Dal patto tra Orlando (Smi) e Lucchini nascerà nell'81 un impero dei metalli
Dal patto tra Orlando (Smi) e Lucchini nascerà nell'81 un impero dei metalli Dal patto tra Orlando (Smi) e Lucchini nascerà nell'81 un impero dei metalli TORINO — Quando nel 76 fece l'accordo con la Puk (Pechiney Usine Kuhlman), il gigante europeo del rame, tutti parlarono di «oligopolio». Orlando smenti le accuse e rispose che, poiché in Italia c'era scarsità di capitali, quella era una «strada obbligata». Ora che nella Smi è entrato Luigi Lucchini, il «re del tondino», tutti parlano della nascita di un «impero» dei metalli. Orlando non vuole smentire, ma potrebbe rispondere la stessa cosa: che i capitali, in Italia, non solo sono scarsi, ma sono anche costosi; quindi anche questa era una «strada obbligata». Il grande patto tra i due Luigi (Orlando e Lucchini) è stato siglato ufficialmente il 31 ottobre ed era stato preparato con cura da Luigi Landi, l'amministratore delegato della Banca Steinhauslin di Firenze. Così quando mercoledì scorso gli uomini del «re del, rame» italiano e i rappresentanti del più potente dei «tondinari* bresciani si sono trovati in assemblea, il cerimoniale non ha avuto intoppi: in meno di due ore è stato votato un consistente aumento di capitale della Smi (da 18,76 a 34,56 miliardi; 5,3 in forma gratuita, i restanti 10,5 a pagamento) e sono state poste le premesse per un altro aumento (5£ miliardi) entro il 31 ottobre 1981. In poco meno di un anno, insomma, il capitale della Smi, fermo dal 71, salirà a quasi 40 miliardi e Lucchini, a quel punto, potrà avere persino una quota maggiore del 10% di cui è già entrato in possesso. A meno che (ed è un'ipotesi che in Borsa trova parecchi riscontri) a quel punto non entri in scena un terzo •grande* della finanza: la Pirelli che ha forti interessi nella produzione di fili elettrici di rame (già oggi Orlando, attraverso la Smi, possiede pacchetti piuttosto consistenti sia della Pirelli & C, sia della Pirelli S.pA.). L'ingresso di Lucchini nella Smi è soltanto l'ultima, in ordine di tempo, di una girandola di operazioni che hanno visto per protagonista, nel '79, l'industriale bresciano. In pochi mesi, infatti, è entrato nella Illsa Viola (di cui possiede una quota importante la famiglia Orlando); dalla Falck e dalla Finsider ha acquistato i reparti Bisider dell'Atb di Brescia, pagandoli sette miliardi; insieme a un altro bresciano, Luigi Leali, s'è assicurato una quota consistente della Siderlucana, mentre ancora con gli Orlando starebbe trattando una partecipazione nella Broggi Izar. Il giorno precedente l'assemblea Smi, Lucchini è anche entrato nella Centrale. Ma il «colpo grosso», indubbiamente, l'ha fatto entrando nella Smi, un gruppo di rilievo (il secondo, in Europa, dopo la Puk) che controlla oltre il 50% della produzione italiana di rame e ora, con il duplice aumento di capitale, si appresta a rafforzare ulteriormente le sue posizioni sui mercati in ternazionali. Non solo, ma con questa manovra Orlando po¬ trà considerare definitivamente chiusa la complessa operazione di riorganizzazione del gruppo avviata nel 76 con l'accordo tra la Smi e la Tìm della Pechiney. In quell'occasione l'industriale toscano aveva creato una nuova società, la Metalli Industriali, in,cui aveva fatto confluire tutte le attività produttive nel settore del rame e gli stabilimenti della Tlm. Contemporaneamente aveva varato un complesso piano di ristrutturazione del gruppo, che oltre alla nascita della holding Smi, prevedeva anche un sostanziale recupero di produttività. Nel giugno scorso poi ha scorporato dalla Smi tutte le partecipazioni immobiliari della famiglia, che sono confluite nella Bresciana, una società a responsabilità limitata che ha aumentato il capitale a 13 miliardi. A quel punto, insomma, la Smi era ormai ripulita e Orlando era pronto ad aprire le porte al nuovo socio, Luigi Lucchini, il «re del tondino», che era già entrato nel settore del rame un anno prima, quando aveva comprato la Erede Gnuttì, che poi aveva tenuta ferma per dieci mesi perché il sindacato gli impediva di governarla come voleva. Cesare Roteati
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