Si è parlato anche del crack Sindona nell'assemblea dei cardinali a Roma

Si è parlato anche del crack Sindona nell'assemblea dei cardinali a Roma I porporati hanno chiesto chiarimenti sul deficit delle finanze vaticane Si è parlato anche del crack Sindona nell'assemblea dei cardinali a Roma CITTA' DEL VATICANO — Da ieri le finanze della sola S. Sede, come bilancio generale, non sono più segrete per i 120 cardinali di tutto il mondo riuniti in Vaticano nell'Assemblea plenaria, la prima dopo quattro secoli, convocata da Papa Wojtyla per discutere i principali problemi di governo della Chiesa. Due relazioni, presentate nel giro di mezz'ora, hanno soddistatto in parte l'antica aspirazione dei porporati di aver svelato il secolare segreto. Al momento, il segreto rimane per l'opinione pubblica, malgrado le pressanti richieste dei giornalisti e una promessa che entro oggi si provvederà: vedremo se, per la prima volta, Giovanni Paolo II farà pubblicare un bilancio, come si proponeva Paolo VI-, poi dissuaso. Dice un prelato: «Sarebbe la migliore apologia della Chiesa, ritenuta ricchissima, mentre è povera e in difficoltà». Le notizie ufficiali si limitano a dire che presente il Pontefice, il card. Egidio Vagnozzi ha riferito, per dieci minuti e a titolo introduttivo, sull'attività della Prefettura per gli affari economici che presiede dal '69 quando Paolo VI la istituì con funzioni miste di ministero del Bilancio e Corte dei Conti. Il card. Giuseppe Caprio ha illustrato, per una ventina di minuti, lo stato dell'Amministrazione del patrimonio della Sede apostolica (Apsa) della quale è presidente da alcuni mesi. Infine, secondo l'ufficialità, il segretario di Stato, card. Agostino Casaroli, ha brevemente «completato» le due relazioni che vanno considerate per una sola. Una quindicina di porporati sono intervenuti fra le 10,30 e le 11,30 chiedendo chiarimenti e, dal pomeriggio di ieri a iiiiiiiiiiiiniiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiitiiiiiiiMiiiiiiiii stasera, dibattono il problema nei circoli linguistici. Poi presenteranno ben 18 relazioni, tre per ciascuno gruppo, all'assembela plenaria. In mancanza di tracce ufficiali, occorre affidarsi a fondate indiscrezioni. Il deficit annuale del '78 è di dodici miliardi per il solo bilancio della S. Sede che comprende la Curia romana e, parte delle attività vaticane, come i palazzi apostolici e altri uffici. Il bilancio esclude 11 Governatorato che è in attivo, «Propaganda Fide», l'Obolo di S. Pietro, la Fabbrica di S. Pietro, qualche altro ente e, soprattutto, il forte Istituto per le opere di religione (Ior), vera banca con sede in Vaticano, che amministra da duemilacinquecento a tremila miliardi, appartatemi però non alla S. Sede ma a Ordini religiosi e diocesi del mondo. Alcuni porporati hanno chiesto chiarimenti suirior, specie in rapporto al crack Sindona e Casaroli ha risposto che li avranno nel gruppi linguistici, trattandosi di materia delicata. Per Vagnozzi l'inflazione farà aumentare il deficit annuale della sola S. Sede dagli attuali dodici a diciotto miliardi nei prossimi anni. L'amministrazione del patrimonio della S. Sede gestisce con la «Sezione ordinarla» i beni immobiliari che rendono poco, con la «Sezione straordinaria» gli investimenti mobiliari (titoli, obbligazioni, azioni) in gran parte provenienti dal miliardo in consolidato e 750 milioni liquidi versati nel '29 dall'Italia: ora sono valutati in 300-400 miliardi. Tuttavia, lo spostamento degli investimenti dall'Italia a altri Paesi, soprattutto gli Stati Uniti e l'area del dollaro, è risultato un cattivo affare dopo la flessione della moneta statunitense che si è rifletta sui redditi della S. Sede. I cardinali, invitati dal Papa, devono suggerire i rimedi per riportare il bilancio al pareggio, ma anche fare proposte per la nuova politica finanziaria che Giovanni Paolo II ha delineato parlando al S. Collegio dei compiti della Chiesa nell'evangelizzazione. Ha ammonito: «La Chiesa "ricca e libera" ha enormi debiti e impegni verso la Chiesa "povera e in costrizione", chiedendo maggior solidarietà». La prospettiva è legata al crescente sviluppo, anche demografico, dei cattolici del Terzo Mondo che, ormai, sfiorano con trecentoventi milioni la metà dei fedeli complessivi. Le chiese ricche, quindi, devono dare forti aiuti concreti, però attraverso il «Cor Unum», organo della S. Sede creato da Paolo VI Lamberto Fumo

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