Il pulmino del "gruppo Pifano" servì per trasportare altre armi di Liliana Madeo

Il pulmino del "gruppo Pifano" servì per trasportare altre armi È l'opinione del giudice dopo gli interrogatori Il pulmino del "gruppo Pifano" servì per trasportare altre armi I tre autonomi avrebbero caricato i due lanciamissili e poi li avrebbero rinchiusi nella cassa che già avevano sull'automezzo - Pifano: "Con questa storia non c'entro,, DAL NOSTRO INVIATO SPECIALE CHIETI — -Questa è la verità e non ce n'è un'altra. Fate tante storie soltanto perché siamo autonomi» è sbottato Luciano Nieri, il tecnico del policlinico militante del collettivo omonimo, durante l'interrogatorio cui il giudice Abrugiati ieri lo sottoponeva. La «verità», per cui lui, Daniele Pifano e Giorgio Baumgartner si trovano in galera da giovedì a mezzogiorno, sono i due lanciamissili trovati in loro possesso, «rinvenuti sul bordo dell'autostrada e caricati sul vecchio "Peugeot" su cui con Baumgartner viaggiavo, diretti ad Ortona, dove avevamo appuntamento con Pifano e da cui avremmo proseguito per le Tremiti». Senza scomporsi il magistrato ha replicato: «Ma abbia pazienza. Qui non si tratta di autonomi. Chiunque avesse rinvenuto un missile sull'autostrada, rappresenterebbe un caso straordinario. Sia ragionevole. Pensa che 50 milioni di italiani possano credere ad una simile storia? Facciamo pure il caso della probabilità: forse a nessun altro è capitato di imbattersi in un ordigno simile e di poterne venire in possesso». Per otto ore il giudice ha ripetuto ai tre imputati questo appello alla ragionevolezza. Prima Baumgartner, poi Nieri. infine Pifano — che si dice completamente all'oscuro di tutto («Con questa storia non c'entro») perché viaggiava solo e quando gli altri due sono arrivati sulla piazza di Ortona già il metronotte lo aveva bloccato — hanno sostanzialmente ripetuto le parti recitate fin dalla prima notte. Ogni loro frase è stata limata, rigirata, sottoposta ad esame e invito alla riflessione da parte del procuratore .della Repubblica di Chieti. A sera, quando il giudice e l'avvocatessa Causarano che difende i tre sono usciti dal carcere, entrambi apparivano estenuati e non poco perplessi. Di nuovo è venuta fuori soltanto questa ammissione di Baumgartner, confermata dal Nieri: -Dopo che abbiamo preso su la cassa, Luciano ha continuato a guidare. Io non ho aperto uno spiraglio, ma tutto il coperchio. Ho visto questi tubi grigioverdi e ho pensato a telescopi militari. Per aprire ho schiodato il coperchio. Buttando via i chiodi vecchi. Poi ìw coperto i tubi con sacchi di plastica del tipo per la spazzatura, che erano sul pulmino. E ho richiuso, usando chiodi nuovi e gli at- trezzi che stavano in una cassetta a bordo. Infine ho ricoperto il tutto con la moquette: se ci avessero chiesto di che si trattava, non sapevo neppure dire la provenienza». Il racconto modifica in pìccola parte la prima versione. Conferma il fatto che il coperchio è chiuso alla meglio, con chiodi nuovi, del tipo rimasto nella cassetta, spesso messi di traverso, con i segni arrugginiti di quelli che sono stati tolti. Ma non collima con un altro dato, riscontrato dagli inquirenti. La cassa ha le stesse dimensioni del pulmino. Appare vecchia. Il «coperchio» è in realtà il fianco esterno della cassa, e la moquette che la ricopre tutta è ritagliata su misura. Sono elementi che suscitano questo sospetto: che la cassa stesse da tempo sul «Peugeot», che fosse servita magari per altri trasporti; che i lanciamissili siano stati caricati senza il loro contenitore di legno o di ferro, e questo spiega sia i sacchi di plastica come imballaggio, sia le parti svitate per fare entrare il tutto, sia la posizione — «un po'alla rinfusa» — in cui sono stati trovati i lanciamissili. Da questi dati il giudice risale ad un'altra ipotesi: che il carico sia stato fatto magari sull'autostrada stessa, ma ad un punto convenuto e con persone contattate in anticipo, e il pulmino già carico sia giunto ad Ortona. Non ci sarebbe stato il tempo, infatti, per fare il carico ad Ortona, ora che calcoli più precisi sono stati compiuti sul momento del transito per il casello dell'autostrada e quello dell'arrivo in piazza, 25 minuti per il «Peugeot». Sono previsti altri interrogatori. Il dott. Abrugiati attende di avere tutti gli elementi «tecnici» possibili. Si muove con cautela nell'universo per lui sconosciuto di personaggi come Pifano. Il leader del collettivo del policlinico, quando gli è stato contestato che partiva per un fine-settimana senza neanche un cambio di biancheria, gli ha riso in faccia: «Solo chi non ci conosce, pensa che gente come noi abbia bisogno del necessaire per stare fuori di casa tre giorni. Io, anzi, ho preso con me un indumento che non porto mai, il cappotto». Alla fine dell'interrogatorio ha accompagnato la sua legale fino al cancello del carcere. Appariva tranquillo, con lo stesso maglione colorato con cui era stato arrestato. Liliana Madeo

Luoghi citati: Chieti, Ortona