«La condizione umana» diventa film di Bernardo Valli

«La condizione umana» diventa film IL PRESIDENTE HUA GUOFENG PERMETTE A COSTA GAVRAS DI GIRARLO IN CINA «La condizione umana» diventa film Il regista greco farà rivivere sulle rive del fiume Huang Po i protagonisti del capolavoro di Malraux, che rievoca la rivolta di Shanghai repressa nel sangue da Ciang Kai-shek nel 1927 - Anche Fautore di «La corazzata Potemkin» studiava di portare il romanzo sullo schermo, ma Mosca fece sfumare il progetto - Forse il sì di Pechino nasconde il desiderio di mettere in luce l'ambiguità delFUrss sin dall'inizio del movimento comunista cinese DAL NOSTRO INVIATO SPECIALE PARIGI — Molti registi, tra i più celebri, Eisenstein e Ivens a esempio, avrebbero voluto dare un volto ai protagonisti di La condizione umana: a Kyo, il meticcio che incarna la purezza della rivoluzione, a Katov. il russo di Odessa veterano della cospirazione, a Vologhin, delegato insieme a Borodin dell'Internazionale comunista, a Shanghai, a Tclien. il terrorista cinese che nelle prime pagine del romanzo esita a pugnalare l'uomo addormentato sotto la zanzariera bianca, e che poi viene colto dal vizio di uccidere come un personaggio dostoievskiano. Gli ostacoli sembravano insormontabili: e non solo perché il libro di André Malraux. come tutte le opere letterarie famose, intimidiva gli sceneggiatori. La lunga vicenda ha avuto e ha risvolti politici, si iscrive nella storia comunista dell'ultimo mezzo secolo. Adesso, 46 anni dopo la pubblicazione sulla Nouvelle Revue Francaise (gennaiogiugno 1933), La condizione umana verrà tradotta in immagini, sarà infine portata sullo schermo. Sarà Costa Gavras, greco di nascita e francese d'adozione, a realizzare il film. Tra qualche giorno il regista di Z e della Confessione partirà per Shanghai in avanscoperta. Dopo estenuanti trattative, durante la recente visita, il presidente Hua Guofeng ha concesso il permesso. Consentendo che il suo racconto riviva attraverso la macchina da presa, sulle rive del fiume Huang Po, i dirigenti di Pechino hanno voluto probabilmente rendere omaggio all'amico Malraux, morto tre anni fa sulle rive della Senna. Ma dietro la decisione si intravede anche il desiderio di mettere in luce il ruolo ambiguo dei sovietici sin dall'inizio del movimento comunista cinese. Con quel titolo pascaliano. La condizione umana. Malraux rievoca con molta fantasia e libertà la rivolta comunista di Shanghai nel 1927. repressa duramente da Ciang Kaishek. che Mosca continuò a considerare un alleato indispensabile per lungo tempo, anche dopo quel bagno di sangue. Il primo a desiderare una versione cinematografica del romanzo fu lo stesso Malraux. Nel '34, a metà maggio, egli si imbarcò a Londra sul piroscafo «Djerjinski» diretto a Leningrado. L'aveva convinto a partecipare al congresso degli scrittori della capitale sovietica e l'accompagnava Ilia Eherenburg. La vera ragione del viaggio a Mosca era tuttavia un incontro con Eisenstein. Il regista della Corazzata Potemkin aveva espresso il desiderio di portare sullo schermo La condizione umana. Malraux era lusingato, era ansioso di parlare del progetto. I due uomini si videro più. volte, lavorarono insieme per qualche giorno, e con loro c'era Meyer'chold, il grande regista teatrale, tentato dall'idea di portare sulla scena il romanzo. Ma poi tutto sfumò. Svanì anche la proposta della «Mezrabpomfilm», la casa cinematografica sovietica che poco prima si era dichiarata disposta ad affidare la realizzazione del film a Ivens o a Dovjenko. nel caso Eisenstein avesse esitato. Un biografo di Malraux. Jean Lacouture (edizioni del Seuil, 1973), affaccia una ipotesi: il fallimento fu forse dovuto al comportamento dello scrittore al congresso di Mosca. Malraux aveva 33 a7ini e bruciava dalla voglia di agire e stupire. Il premio Goncourt, ricevuto l'anno prima per La condizione umana, gli aveva dato la celebrità. Egli non era comunista. Non lo fu mai, anche se in alcuni momenti fu un compagno di strada. Sulla Literaturnaja Gazeta il francese Paul Nizan. iscritto al partito, lo aveva presentato con queste parole giudiziose all'intelligencija moscovita, alla vigilia del congresso: «Malraux non è uno scrittore S~ rivoluzionario... E' uno di quei giovani scrittori di successo che. usciti dalla classe borghese, considerano questa classe destinata a una morte naturale e che si uniscono al proletariato. Ma questa alleanza contiene motivazioni personali, senza rapporto con la causa rivoluzionaria». // coraggioso Paul Nizan. qualche anno dopo coperto di insulti dal suo partito per aver condannato il patto germano-sovietico, anticipava con quel ritratto la differenza un po'manichea che l'amico Sartre avrebbe teorizzato, negli Anni Quaranta e Cinquanta, tra l'uomo d'azione e il militante. Il primo compie una scelta per se stesso, per