Imputato per «Azione rivoluzionaria» dice « In carcere mi hanno picchiato»: arrestato di Vincenzo Tessandori

Imputato per «Azione rivoluzionaria» dice « In carcere mi hanno picchiato»: arrestato Durante il processo che si svolge in Corte d'Assise a Lucca Imputato per «Azione rivoluzionaria» dice « In carcere mi hanno picchiato»: arrestato DAL NOSTRO INVIATO SPECIALE LUCCA — «Azione rivoluzionaria? Io sono un militante comunista marxista-leninista che è tutt'altra cosa dell'ideologia anarchica. No, quel progetto politico anarco-marxista per me è cosa assolutamente estranea». Sono le 11,50 di ieri, aula della Corte d'Assise di Lucca, processo per banda armata per cinque imputati, soltanto due presenti: Renata Bruschi, 24 anni, di Roma, e Pasquale Vocaturo. 26 anni, dipendente della Cassa del Mezzogiorno di Roma e studente di architettura, famiglia borghese con padre che fu esponente di punta del partito liberale nel Lazio. Con gli altri Vocaturo era finito in carcere per una storia di armi, nella primavera del '78: è tornato libero due settimane fa con l'obbligo di soggiornare a Seravezza. nell'Alta Versilia. Ora racconta la sua verità, l'esperienza carceraria e ignora che stanno ancora per arrestarlo. Capelli corvini, folta barba, jeans di velluto blu attillati con spacco laterale, giacca «oliva» di foggia militare, parla sottovee e dice: «Al carcere di Lucca sono rimasto in isolamento, ho subito un pestaggio da parte del maresciallo Solito, del brigadiere Serra e di un gruppo di guardie». Sorpreso, incredulo, il presidente ascolta; poi, spinto dal giudice a latere Fabio Romiti, chiede: «Ma perché le botte?». «Perché? La causa? Niente. In carcere i pestaggi sono all'ordine del giorno da parte di marescialli, sorveglianti e squadrettedi picchiatori». E' un'accusa precisa, esatta, ma al pubblico ministero, Gabriele Ferro, dà l'impressione di esser falsa. Perché? Dirà più tardi il magistrato: «Non ci sono agli atti le prove di quanto afferma costui». Cosi il pm si alza e chiede alla corte «l'arresto di Vocaturo e di contestargli il reato commesso nel corso dell'interrogatorio in qualità di imputato perché dichiarava contrariamente al vero di aver subito lesioni volontarie procedibili d'ufficio ad opera di sottufficiali e guardie del carcere di Lucca». Vocaturo ha anche raccontato di essere stato picchiato in carcere, prima, e di quell'episodio aveva parlato durante il processo per le armi. Il dott. Ferro, quella volta, non aveva battuto ciglio. Cosi c'è l'ennesimo quesito per la corte, una nuova camera di consiglio. Dopo un'ora e 35 minuti di conclave la decisione: manette per Vocaturo, rinvio degli atti all'ufficio del pubblico ministero perché svolga un'indagine con rito ordinario; prosecuzione del processo senza quindi preoccuparsi di cancellare quest'ombra inquietante. E' come accettare il punto di vista dell'accusatore, ed è un prece- dente che non può non preoccupare perché la conclusione scontata è che se Vocaturo ha mentito sulle percosse è bugiardo su tutto. Intanto si viene a sapere che all'infermeria del carcere di Volterra al giovane venne fatta dopo quell'episodio una radiografia che dimostrerebbe l'avvenuto schiacciamento di una vertebra. Il processo quindi va avanti, senza gli imputati stranieri espulsi a sorpresa dal ministro degli Interni: soltanto martedì 13, all'indomani dell'apertura del processo, la questura di Lucca ha inviato una lettera al presidente dell'assise e al procuratore della Repubblica per informarli «ufficialmente» di quanto accaduto. Fernando Ernesto Reyes Castro, cileno, riconosciuto ufficialmente profugo politico, e Ferrer Palleja. spagnolo, imputati in questo processo, sono stati espulsi con nulla osta della corte d'appello di Firenze. Ora l'assise di Lucca li ha dichiarati contumaci, e il giudice conferma la decisione superando con disinvoltura l'opposizione della difesa. Cancellate quindi le ipotesi di nullità: non sono nulli, come avevano indicato i difensori, i capi di imputazione troppo generici: non si aspetta che scada il termine di 60 giorni stabilito dalla legge per l'eventuale ricorso dei due stranieri al Tar di Roma sul decreto di espulsione, esecutivo ma non definitivo. Ha detto il pubblico ministero che, poiché sono passati 15 giorni, è presumibile che non verrà inoltrata alcuna richiesta: e tanto è bastato alla corte. Cosi si va avanti. Prima dell'arresto, Vocaturo aveva affermato di non aver mai conosciuto Teofilo Soto Paillacar. cileno, detenuto a Pianosa, legato si dice all'internazionale del terrore latino-americana che. secondo il controspionaggio militare, da anni opererebbe in Italia. E non conosce, o li ha incontrati in carcere, altri personaggi coinvolti nell'inchiesta su Azione rivoluzionaria come Renato Piccolo, arrestato per una rapina a Firenze il 21 ottobre 1978 al supermercato insieme, si dice, con il tedesco Willi Piroch. arrestato a Parma con tre compagni su un'auto carica di armi. Oggi si riprende con l'ascolto dell'altro imputato in aula, Renata Bruschi. Ma quando si parlerà di Azione rivoluzionaria? Vincenzo Tessandori