L'Alfasud come simbolo negativo anche per la crisi del sindacato di Mario Salvatorelli

L'Alfasud come simbolo negativo anche per la crisi del sindacato A Pomigliano d'Arco si discutono le prospettive dell'azienda L'Alfasud come simbolo negativo anche per la crisi del sindacato POMIGLIANO D'ARCO — La crisi dell'Alf asud non è dovuta solo alla bassa produttività, rispetto alla capacita degli impianti e alla manodopera impiegata, con una perdita valutata in un milione per ogni vettura prodotta (in media 450 per giorno lavorativo), una perdita la cui entità lo stesso presidente del Gruppo, Ettore Massacesi, in una recente intervista, non ha sentito. La crisi dell'Alfasud è anche una crisi del sindacato, ila cui rifondazione è il salto di qualità da compiere oggi-, come ha affermato il capo reparto Michele Brattoli, nel Convegno apertosi ieri a Pomigliano d'Arco, per iniziativa del partito socialista, sul tema: « Alfasud: quale verità?.. Lo stabilimento, che compie dieci anni, è diventato «un simbolo negativo contro lo stesso Mezzogiorno'. Lo ha riconosciuto, nella sua relazione, Felice Jossa, segretario del nucleo aziendale socialista, attribuendo le responsabilità di questa situazione e dei livelli di produttività .paurosamente bassi', agli errori compiuti in questo decennio. Ma si è sbagliato soprattutto in fase di preparazione e di avviamento con la conseguenza della mancata integrazione dei lavoratori nello stabilimento. Jossa ha denunciato, inoltre, l'assenza di una politica industriale precisa e la debolezza del gruppo dirigente, con il cambiamento, nel giro di pochi anni, di tre presidenti e altrettanti direttori. La conferenza di produzione dell'aprile 1976, ha detto Jossa, avrebbe dovuto essere un momento di verifica e di rilancio, ma l'occasione è andata perduta in sterili contrapposizioni polemiche, in tentativi di scaricare sui lavoratori la responsabilità della crisi, e nella mancanza di iniziative della direzione aziendale. C'è, quindi, ha affermato il sindacalista, una situazione di separazione e di estraneità tra i lavoratori e l'azienda: .Una situazione paradossale, l'esterno è stato importato in azienda. Cosi quello che prima faceva il barbiere è rimasto con la mentalità del barbiere, il sarto è rimasto sarto, il contadino contadino, e cosi via». Conclusione: mentre nell'azienda tutto ciò ha significato che gli addetti non sono diventati lavoratori, per il sindacato questo ha significato che gli operai non sono diven- tati classe. Jossa ha concluso affermando che per l'azienda è opportuno uno sforzo coerente e costante per il potenziamento del gruppo Alfa Romeo nel mercato dell'auto e nel campo dei trasporti, con un ampio programma strategico che rafforzi l'occupazione nel Mezzogiorno. Ma, soprattutto, occorre un'incisiva e rinnovata azione di relazioni industriali e sindacali, per proporre l'Ali"asud ai lavoratori e nel territorio come un centro vitale di cultura industriale, che assicuri il miglioramento delle condizioni di lavoro e di vita, in un quadro di efficienza economica e produttiva. In questo rilancio dell' Alf asud si pone anche la prospettiva di un nuovo «partner», sulla quale ha insistito il secondo relatore della giornata, Michele Brattoli, indicando quali, a suo parere, sono le tre possibili scelte. La prima, provocatoria, è quella di lasciare tutto come sta, mettendo in previsione unicamente un aumento delle spese per l'assistenza sociale in Italia. La seconda scelta passa per il riordino del sistema delle partecipazioni statali, dal quale far derivare un ruolo centrale ma rinnovato, dell'Alfa Romeo nel settore dei trasporti, «tenendo conto che l'interesse dello Stato dovrebbe essere rivolto al potenziamento dei trasporti pubblici e collettivi». Il relatore ha riconosciuto che questa scelta, date le caratteristiche del gruppo Alfa Romeo, sarebbe difficile, se non impossibile, ma avrebbe una sua coerenza. La terza scelta, infine, secondo Brattoli, è quella di un accordo con la Fiat, «che dovrebbe consentire una ridefinizione di reciproci spazi di mercato nazionali e internazionali, con le possibili alleanze con altre Case costruttrici, oppure dovrebbe prevedere una collaborazione tra le due Case italiane, creando ancìve forme istituzionali particolari e specifiche». E' un'operazione, ha riconosciuto il relatore, che potrebbe comportare costi e ristrutturazioni tecnologiche e organizzative non indifferenti, "ina anche sull'aspetto dei costi finanziari per le possibili alleanze internazionali che sta ricercando l'Alfa Romeo è necessario sapere di piit». Mario Salvatorelli

Persone citate: Felice Jossa, Jossa, Michele Brattoli

Luoghi citati: Italia