ho visto un'altra auto, ho intuito che volevano fare il trasbordo». Prima di essere caricato nel baule dell'altra vettura — una «Renault» bianca — Angelo Fumagalli è stato legato gambe e braccia e imbavagliato con cerotti. Un bandito gli ha stretto alla gamba destra, quella che sanguinava di più, anche una specie di laccio emostatico. Nel nuovo baule, sul punto di svenire, l'industriale ha viaggiato per un quarto d'ora o per venti minuti. La «Renault» si è diretta verso Seregno e in questo centro è giunta poco dopo le 8 entrando nel box di un condominio in via Valassina. I rapitori hanno abbassato subito la saracinesca. Pochi minuti dopo i carabinieri del nucleo operativo di Monza hanno circondato lo stabile. — Come mai cosi in fretta, cosi tempestivamente? •Da qualche tempo — dice il colonnello Morelli, che comanda il gruppo dei carabinieri di Monza — i nostri servizi di prevenzione sono stati' intensificati. Vi sono pattuglie dislocate in strade e crocevia considerati "caldi"; abbiamo costituito una rete di posti di blocco che può stringersi rapidamente sui malviventi». La segnalazione del conducente del camioncino che aveva assistito al rapimento, in altre parole, è stata sfruttata immediatamente via radio, con un «allarme circolare» alle varie pattuglie del territorio. Pare che una «gazzella» dei carabinieri, messa sull'avviso, abbia intercettato la «Renault» sospetta, seguen¬ dola fino a Seregno e facendo convergere, contemporaneamente, rinforzi in via Valassina. Ieri mattina, attorno a Milano, c'erano molti carabinieri e poliziotti a pattugliare le strade per un automatico servizio di potenziamento delle indagini dopo il sequestro di Cesare Pedesini, grossista milanese di gasolio, rapito mercoledì sera all'Ortica. La circostanza ha favorito il buon risultato, quanto meno, della vicenda di Angelo Fumagalli. • Uscite disarmati e con le mani in alto», ha gridato ai banditi il colonnello Morelli da dietro la saracinesca del box. 'Non usciamo perché voi ci sparate addosso!*, è stata la risposta. « Uscite e non vi sarà torto un capello, ve lo garantisco», ha gridato ancora il colonnello Morelli. In quel momento, dal box si è sentita una voce disperata: 'Sono Fumagalli sono qui, sono stato rapito!». •Fumagalli, si accerti che i rapitori facciano ciò che diciamo», ha gridato ancora il colonnello Morelli. «C/te getti-. no le armi, che si sdraino sul pavimento del garage, accanto alla macchina. Lo hanno fatto?». Pochi secondi di silenzio e poi la voce di un bandito: • Va bene, adesso ci sdraiamo per terra, ma noi la saracinesca non l'apriamo perché siamo sicuri che appena mettiamo fuori la testa ci sparate!». Altra domanda del colonnello Morelli: •Fumagalli, allora è vero? Si sono sdraiati per terra?». E il rapito di rimando: «Si. sono sul pavimento, potete entrare, venite a liberarmi: Due carabinieri hanno forzato la serratura, la saracinesca è stata sollevata. I banditi erano veramente pancia a terra, con le mani sulla nuca; il Fumagalli, fuori del baule, accovacciato contro una parete. Il ferito è stato subito condotto all'ospedale di Seregno (guarirà in un mese circa), i due banditi condotti nella caserma dei carabinieri di Monza: si chiamano Santo Maffei, 26 anni, abitante a Como, e Tommaso Biamonte, 23 anni, residente a Ivrea in viale Kennedy 105. Franco Giliberto Seregno. Un capitano dei carabinieri parla con l'industriale Angelo Fumagalli ricoverato in ospedale dopo la liberazione