Ai killer di Milano diedero un ordine «Nessuno dovrà scampare alla strage» di Susanna Marzolla

Ai killer di Milano diedero un ordine «Nessuno dovrà scampare alla strage» Dalla droga ai sequestri e al regolamento di conti sono tutte valide le ipotesi sul massacro Ai killer di Milano diedero un ordine «Nessuno dovrà scampare alla strage» Pare che gli assassini fossero 4: erano stati accolti nel ristorante «La strega» dopo Torà di chiusura e quindi come amici La polizia ritiene che presto verranno identificati - Per compiere l'eccidio hanno sparato complessivamente sedici colpi di pistola - L'inglese fra le vittime era ricercato a Londra nell'inchiesta sull'uccisione di un siciliano «cassiere» della mafia MILANO — A tre giorni dalla strage del ristorante «La strega» ipotesi e voci si accavallano: il movente (droga, sequestri), le vittime designate e quelle «innocenti», il numero dei killers. Tra i titoli a tutta pagina dei giornali e i continui «si dice», ad andare cauti sono proprio i dirigenti della questura. «JVon possiamo escludere nessuna ipotesi-, continua a dire il dottor Pagnozzi, capo della Squadra Mobile. Però qualcosa in più si è riusciti a stabilire. Innanzitutto è certo che l'ora del delitto va collocata almeno dopo le due di notte. C'è a questo proposito anche la testimonianza del pianista. Ha raccontato infatti che all'una e trenta ha smesso di suonare, ha ricevuto il suo compenso (veniva pagato ogni sera, circa 25 mila lire) e se n'è andato lasciando nel locale solamente la giovanissima padrona, Maria Patruno, e la cuoca, Teresa Sabbioneta. Prima di lui erano usciti anche gli ultimi clienti, rima-, sti nel locale-bar a bere e cantare. E poco prima se n'era, andato pure il titolare, Antonio Prudente: doveva accompagnare a casa della madre il fratello Michele, quello che, poco più di dodici ore dopo, preoccupato perché il telefono continuava a squillare a vuoto, è andato a «La strega» e ha trovato gli otto cadaveri. Dopo l'una e trenta il risto- rante si popola di nuovo: torna Antonio Prudente, (chiamato da tutti Tonino), arrivano i due sudamericani, Riccardo Gàrtibito e Hector Martinez Leotti, con William Kevin Jonesj il loro amico inglese. Avevano passato insieme la seratafin una sala da bowling: c'erano anche la mo- glie e il figUo (otto anni) di Garabito e la fidanzata di Leotti. Poi avevano accompagnato a casa le donne e il bimbo e avevano deciso di «fare una spaghettata» a «La strega». Se oltre alla spaghettata l'obiettivo fosse anche un incontro d'affari non è ancora possibile dirlo. tatuasi alla stessa ora in cui la compagnia lascia il «bowling», Giuseppina De Liguoro esce da una sala da ballo. Ha chiesto al proprietario di chiamarle un taxi ma, mentre sta per salire si accosta una «Mercedes». Dentro c'è Luigi Gava, un suo amico. Le chiede di andare con lui a finire la serata a «La strega» : la donna accetta, paga il taxi e va con l'amico verso via Moncucco. A «La strega» arrivano dunque le vittime. E arrivano anche gli assassini. Conosciuti da Prudente, senz'altro. Alle due il locale chiude; si suona il campanello e si apre solo agli amici. Amici i killers lo erano, almeno quanto bastava a poter ordinare a quell'ora un piatto di fettuccine che Teresa la cuoca, da brava ferrarese, preparava con le sue mani. Quanti erano i killers? Anche su questo punto in questura non si sbilanciano. «Almeno due', dice il dottor Pagnozzi. Lo confermano i piatti di pasta lasciati a meta con la forchetta nel piatto, segno di un'alzata improvvisa, per sorprendere le vittime; lo confermano i colpi sparati, sedici come minimo. Ma forse erano anche quattro, come starebbero a testimoniare gli altri due piatti pieni di fettuccine. In questura dicono che tra «voci» e confidenze sarà possibile individuare presto l'ambiente da cui provengono e forse anche i loro nomi. Più difficile, se non impossibile, sarà trovare le prove che pos¬ savasudptaqphqmtiHQbinAdAmpsEnaAnOdazteggnfgngr sano trascinarli in carcere. Certo che gli assassini avevano due ordini precisi: nessuno dei possibili testimoni doveva sopravvivere; la scoperta della strage andava ritardata il più possibile. Per questo hanno chiuso la porta principale e la saracinesca, hanno spento le luci, come quando il locale veniva normalmente chiuso, e sono usciti dalla porta secondaria. Hanno lasciato otto morti. Quanti di loro per caso? Probabilmente cinque. Secondo il dottor Pagnozzi, infatti, la vittima certa era Antonio Prudente, colpevole di voler salire troppo in alto nel giro della malavita. 'Lascia però perplessi — ha aggiunto il capo della mobile — il fatto che lo abbiano ucciso quando nel locale c'era tanta gente. Quindi è possibile che con lui volessero eliminare anche i sudamericani (legati ad elementi sospettati per 11 sequestro di Marcella Boroli ndr) e che abbiano scelto il momento in cui si trovavano tutti insieme'. Una notizia arrivata da Londra getta però una nuova luce su Kevin Jones: in libertà provvisoria per rapina, era cercato da Scotland Yard per essere interrogato sull'assassinio avvenuto l'agosto scorso nell'Essex del siciliano Joe «Tubby» Turone, noto come «cassiere» della mafia, presso la collettività italiana nell'area soprattutto dei braccianti agricoli. Una notizia che non ha trovato conferma, per ora, a Milano ma che se vera legherebbe ancora di più il gruppo di stranieri morti a «La strega» con la malavita internazionale. In attesa che l'autopsia e le perizie balistiche possano chiarire come è avvenuta la sparatoria, la polizia continua nella ricerca di elementi utili. Ieri, in una scatola di segatura usata per le pulizie, è stata trovata una bustina con 50 grammi di anfetamina. Ma che nel locale di via Mancucco circolasse droga, è un fatto che non ha stupito nessuno. Susanna Marzolla Milano. Una veduta esterna del ristorante «La Strega» di via Moncucco, dove è avvenuta la strage (Telefoto Associated Press)

Luoghi citati: Londra, Milano, Sabbioneta