Aumenta la terra di nessuno l'agricoltura cerca vìe d'uscita di Mario Salvatorelli
Aumenta la terra di nessuno l'agricoltura cerca vìe d'uscita L'aiuto può venire dall'industria e dalla cooperazione Aumenta la terra di nessuno l'agricoltura cerca vìe d'uscita Oltre quattro milioni di ettari fertili, in Italia, sono stati abbandonati dal nostro inviato speciale CASERTA — Oltre quattro milioni di ettari di terreni fertili sono già stati abbandonati in Italia o sono in procinto di esserlo per l'eccessiva frantumazione della proprietà agricola. La superficie media attuale delle nostre aziende agricole è di tre ettari e mezzo, quindi questa terra che è già diventata, o sta per diventare di nessuno», corrisponde a oltre un milione di fattorie in grado di dare lavoro a ben piii del milione e mezzo, o dei due milioni di disoccupati attuali. Questa è la «nuova frontiera* dell'agricoltura italiana, che deve essere conquistata. E lo potrebbe, lo potrà essere con la cooperazione. L'ha affermato il convegno che si è svolto ieri nel «Real sito* di Carditello, una stupenda residenza di caccia dei Borboni. Il convegno aveva per tema: Aziende cooperative e agricoltura di gruppo per lo sviluppo delle aree interne», e nelle relazioni si è fatto un primo censimento di queste cooperative di cui ne risultano ■ufficialmente* 847, con 72 mila soci e 120 mila ettari. Ma ce ne sono almeno altre 5 mila, che, non raggiungendo il minimo di nove soci previsto dalle leggi, sono considerate come appartenenti alla «cooperazione sommersa». La definizione è di moda, ma in questo caso, al contrario dell'economia sommersa, non indica evasori dagli oneri fiscali e previdenziali, ma forme spontanee di collaborazione, che deve essere aiutata in questo sforzo di ridare al paese, in condizioni di piena produttività, questi milioni di ettari di terreno fertile, prima che sia troppo tardi. Un Paese come il nostro, che si avvicina ai 60 milioni di abitanti (siamo più di 57 milioni) e che registra nei conti con l'estero un disavanzo agricolo-alimentare prossimo a quello petrolifero, non può aggiungere ai sei milioni di ettari già abbandonati, altri quattro milioni, se non vuole limitarsi a sopravvivere, ma intende proseguire sulla strada dello sviluppo economico e sociale. Questa esigenza è stata sottolineata dal senatore Giuseppe Medici, protagonista del convegno nella sua qualità di presidente dell'Accademia nazionale di agricoltura. Ma Medici è anche presidente della Montedison, e in questa sua veste non ha potuto sottrarsi, nella conferenza stampa svoltasi durante il convegno, alla nostra domanda sulla collaborazione tra industria e agricoltura in questa riconquista delle terre agricole. «Senza collaborazione con l'industria — ci ha risposto Medici — l'agricoltura razionale non si realizza. Già Carlo Cattaneo diceva che l'agricoltura nasce nelle città. Perché la razionalità, e con essa la massima produttività, quindi la convenienza economica dell'agricoltura si raggiungono con la meccanizzazione, con i fertilizzanti, con gli antiparassitari, come dimostra il fatto che in certe zone la resa dei cereali è salita da 10 a 100 quintali per ettaro». Ma oggi la meccanizzazio- ne, e gli impieghi dei prodotti più idonei ad aumentare la produttività di un'azienda agricola richiedono investimenti per centinaia di milioni, una spesa che un singolo proprietario difficilmente può affrontare. E' da queste cifre che scaturisce la necessità di una cooperazione, aiutata e sostenuta anche dai consigli, dagli interventi di professionisti, sul piano del know-how, cioè dell'utilizzazione delle più moderne conoscenze tecniche. «I mezzi finanziari — ha aggiunto Medici — ci sono. Sono enormi le somme disponibili, e non utilizzate, a livello di Regioni, di Stato italiano, di Comunità europea. E' questa la strada da battere, tenendo anche conto del fatto che salvando i terreni agrìcoli montani e collinari si protegge la pianura, devastata da ricorrenti alluvioni per la progressiva scomparsa di chi aveva cura della periodica pulizia dei fossati e del rafforzamento dei terreni». Mario Salvatorelli
Persone citate: Borboni, Carlo Cattaneo, Giuseppe Medici
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