Carter convoca il Consiglio di Sicurezza di Ennio Caretto

Carter convoca il Consiglio di Sicurezza Carter convoca il Consiglio di Sicurezza DAL NOSTRO CORRISPONDENTE NEW YORK — L'occupazione dell'ambasciata e dell'Istituto di cultura americani a. Teheran e dei due consolati di Tabriz e di Shiraz segna il punto più basso degli incerti rapporti tra gli Stati Uniti e l'Iran. Il presidente Carter, che all'alba di domenica aveva ordinato la costituzione di una task force, ossia un gruppo d'emergenza al Dipartimento di Stato per seguire la crisi ora per ora, ha ieri indetto una riunione del Consiglio di sicurezza nazionale, e si è, messo in contatto con il premier britannico Thatcher (anche l'ambasciata inglese nella capitale iraniana è stata invasa dai dimostranti). Due gravissimi problemi si presentano al presidente: come evitare che la crisi precipiti, e quindi come liberare gli ostaggi, senza accedere alla richiesta di rimandare lo Scià in patria per farlo processare, e come salvare le relazioni con l'Iran, senza arrivare a una prova di forza, e perdere le forniture di petrolio, che rappresentano il 5 per cento delle importazioni americane. Le decisioni del Consiglio di sicurezza nazionale non sono ancora state rese note. Il Dipartimento di Stato, il cui gruppo d'emergenza è in costante contatto telex e telefonico coll'incaricato d'affari americano a Teheran, Bruce Laingen, e con gli studenti che occupano l'ambasciata, ma non con gli ostaggi, ha confermato di aver avuto una duplice rassicurazione: che gli ostaggi il cui numero sarebbe di 60, forse 100 persone, •sono in buona salute... Non hanno subito alcun sopruso., e che il governo iraniano «/a^ rà il possibile, per ottenerne la liberazione. «Abbiamo parlato al telefono con gli studenti—ha. detto il portavoce — e con Laingen, che domenica, per caso, durante l'assalto all'ambasciata si trovava al mi nistero degli Esteri a colloquio col ministro Ibrahim Yadzi.. Yadzi ha lavorato e studiato per quasi 20 anni negli Stati Uniti, possiede anche il passaporto americano, e ha ancora la famiglia a Houston. L'atteggiamento del Dipartimento di Stato, e il riserbo della Casa Bianca, della quale il Consiglio di sicurezza nazionale costituisce l'organismo più importante, indicano che il presidente Carter preferisce attenersi per ora alla strategia dell'attesa e della tolleranza. Ma il suo tentativo di sdrammatizzare la crisi si scontra con una serie inquietante di dati: il governo americano ignora se e quanti ostaggi vi siano nell'Istituto di cultura e nei due consolati, e non può comunicare con loro; il ministro degli Esteri Yazdl e il premier Bazargan, nonostante le rassicurazioni, si sono pubblicamente pronunciati (forse vi sono stati costretti) a favore dell'occupazione dell'ambasciata; l'ayatollah Khomeini, dopo aver incitato gli studenti alla lotta contro .il grande Satana., ossia gli Stati Uniti, ha inviato il figlio ad appoggiarli, almeno a quanto sembra; e a Washington l'incaricato di affari iraniano, Ali Agah, ha asserito che .il governo è d'accordo con la richiesta popolare che gli Stati Uniti rimandino indietro lo Scià prima che gli ostaggi vengano liberati.. La strategia dell'attesa e della tolleranza si basa sulla consapevolezza che tra il potere religioso e temporale di Khomeini e il governo iraniano, su questa come su altre questioni, esistono profondi contrasti. In pratica, il presidente Carter punta tutto sulla speranza che Yazdi e Bazargan non vengano obbligati a chiedere l'estradizione ufficiale dello Scià, ma riescano a far prevalere la ragione e lo Stato sull'estremismo e l'anarchia. E' una puntata arrischiata, ma non esistono alternative. Il portavoce del Dipartimento di Stato, Hodding Carter, ha fatto chiaramente capire che gli Stati Uniti non possono cedere al ricatto «Respingiamo la richiesta di estradizione dello Scià avanzata dagli studenti iraniani ha detto —. E' sema fonda mento, e gli studenti non rap presentano il governo iraniano.. Ha quindi aggiunto che lo Scià .è a New York per ra gioni uanitarie... perché gra veniente ammalato, e che gli Stati Uniti non hanno inten zione di revocargli il permesso di soggiorno. Se il confronto finale non potesse essere evitato, quasi certamente gli Stati Uniti difenderebbero lo Scià, e l'Iran sospenderebbe le sue esportazioni di petrolio. .Tra i nostri due paesi — ha osservato significativamente Hodding Carter — non esiste trattato di estradizone.. Sarebbe logica, a questo punto, la rottura dei rapporti diplomatici. Washington non ha più mandato un ambasciatore a Teheran dallo scorso marzo, quando Sullivan fu ritirato dopo il primo e più sanguinoso assalto all'ambasciata, nel quale un marine fu gravemente ferito, e un altro fatto prigionie' ro. Alla rottura il presidente Carter è però contrario sia per motivi politici che per la posizione strategica dell'Iran nel Golfo Persico. Carter è sottoposto a pesanti pressioni dai .falchi., che lo accusano di non aver sostenuto lo Scià quando .l'ordine poteva veni re imposto in Iran.. Ennio Caretto

Persone citate: Ali Agah, Bruce Laingen, Ibrahim Yadzi, Khomeini, Laingen, Sullivan, Thatcher, Yazdi