Nel caos delle tv private rischio di concentrazioni di Emanuele Novazio
Nel caos delle tv private rischio di concentrazioni Intervento dei politici al convegno di Firenze Nel caos delle tv private rischio di concentrazioni Riconosciuta l'urgenza di una disciplina - Non ancora chiara la definizione di «ambito locale» - Bodrato:«Sia garantito il pluralismo»-PavoUiiK<(Siter^ esigenze economiche» DAL NOSTRO INVIATO SPECIALE FIRENZE — Le speranze della riforma e le attese deluse; i traguardi raggiunti e le ambiguità irrisolte. Dopo le i sottigliezze giuridiche, il convegno fiorentino sulla «Organizzazione pubblica e privata delle radiotelevisioni locali» ha tentato un bilancio politico: il primo, e provvisorio, dopo le allusioni del ministro Vittorino Colombo a un nuovo progetto di legge per la «riorganizzazione» delle emittenti private. Tutti d'accordo, i rappresentanti dei partiti presenti alla tavola rotonda che ha concluso il congresso, nel sostenere l'urgenza di una regolamentazione del settore, ormai lontano dagli entusiasmi pionieristici e entrato nella fase della imprenditorialità, ma ancora scosso da confusione e incomprensioni («La paralisi legislativa in questo settore ha già un vincitore, la grande concentrazione», ha ammonito 11 socialista Walter Pedullà); tutti d'accordo nell'inquadrare il problema in quello più ampio della riforma della Rai, della terza rete (che inizierà a trasmettere il 15 dicembre), della riforma dell'editoria (che il Parlamento discuterà la prossima settimana). Ma diverse le valutazioni sui principali «nodi» in discussione. Le tivù private, per esempio, devono avere un ambito ; «locale». Ma quale significato dare a questo termine? Là de," ha spiegato l'onorevole Guido Bodrato, pensa a una «area che permetta economicità, ma garantisca anche un reale pluralismo e eviti il costituirsi di una "catena"». Il partito comunista, ha aggiunto Luca Pavollni, invita a « tener conto delle esigenze economiche delle emittenti e a valutare la di-'versità dei bacini di utenza», ma insiste anche sulla necessità di definire «una percentuale di produzione propria rispetto a quella acquistata all'esterno». Se per il radicale Pannella — molto polemico con la Rai, che ha accusato di «discriminazione, ostracismo e terrorismo culturale» — il vero problema resta la Conferenza mondiale di Ginevra, dove si sta discutendo la spartizione delle frequenze («La delegazione italiana — ha detto — con le sue proposte vuole diminuire lo spazio per le emittenti private»), altri insistono sui rischi delle concentrazio-1 ni. Per prevenirli, il repubblicano Mauro Dutto propone «premi di qualità o di attività a favore delle emittenti più piccole ed economicamente più deboli» ; il rappresentante del pdup, Riccardo Piferi, reclama un «assoluto divieto di collegamenti nazionali» tra radio e tv locali e insiste per una «legislasione anti-trust». E ancora, Pavolini rifiuta «l'assegnazione permanente dì circuiti interregionali o no- zìohàll via etere à gruppi editoriali, televisivi e pubblicitari di tipo oligopolistico». Il vicepresidente della Rai, Gian Piero Orsello, socialdemocratico, ritiene che la legge dovrà vietare «forme oligopolistiche in concorrenza non consentita al servizio pubblico nazionale». Il disegno emerso dalla discussione di Firenze è dunque quello di un sistema articolato, in cui si ponga fine alla confusione e all'«arrembaggio alle frequenze», e che consenta utili mediazioni tra il decentramento regionale della Rai e le emittenti locali. Entro la fine dell'anno, comunque, ha assicurato 11 presidente della Commissione di vigilanza, Mauro Bubbico, il Parlamento discuterà la definizione del «rapporto pubblico-privato». Sarà l'occasione per tirare le fila di tre anni di polemiche e proposte? Emanuele Novazio
Persone citate: Bodrato, Gian Piero Orsello, Guido Bodrato, Luca Pavollni, Mauro Bubbico, Mauro Dutto, Pavolini, Riccardo Piferi, Vittorino Colombo, Walter Pedullà
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