Tra pene di morte e omicidi

Tra pene di morte e omicidi RAPPORTO DI «AMNESTY» SULLE ESECUZIONI GIUDIZIARIE E NO Tra pene di morte e omicidi Tra i tanti paradossi del nostro tempo, uno del più vistosi consiste nella coesistenza di un atteggiamento aperto e addirittura permissivo verso 11 comportamento dell'uomo accanto al perdurare e addirittura all'inasprirsi di un at- teggiamento persecutorio, che spesso conduce alla soppressione dell'individuo. Questi contrastanti orientamenti oggi sembrano divergere più che mai, un'evoluzione che ha indotto Amnesty International a raccogliere molti dati agghiaccianti in uno studio sulla pena di morte, pubblicato recentemente a Londra (The Death Penalty, Amnesty International Report, pag. 206). Si tratta di una ricerca, la prima del genere, che per integrare delle informazioni finora 'sporadiche e incomplete» si estende a 155 Paesi nel tentativo di tracciare in ogni singolo caso un resoconto della situazione. L'impresa non è riuscita del tutto, poiché «la censura, le esecuzioni segrete, la reticenza dei governi sull'argomento della pena di morte (in particolar modo quando è inflitta per crimini politici) rendono difficile il controllo dell'uso della pena capitale nel mondo». Perfino la situazione legale non sempre si è potuta precisare, e non tutte le ambasciate di Londra hanno mandato risposte esaurienti all'inchiesta promossa da Amnesty International. L'organizzazione si è dovuta contentare quindi della documentazione disponibile per ogni Paese a partire dal 1974. Si apprende cosi che in venti Paesi — tra cui i cinque Paesi scandinavi, l'Austria, la Germania federale, 11 Portogallo e il Lussemburgo — la legislazione non prevede la pena di morte per nessun tipo di rea¬ to. In altri dodici Paesi — tra cui il Canada, l'Inghilterra, Israele, l'Italia, Malta, l'Olanda, la Spagna, la Svizzera — la legislazione prevede la pena di morte unicamente per crimini militari o riguardanti la sicurezza nazionale. In Australia, in America e nel Messico alcuni Stati delle federazioni hanno mantenuto, altri hanno abolito la pena capitale. Nei rimanenti centoventi Paesi, tuttavia, la pena di morte si applica ai crimini militari come ai reati comuni. Qui figurano 11 Belgio, la Francia, la Grecia, l'Irlanda, i sette Paesi del Patto di Varsavia, l'Albania, la Jugoslavia, la Cina, Taiwan, i Paesi asiatici e molti Stati africani. Il Rapporto di Amnesty International precisa inoltre che in 29 Paesi — tra cui l'Ungheria, la Romania, il Giappone — la pena di morte non dipende dalla decisione delle autorità, ma è esplicitamente obbligatoria (»mandatory») per determinati delitti. Altri dati Incupiscono 11 quadro: in alcuni Paesi, come l'Urss e la Jugoslavia, la lista dei crimini passibili della pena capitale si è recentemente allungata, durante gli ultimi dieci anni più di 7500 persone vennero condannate a morte, 5000 furono giustiziate, in duemila casi si trattava di reati politici, e in quello stesso periodo più di 500 mila persone caddero vittime di omicidi politici. Ancora più preoccupante è 11 fenomeno delle esecuzioni extra giudiziarie, commesse, con la tacita connivenza dei governi. DI fronte a una situazione cosi drammatica, Amnesty International, contraria, come stabilisce il suo statuto, alla pena di morte, ha iniziato ora una vasta campagna abolizionista, apertasi a Roma con una conferenza stampa. Oltre al presidente della sezione italiana Cesare Pogliano, giuristi e deputati hanno definito «crudele, inumana, degradante» e irreversibile la pena capitale, che per giunta appare priva di ogni efficacia come deterrente, e dotata Invece di un carattere punitivo, in contrasto con l'orientamento moderno, volto alla rieducazione e al ricupero del delinquente. LiaWainstein

Persone citate: Cesare Pogliano