Cambiare come la Cina?

Cambiare come la Cina? Fantacronache di st&m Reggiani Cambiare come la Cina? E' bellissima la foto pubblicata dai giornali di Hua che torna in Cina dopo la sosta in Italia. Egli si volta verso i fotografi, fa un gesto di saluto gentile con la mano tesa, ma ha gli occhi troppo brillanti e la mano troppo svelta: nella foto non sembra che saluti, sembra che dica: «Birbanti, ne inventate sempre una nuova», oppure «A voi non la si fa, siete sempre più bravi degli altri». A che cosa si riferiva col suo sorriso Hua? Agli incontri con Cossiga? E'possibile, ma poco convincente. Alle idee raccolte qua e là durante il ricevimento conclusivo all'ambasciata cinese? E' possibile, ma abbastanza laborioso. Il sorriso di Hua sembra riferito a un fatto specifico e, nello stesso tempo, celare una forma di invidia, come di uno che è stato superato. Si sa che la novità più importante giunta dalla Cina dopo la rivoluzione culturale è la rivoluzione dei nomi. Tutti i famosi nomi cinesi che si scrivevano e pronunciavano con rispetto sono stati cambiati da una trascrizione fonetica più aderente, si dice, ai suoni originali. Mao Tse tung è diventato Mao Zedong, Ten Siao Ping s'è mutato in Den Xiaoping, Ciu En lai si scrive Zhou En lai e lo stesso Hua che aveva per nome Kuo feng ha dovuto presentarsi come Guofeng. Non solo, ma anche i nomi delle città e delle regioni sono cambiati, Canton è Guangzhou, Pechino Beijing, il Tibet addirittura Xizang. Nel resto d'Europa questa rivoluzione onomastica è stata intesa nel senso pratico, una correzione di pronuncia; in Italia s'è capito che il cambiamento di scrittura ha anche un senso ideologico. Se un nome cambia, non cambia anche il nominato? E'possibile una rivoluzione delle pronunce anche in Italia? Con quali effetti? Hua, durante le sue inten- se giornate italiane, ha avuto un incontro segreto con un noto linguista italiano, il professor Tullio De Mauro, il quale gli ha esposto (prendendo, personalmente, le debite distanze) i principi di un nuovo prontuario della pronuncia politica studiato da un gruppo di specialisti per chiarire ed equilibrare il caso italiano. De Mauro: «Noi abbiamo ammirato la correttezza cinese. Ciu si dice Zhou e Tse tung Zedong. E' tutto un altro parlare...». Hua: «Effettivamente, la pronuncia conta in politica. Ma, se ho capito bene, avete un progetto di riforma anche in Italia. Me ne parli». . De Mauro: «Si tratterebbe semplicemente di adeguare la pronuncia dei nomi politici più noti, per non ripetere, come in Cina, i soliti suoni». Hua: «E' un'idea preziosa. Mi segno sul taccuino gli esempi». De Mauro: «Ecco, prendiamo Cossiga, si potrebbe usare una trascrizione fonetica, semplificatrice». Hua: «Dica senza impaccio». De Mauro (disinvolto): «Si scrive Cossiga e si legge Craxi. è più facile». Hua: «Giusto, si risparmiano due lettere. Vorrei adesso sapere la nuova grafia degli altri ministri». De Mauro (parlando sempre a nome del gruppo di specialisti): «Il ministro dell'Interno Rognoni si legge Pecchioli». Hua: «Tu guarda 1 misteri della fonetica». De Mauro: «Il ministro della Pubblica Istruzione Valitutti, secondo il nuovo prontuario, si leggerà Trombadori». Hua (tra sé): «Questa non l'avrei mai detta». De Mauro: «La trascrizione corretta di Evangelisti sarà Anlasi. Il nome di Malfatti si leggerà Signorile, il nome di Andreatta Napolitano, il nome di Pandolfi Barca e via di seguito». Hua (scrivendo tutte le nuove pronunce): «E' una proposta straordinaria. Vi renderete conto che applicarla sarà dura, come per noi lottare contro la banda dei quattro». De Mauro: «La linguistica prima di tutto». Hua: «In questo modo tuttavia all'estero potranno pensare, data la curiosa trascrizione dei nomi, che voi abbiate un governo di sinistra, che ci sia stata l'alternativa di governo». De Mauro (sinceramente): «E' vero, potranno pensarlo». Hua (pensieroso): «Però caraterebbe la pronuncia del nomi famosi, ma non i personaggi famosi che li portano». De Mauro: «E' l'unico difetto della linguistica. D'altra parte anche in Cina Mao Zedong è sempre Mao Tse tung, eppure sembra quasi che il suo famoso pensiero sia cambiato. Chissà che anche in Italia...». Hua (battendo allegramente le mani): «Voi italiani siete fantastici, siete più capziosi e furbi dei cinesi, è tutto detto. Posso farle tanti auguri per la vostra rivoluzione fonetica?». (Ecco perette Hua sorrideva in quel modo alla partenza. Pensava a De Mauro e ai suoi amici linguisti). Ili