A maggio o giugno il referendum per un nuovo Stato, il Quebec
A maggio o giugno il referendum per un nuovo Stato, il Quebec A maggio o giugno il referendum per un nuovo Stato, il Quebec // Quebec: sei milioni di abitanti, un milione e mezzo di chilometri quadrati, risorse naturali a non finire. Ma soprattutto una storia, una lingua, una cultura che hanno resistito nei secoli, e che negli anni recenti il movimento separatista francofono ha rilanciato verso nuovi obiettivi politici e costituzionali. E' dei giorni scorsi la pubblicazione da parte del governo di René Levesque, primo ministro della regione, di un «libro bianco» che ha fatto clamore. Vi si propone una «nuova intesa» con il resto del Canada: fra pochi mesi, forse a maggio 0 a giugno, gli elettori del Quebec saranno chiamati al referendum. Dovranno rispondere sì o no a una domanda la cui esatta definizione sarà precisata dai parlamentari della provincia: una maggioranza di sì vorrà dire il mandato al governo provinciale di negoziare con il governo federale di Ottawa 1 termini della «nuova intesa». Raymond Beaugrand, capo della delegazione del Quebec in Italia, spiega le ragioni profonde dell'iniziativa. «Vogliamo semplicemente essere padroni in casa nostra» dice. Ricorda le radici antiche del Canada binazionale: la colonizzazione francese, la conquista britannica a metà Settecento, il successivo afflusso dal Sud dei coloni inglesi che non volevano l'indipendenza da Londra, la lunga resistenza all'assimilazione. Nel novembre di tre anni fa, il separatista Parti Québecois s'installa al potere, prepara il rivolgimento costituzionale. Era di pochi anni prima la famosa frase di De Gaulle in visita ufficiale a Montreal: Viva il Quebec libero. La formula di Levesque è «sovranità-associazione», il che vuol dire che il Quebec rivendica tutti i poteri di uno Stato, compresa la rappresentanza all'Onu, ma non intende intaccare lo «spazio economico canadese» né batter moneta. Si assicura fedeltà alle alleanze, dalla Nato alla difesa aerea nord-americana; si prevedono rapporti privilegiati con Stati Uniti e Francia, e anche con il resto della Cee e con il Giappone. Se gli elettori francofoni lo vorranno, e se il Canada anglofono saprà rassegnarsi, avremo nel Quebec il sesto Paese del mondo per superficie, il quattordicesimo per prodotto lordo individuale. Sono prevedibili accanite resistenze, anche perché il separatismo s'iscrive in un fenomeno più generale di effervescenze provinciali contro l'accentratore federalismo canadese. Ma proprio il tono e i modi delle resistenze federali potrebbero spingere anche i più moderati fra i francofoni al «si» al referendum. Fino ad affiancare sui pennoni dell'Onu il giglio dei re di Francia, significativo emblema del Quebec, alla foglia d'acero dei colori canadesi. a v
Persone citate: De Gaulle, Levesque, Raymond Beaugrand, René Levesque
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