La Fracci principessa per Britten di Luigi Rossi

La Fracci principessa per Britten AL COMUNALE DI GENOVA «IL PRINCIPE DELLE PAGODE» La Fracci principessa per Britten Protagonista della favola in cui ebbe una parte di fianco 22 anni fa - Da allora l'opera non si era più rappresentata in Italia - Scene sontuose per una discussa coreografia NOSTRO SERVIZIO PARTICOLARE GENOVA — Il Teatro Comunale di Genova si dimostra sempre più aperto allo spettacolo di danza. In attesa di rilanciare il Festival di Nervi, propone nella sua stagione autunnale una nuova produzione di Britten e la compagnia di Moisseiev. Il principe delle pagode di Britten era stato rappresentato in Italia una sola volta, alla Scala nel 1957. In quell'occasione la giovanissima Carla Fracci era presente in una parte di fianco. Ora ha assunto invece il ruolo della protagonista in un nuovo allestimento che non si avvale dell'originaria coreografia di John Cranko, ma di quella dell'americana Salile Wilson. Operazione delicata e difficile che Genova ha coraggiosamente intrapreso in coproduzione con la Fenice di Venezia. Per l'allestimento (la regìa è di Beppe Menegatti) non si è lesinato: molti e splendidi costumi di Anna Anni, raffinati siparietti in gusto Art Déco. Impegno dell'orchestra del Comunale bene guidata da uno specialista come Michel Sasson. Purtroppo l'errore principale è consistito nel non cercare un coreografo valido, affidando il compito a un'artista titolata come interprete, ma pressoché principiante come creatrice e direttrice di un cosi complesso meccanismo. Lo stesso Cranko. che era uno dei maggiori coreografi degli Anni Cinquanta-Ses- santa, dovette soccombere di fronte a questo tentativo di inventare un corrispettivo attuale delle grosse macchine spettacolari ottocentesche basate sui luoghi obbligati della favolistica classica. // principe delle pagode è una sorta di digest di Cenerentola e di La bella e la bestia con una spolverata di esotismo che Britten contempla con occhio disincantato e un po' ironico. Non avendo la grinta di Prokofiev. non riesce a rinnovare il vecchio modulo e lascia allo scoperto il coreografo, che tenta di visualizzare questa musica, certo non priva di fascino, ma anche pallida e decadente. Costruita una sontuosa cornice come quella di Menegatti-Anni, occorreva animare il quadro con una continua invenzione. Ma il fiato della Wilson è risultato troppo corto e la sua creatività talmente esangue da trasformare la vicenda in una stucchevole pantomima, con rare accensioni danzanti nel terzo atto: un po' poco per uno spettacolo che dura oltre due ore. In un contesto cosi debole, neppure Carla Fracci è riuscita a compiere il miracolo di far emergere la principessa Bellarosa. deuteragonista della sorella Bellaspina impersonata dalla stessa coreograia. Elegante e soave, è apparsa lontana e remota come il suo personaggio. Pochi momenti danzanti anche per il suo partner abituale James Urbain. Incredibilmente poi un virtuoso come Bruno Vescovo, preso in prestito dalla Scala, è stato confinato in una parte quasi mimica, come quelle di Loris Gai e di Ludovico Durst. Il corpo di ballo raccogliticcio si è prodigato nel lungo divertissment che in pratica costituisce tutto il balletto, ma raramente anche i risultati corali sono apparsi entusiasmanti. Eppure il pubblico è rimasto affascinato dallo splendore della confezione e ha lungamente applaudito. Luigi Rossi Genova. Carla Fracci danza la favola di Benjamin Britten

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