Per spegnere l'inflazione di Arrigo Levi
Per spegnere l'inflazione Per spegnere l'inflazione (Segue dalla 1 ' pagina) zione non la si contiene, ma la si spegne. Non serve ridurla dal 18 al 14 per cento, perche i comportamenti restano identici. Non basta distruggere l'aspetlativa di un'inflazione ancor maggiore. Occorre convincere tutti che chiunque presupponga di lare profitti puntando sull'inflazione, alla line al fonderà. Bisogna convincerlo che lui crede di capire tutto, ma alla fine Andreatta capisce più di lui e lo sconfiggerà». Se. tuttavia, contro un'«influsione strutturale- come esiste nel nostro Paese, e non solo nel nostro, «le misure monetarie da sole sono inadeguate» o inattuabili, allora bisogna creare altre premesse politiche per un 'azione economica che si proponga di distruggere l'inflazione. Occorre cioè «allargare l'area dei consensi e ripetere in qualche modo — non so quale — l'esperienza della solidarietà nazionale». La «solidarietà nazionale- è. in questa sua visione, la via italiana alla sconfitta dell'inflazione. Il quadro internazionale in cui Carli iscrive questa sua impostazione del problema italiano è da lui giudicato preoccupante, anche se non si aspetta «una crisi delle dimensioni di quella del 1974-75: ma la sovrapposizione di crisi successive accresce l'intensità della reazione». Vede anche lati positivi nella struttura attuale del sistema monetario internazionale, in quanto «la costruzione di aree monetarie nelle quali i cambi sono stabilizzati, o se ne sono quantomeno ridotte le oscillazioni, agevola un accordo tra le grandi aree stesse» (Sme. dollaro). Ma giudica che la minaccia di una «grande crisisia reale, «come conseguenza degli squilibri interni delle singole economie». Anche in misura diversa, tutti i Paesi sono afflitti dalla medesima malattia: «Il sistema monetario internazionale collega economie corrose al loro interno dagli alti lassi di inflazione. Anche se il sistema riuscisse a introdurre stabilità nei rapporti esterni, il rischio di una grande crisi rimane, per il iallinienlo dei tentativi di introdurre stabilità nei rapporti economici interni: il sistema di Brelton Woods era basato sul presupposto della Stabilità interna ed esterna». Un pericolo lutto particolare emerge poi dui fatto che «la circolazione esterna di dollari è oramai superiore a quella interna. Lo sforzo del maggior paese, l'America, di introdurre vincoli monetari, può condurre a misure amministrative e dirigistiche su scala mondiale. Il governo della moneta esterna, necessario per governare quella interna, può condurre alla segmentazione del mercato mondiale». Cosi dice Carli; e non ci si lasci ingannare dalla tecnicità dell'espressione: la «segmentazione del mercato mondiale- equivarrebbe alla fine di quel colossale flusso di merci, capitali e tecnologie su cui si sono fondati trent'anni e più di benessere. La «segmentazione- sarebbe la fine di tutta una storia, preluderebbe a una nuova «grandecrisi- come nel 1!>2U. Preoccupa anche Carli la tendenza dei prezzi del petrolio a una crescita costante. E' convinto che, se i Paesi produttori conserveranno la loro autonomia, il prezzo del greggio monterà fino a raggiungere il prezzo dei sostituti del petrolio. «Dobbiamo aspettarci — dice — che la pressione dei prezzi continui». Questo sarà un motivo di costanti difficoltà per le economie occidentali, più che mai per quella italiana, cosi priva di risorse energetiche: Carli chiude questa analisi ritornando al suo tema favorito: «Un tale quadro — dice — conferisce forza alla ricerca di una soluzione dei problemi italiani che impegni tutte le forze politiche. Ai soli strumenti monetari non ci si può affidare». Arrigo Levi
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