Lotta all'inquinamento: troppe colpe di Regioni, Comuni e medie industrie di Bruno Ghibaudi

Lotta all'inquinamento: troppe colpe di Regioni, Comuni e medie industrie A colloquio con Gianfranco Merli, che propose la legge Lotta all'inquinamento: troppe colpe di Regioni, Comuni e medie industrie «Le grandi aziende sono a posto» - Mancano dati precisi per valutare la situazione - Se dovesse cambiare legge, Merli insisterebbe sui «consorzi di Comuni» per i depuratori ROMA — Per avere un'industria «pulita», secondo 1 calcoli fatti quattro anni fa dalla Commissione della Camera per le acque presieduta dall'on. Gianfranco Merli e che varò poi la legge omonima sulla tutela delle acque dall'inquinamento, sarebbe stato necessario spendere almeno duemila miliardi. Una cifra assai superiore avrebbe dovuto essere spesa per dotare di collettori e di depuratori quasi tutti 1 comuni italiani. A tre anni di distanza siamo ad una verifica del risultati. E il compito non è facile. Proprio ieri alla Camera è cominciata la discussione sulla conversione in legge del decreto-legge 24 settembre 1979, n. 467, concernente la proroga dei termini e l'integrazione delle leggi 16 aprile 1973 n. 171 e 10 maggio 1976 n. 319 (la «legge Merli») per la tutela delle acque dall'Inquinamento. Nel dibattito ci si occuperà anche del documento con 11 quale le Regioni' chiedono maggiori finanziamenti e un maggior potere discrezionale per accordare caso per caso le proroghe per adeguare gli impianti alle disposizioni di legge. D'altra parte le recenti vicende dello stabilimento Montedison a Priolo (Siracusa), che hanno provocato la morte di tre operai, ripropongono la necessità di una maggiore osservanza delle norme sulla sicurezza e sulla protezione dell'ambiente. , Parliamo di tutto questo con l'on. Oianfranco Merli, che il ministro per la Ricerca scientifica on. Vito Scalia ha appena chiamato a dirigere la segreteria del Comitato interministeriale per l'ambiente. Le vicende attraverso cui all'inizio degli Anni Settanta ha dovuto passare il suo progetto di legge, le pressioni esercitate da più parti per renderlo meno rigido, le modifiche strappate durante l'Iter legislativo, dimostrano che in Italia la mentalità ecologica è ancora carente, come un fatto di cui si è disposti a parlar molto ma al quale — in pratica — si è ancora disposti a concedere molto poco. •Nonostante tutto, la situazione è meno sconfortante di quanto si crede— tiene a precisare —. Le grandi industrie come la Fiat, l'Eni, Viri sono a posto; altre, la Montedison, lo sono al 70 per cento e stanno per completare i loro impianti di depurazione. Meno soddisfacente è invece quella delle medie e delle piccole industrie, dove si è in grave ritardo, e soprattutto quella dei comuni, dove non è stato fatto praticamente nulla. Non bisogna dimenticare che ad inquinare non sono solo gli scarichi industriali, anche se i responsabili di questi ultimi sono i soli ad essere perseguiti penalmente». Dati precisi per valutare meglio la situazione non ce ne sono: nessuno si è preoccupato di raccoglierli, come del resto si continua a trascurare quelli sull'ambiente, 1 soli che possano consentire l'avvio di una corretta politica sull'ambiente. «Anche le Regioni hanno però la loro parte di colpa — continua l'on. Merli —. Dovevano preparare i piani di risanamento ma solo un numero esiguo di esse l'ha fatto in tempo utile. Mentre mi sembra logico chiedere finanziamenti adeguati, ritengo pericoloso concedere alle Regioni maggiori poteri discrezionali per accordare le proroghe. Così facendo si corrono due rischi: stravolgere completamente il senso della legge, riaddormentando una consapevolezza ecologica che si stava lentamente destando, e creare disparità — fra regione e regione — che potrebbero favorire, anche sotto questo profilo, gli insediamenti industriali in una regione anziché nell'altra». Alla luce di questa espe- rienza triennale, che cosa cambierebbe se dovesse riproporre la sua legge? «La lascerei immutata nella struttura fondamentale — risponde l'on. Merli — ma introdurrei qualche modifica, e in particolare i "consorzi comunali "e qualche cambiamento alle tabelle, maggiorando o riducendo alcuni parametri. Quanto, ai "consorzi" li renderei obbligatori, perché soltanto una collaborazione fra Comuni legati dagli stessi interessi può consentire la realizzazione di impianti di depurazione sufficienti ed efficienti». E' opinione di molti che le critiche alla legge Merli mirino in realtà a coprire errori di ben altra natura. I ritardi accumulati fino ad oggi nell'al¬ lestimento delle opere di depurazione dipendono in molti casi da investimenti sbagliati, tanto nell'Industria che nella gestione degli enti locali. Sono errori relativi alla validità 'dei procedimenti tecnici, alla capacità produttiva degli impianti, al costo degli investimenti e al modo con cui si è proceduto al loro finanziamento. .Industriali e amministratori devono decidersi a mutare il loro approccio ai problemi ambientali — continua l'on. Merli. — / tempi sono cambiati velocemente: i loro interlocutori non sono più le persone impreparate e ignoranti di cent'anni fa, al loro posto ci sono rappresentanti sindacali preparati e decisi. Nella mentalità e nel comportamento della classe dirigente c'è stato una sorta di "ritardo culturale", anche se non mancano giustificazioni e difficoltà obbiettive». «L'impatto ambientale — prosegue l'on. Merli — viene ancora considerato un fatto esterno, dovuto più che altro a vincoli di legge e non un elemento essenziale, che va tenu-\ to presente all'interno della valutazione dei costi e dei benefici, un elemento che ormai dovrebbe condizionare la scelta di processi e dì metodi, le decisioni di localizzazione e — in breve — la linea di politica economica. Ancora una volta, più della legge, deve contare il costume». Bruno Ghibaudi

Persone citate: Gianfranco Merli, Merli, Oianfranco Merli, Priolo, Vito Scalia

Luoghi citati: Italia, Roma, Siracusa