La stretta del credito frena anche la locomotiva tedesca di Tito Sansa
La stretta del credito frena anche la locomotiva tedesca Malumori dopo l'aumento del tasso di sconto dal 5 al 6% La stretta del credito frena anche la locomotiva tedesca BONN — L'aumento del tasso di sconto in Germania (dal 5 al 6 per cento) deciso una settimana fa dalla Banca Federale fa già sentire i suoi risultati, che vengono considerati negativi tanto dal governo quanto dalle banche, dall'industria e dai sindacati. Alla Borsa di Francoforte, che è il termometro congiunturale del Paese, i titoli sono ribassa' ti anche ieri, toccando un minimo mai raggiunto quest'anno. Un segno di sfiducia, caratterizzato da una crescente offerta. Ad aumentare la sfiducia è venuto il rapporto mensile del ministero dell'Economia, dal quale risulta che nel bimestre agosto-settembre le commesse all'industria sono lievemente aumentate (del 2 per cento) ma soltanto grazie alle ordinazioni dall'estero. In particolare sono venute a mancare dal mercato interno le commesse di beni di investimento (meno 1,6 per cento) e di beni di consumo (meno 2 per cento). «Gli stranieri — ha detto un esperto — sono il nostro sostegno». Che il treno congiunturale tedesco avesse rallentato la propria marcia lo avevano constatato già due settimane fa i cinque istituti di ricerca economica, nella loro relazione autunnale. Avevano raccomandato alla Bundesbank di non fare nulla e soprattutto di non appoggiare il piede sul freno del credito. Ma Otmar Emminger (che a fine anno andrà in pensione) e il consiglio centrale della Banca Federale non hanno dato retta agli esperti e hanno alzato il costo del denaro pur di frenare l'inflazione. Al ministero dell'Economia e negli ambienti finanziari di Francoforte si constata ora che la politica restrittiva del credito rischia di avere gravi conseguenze per il tenore di vita e l'occupazione proprio nel 1980, anno di elezioni. Le grandi banche hanno deciso di aumentare di mezzo punto (dal 3,5 al 4 per cento) il tasso di interesse bancario. Ne beneficiano solo i piccoli risparmiatori (che peraltro perdono, essendo il tasso di inflazione del 5,7per cento), ma ci rimettono soprattutto la piccola industria e l'edilizia, che sono costrette a pagare più caro il credito. Con il rincaro delle ipoteche, aumentano anche gli affittì e al piccolo risparmiatore viene tolto con la mano sinistra quello che le banche gli danno con la destra. In una congiuntura già ca¬ ratterizzata da una riduzione dei consumi privati (attribuita in primo luogo all'enorme aumento delle spese per il riscaldamento e per il carburante), l'aumento del costo del denaro — fanno notare gli esperti di Bonn, assai critici nei confronti della Banca Federale — comporta il rischio di fare -grippare» il motore dell'economia tedesca che già -batte in testa». La situazione potrebbe diventare più seria se i sindacati, che l'anno scorso hanno dimostrato grande disciplina e senso di misura e di reponsabilità. dovessero insistere per avere miglioramenti salariali dell'8 per cento (come hanno annunciato) per mantenere inalterato il potere d'acquisto delle masse. Per il momento la congiun tura tedesca è sostenuta dall'esportazione, nonostante la recente rivalutazione del marco. Ma a Bonn e a Francoforte nessuno si illude che possa durare per sempre, poiché quasi tutti i Paesi clienti dell'industria tedesca sono in difficoltà per pagare il petrolio greggio sempre più caro. Non è lontano il giorno — si teme in Germania — che non si potrà più fare conto sull'esportazione. Tito Sansa
Persone citate: Otmar Emminger
Luoghi citati: Bonn, Francoforte, Germania
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