Dovrà cambiare l'imposta sulla vendita degli alloggi di Francesco Forte
Dovrà cambiare l'imposta sulla vendita degli alloggi Il fardello fiscale è contro il rilancio dell'edilizia Dovrà cambiare l'imposta sulla vendita degli alloggi Lo ha deciso la Corte Costituzionale - L'Invim non è illegittima, ma ingiusta e i t parametri di calcolo devono essere aggiornati - Già oggi il governo varerà un provvedimento che, si assicura, non colpirà i contribuenti - Le rendite catastali Com'è difficile farsi una casa In questi giorni vengono al pettine vari nodi, riguardanti 11 tema «casa». Una sentenza della Corte Costituzionale, finalmente resa nota, dichiara che rinvim, cioè l'imposta sull'incremento di valore degli immobili, va emendata (non abrogata) perché tassa anche aumenti di valore che sono puramente apparenti. Cento lire di oggi infatti ne valgono, purtroppo, cinquanta di ieri e se un alloggio ora vale 100 milioni anziché 50 ciò si deve solo a tale mutamento «nominalistico». L'imposta perciò dovrà essere modificata un'altra volta (già lo si era fatto, ma in modo insufficiente) per evitare questa aberrazione. Io per altro la abolirei, in favore di tributi più semplici. Sempre In tema di inflazione, il Tribunale amministrativo regionale (Tar) del Lazio dichiara che l'indice dei prezzi preso in considerazione per stabilire l'aumento dell'equo canone, connesso alla svalutazione monetaria, non è quello legalmente corretto: per cui si dovranno calcolare da capo tutti i mutamenti di canoni di affitto e chi ci capisce è bravo. Per altro, a me pare che tutto l'«equo canone» sia da rivedere. Il ministro delle Finanze Reviglio, che lotta contro le maree montanti del disavanzo e della erosione nominale degli imponibili valutati in «lire vecchie», propone, nel disegno di legge finanziaria per il 1979, di aggiornare i valori di catasto delle seconde case, godute direttamente dai proprietari, reputando che ciò sia più urgente di ogni altra rivalutazione, trattandosi di beni con particolare attitudine contributiva. Ma si obbietta sulla difficoltà di distinguere le seconde case date temporaneamente in affitto da quelle che sono sempre a disposizione del proprietario nonché sulla costituzionalità di collegare una tecnica di accertamento non ai fatti, ma alle persone dei soggetti. E mentre ferve tale disputa, la Commissione Censuaria Centrale — organo fiscale semiautonomo — rivaluta «tutte» le rendite catastali del 30%: secon de o prime case o case in affitto che siano. Che viene fuori dall'incontro o scontro di que' ste due «scelte» in tema di ritocchi del catasto? L'aumento del tasso di interesse ha aggravato la costosità del «farsi una casa» e ridotto l'incentivo di chi fa investimenti edilizi e non abbia l'animo di San Francesco, che dava il suo ai poveri. Le procedure del piano decennale di edilizia popolare sono macchinose, fanno uscire carte e non case. Inoltre quando chi compera ha il diritto di superficie, cioè la proprietà temporanea e non quella permanente, la proprietà di edilizia popolare non appare interessante. Di aree fabbricabili ce ne sono poche: e una parte, cosi, rimane vuota. Bisogna invece fissare due principi operativi. Il primo è quello di veder le varie que- stloni insieme, il secondo è quello di semplificare e rifuggire dal perfezionismo e dal giustizialismo che si è fatto sin qui, come controspinta alla speculazione edilizia del passato. Possiamo tassar di più la proprietà immobiliare a due condizioni: che essa sia messa In condizione di rendere; che le Imposte cadano nel momento opportuno, sui redditi e non già su valori immaginari e su momenti come quelli del trapasso da un soggetto all'altro. Fra Invlm, contributi urbanizzativi, imposta di registro. Iva sugli immobili, Ilor, Irpef il fardello fiscale è spezzettato In modi che creano sia gravosità inappropriate, sia lacune. Reviglio ha ragione se prende tutte le questioni insieme; non altrettanto se ne prende solo una. In modo separato. Dobbiamo rivedere a fondo l'equo canone, per far sì che ci siano più alloggi per chi ha pochi mezzi. Dubito che lo si possa fare con le attuali leggi, che danno il diritto di superficie e non la proprietà e agevo¬ lano mutui già di per sé onerosi, accessibili solo a gente con 1 mezzi per indebitarsi pesantemente. Dobbiamo passare a regimi più equi e semplici come la sovvenzione per l'alloggio in affitto o proprietà commisurata al reddito e al nucleo familiare, come in Francia. Si dice giustamente che gli italiani hanno 11 «mal della pietra» per sottolineare che il nostro risparmiatore, per prima cosa, pensa a farsi la casa o la seconda casa e qualche alloggetto (se ci riesce) per i figli e che il nostro lavoratore concentra larga parte dei suoi pensieri sulla casa. Si dice altrettanto giustamente che •quando l'edilizia va, tutto va». La massima è tradotta dal francese, ma suona oramai tipicamente Italiana, perché le nostre Industrie edilizie e collegate all'edilizia (compreso l'arredamento tessile, il mobilio, 1 prodotti idraulico-sanitari e ceramlco-sanltarl) sono fra le più reputate a livello internazionale. Ebbene, dato tutto questo, è legittimo aspettarsi che il problema «casa» In Italia sia trattato in modo economico, al di fuori di improvvisazioni, demagogie, cavilli giuridici, operazioni politiche. Francesco Forte
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