la propria gloria. Il secondo non sceglie: è semplicemente, è il prodotto di una necessità obiettiva, la fame, lo sciopero, la guerra ecc.. Malraux era reduce dalle esperienze asiatiche. Era stato spinto in Estremo Oriente dallo spirito di avventura, ma, scoperta la realtà coloniale indocinese, il suo amore per l'esotismo si era trasformato in impegno politico. A Saigon si era schierato con un movimento irredentista vietnamita. Il romanzo Les Conquerants, in cui si racconta lo sciopero del 1925 a Canton, l'aveva scritto senza conoscere i luoghi in cui si svolge la trama. L'avevano ispirato Hong Kong e Cholon. il quartiere cinese di Saigon, e i ritagli di giornale. Ma al suo ritorno in Europa aveva lasciato capire di essere stato uno dei protagonisti dello sciopero di Canton. addirittura di essere stato uno dei luogotenenti di Borodin, l'uomo del Comintern in Cina. La causa ideologica che aveva appena tracciato non gl'impediva di sconfinare nella mitomania. comprensibile in uno scrittore ricco d'immaginazione e in un uomo non certamente schiacciato dalla modestia. Quando più tardi scrisse La condizione umana, egli aveva invece messo piede a Shanghai pur non avendo preso parte alle vicende politiche di quell'epoca. I sovietici erano senz'altro informati delle mistificazioni del giovane e impetuoso Malraux. Ma è assai improbabile che abbiano rinunciato alla versione cinematografica della Condizione umana per quel motivo. Erano piuttosto infastiditi dalle posizioni politiche dello scrittore. Nel mezzo degli Anni 30 imperversavano le persecuzioni staliniste e Zdanov si aggirava già negli angusti corridoi della cultura moscovita. Malraux era sospettato di essere trotzkista, anche perché aveva progettato anni prima di compiere una spedizione per liberare l'avversario di Stalin, deportato ad Alma Ata. Una lettura attenta della Condizione umana può avere appesantito questi sospetti. Nel raccontare l'insurrezione di Shanghai, Malraux contrappone la prudenza, l'opportunismo di Vologhin, l'uomo del Comintern. allo slancio rivoluzionario di Kyo. personaggio centrale del romanzo. Kyo parla a Vologhin di un attentato al generale Ciang Kai-shek. Ma il progetto viene scartato dal russo, che considera il capo nazionalista un alleato, un personaggio di cui Mosca ha ancora bisogno. Da questo e altri episodi affiora il dibattito sulla rivoluzione da esportare, secondo Trockij. o in un solo Paese, secondo Stalin. E la Cina era al centro della questione. Più tardi si pensò che lo scrittore si fosse ispirato a Chou En-lai nel tratteggiare la figura di Kyo, polemico con raparucImi k Vologhin. Il futuro primo ministro di Mao Tse-tung era in effetti a Shanghai nel 1927. e sembra che egli sia sfuggito per un pelo al massacro. Ma questa tesi, mai smentita da Malraux che amava le leggende, non ha retto a lungo. Lo scrittore non poteva aver preso come modello una persona che non aveva mai incontrato e di cui all'epoca, con tutta probabilità, non aveva ancora sentito parlare. A Mosca, Malraux cercò di correggere il ritratto fatto da Nizan sulla Literaturnaja Gazeta, e allo stesso giornale dette un'intervista in cui. in realtà, confermava il suo carattere di uomo d'azione: «Se scoppia la guerra, e penso che sarà il Giappone a cominciarla, io mi prodigherò subito per creare una legione straniera, e, nei suoi ranghi, fucili alla mano, difenderò l'Unione Sovietica, Paese della libertà». Questo slancio verso l'Urss, che si sarebbe accentuato poi durante la guerra di Spagna, allora non dissipò del tutto i dubbi, le incertezze moscovite. Nel palazzo dei sindacati, dove si teneva il congresso degli scrittori, troneggiava Massimo Gorki, con i suoi baffi cespugliosi e la voce cavernosa. Era seduto sotto i ritratti di Shakespeare, di Molière, di Cervantes, di Balzac, di Puskin, di Gogol e di Tolstoi. I kolkosìanigli rendevano omaggio e lo coprivano di fiori. Lo spettacolo esaltò Malraux, ma non gli impose il silenzio. Dalla tribuna, davanti ai mille intellettuali arrivati da tutti i continenti. Zdanov ricordò la sentenza di Stalin: «Lo scrittore è l'ingegnere delle anime». Malraux replicò: «Se gli scrittori sono gli ingegneri delle anime, non dimenticate che la più nobile attività dell'ingegnere è quella di inventare. L'arte non è sottomissione, è conquista... Voi fate nascere qui la civiltà dalla quale escono i Shakespeare. Non soffocateli sotto i ritratti ufficiali». Rispose un po' ironico Karl Radete, vecchio compagno di Lenin: «Il timore del nostro compagno Malraux di vedere un giorno soffocare nella nostra culla uno Shakespeare nascente, prova la sua mancanza di fiducia in coloro che cureranno il bambino nella sua culla». Questa diffidenza, che il focoso e sincero Malraux non era riuscito a nascondere, bloccò forse la versione cinematografica di La condizione umana. Bernardo Valli