A Ivrea con lo scacchista sovietico che gioca 36 partite "in simultanea,, di Luciano Curino

A Ivrea con lo scacchista sovietico che gioca 36 partite "in simultanea,, In tre ore Czehkovsky ha vinto 35 gare e ne ha pareggiata una A Ivrea con lo scacchista sovietico che gioca 36 partite "in simultanea,, Molti i giovani tra gli avversari dell'ingegnere siberiano, che si è aggiudicato gli ultimi campionati dell'Urss - Il record della specialità appartiene allo svedese Stahlberg; nel 1942 incontrò 400 avversari, sconfiggendone 362 DAL NOSTRO INVIATO SPECIALE IVREA — Il grande maestro sovietico Czehkovsky ha giocato, l'altra sera, nella sala consiliare del Municipio, una «simultanea» su trentuno scacchiere. Cinque avversari hanno abbandonato dopo poche mosse e il loro posto è stato preso da altri sfidanti. Sicché Czehkovsky ha giocato 36 partite. Ne ha vinte 35 e una l'ha pattata. Tutto questo in poco meno di tre ore. Una simultanea — un uomo solo contro decine di avversari — è uno spettacolo che sa di prodigioso. E' sempre stupefacente la sicurezza del campione che passa rapido da una scacchiera all'altra tra i lunghi tavoli disposti in quadrato. Gli avversari sono di diversa età, studenti, impiegati, operai, professionisti. Ognuno ha parecchio tempo per riflettere: il tempo impiegato dal campione sulle altre trenta scacchiere. A ognuna Czehkovsky deve ogni volta riprendere visione di quel gioco che è sempre diverso, esaminare la sua posizione e quella dell'avversario, decidere la mossa prevedendone gli sviluppi e le conseguenze. Quasi sempre la sua risposta è fulminea. Guardandolo, si pensa che è come se leggesse simultaneamente trentuno libri. In fretta una pagina del primo libro, una pagina del secondo e cosi fino a leggere una pagina del trentunesimo e subito passa a leggere la seconda pagina del primo libro, lasciato aperto, e avanti: una pagina per volta dei trentuno libri senza perdere il filo ma avendo ben presenti, sempre, tutte le diverse trame. E trentuno scacchiere non sono nemmeno troppe per una simultanea. Qual¬ che anno fa, a Tivoli, il grande maestro italiano Mariotti giocò su 84 scacchiere. Pini dopo sette ore con 72 partite vinte, 10 pareggiate, 2 perse. Il record della specialità appartiene al grande maestro svedese Stahlberg: nel 1942 a Buenos Aires giocò contro 400 avversari in una simultanea che si protrasse per 36 ore consecutive e terminò con il risultato di 362 vittorie, 24 sconfitte e 14 patte. Vitalij Czehkovsky, un ingegnere siberiano di 35 anni, con 2560 punti Elo è uno dei venti più forti scacchisti del mondo. Ha vinto gli ultimi campionati dell'Urss, a pari merito con Michajl Tal, che dopo Fischer è forse il giocatore più geniale. Czehkovsky appartiene alla «generazione intermedia» dello scacchismo sovietico e partecipa al torneo interzonale per il Campionato del mondo. L'altra sera ha giocato contro 36 avversari: avrebbe potuto giocare contro 11 doppio o il triplo, solo che gli sarebbe occorso più tempo. Più della metà dei suoi avversari erano giovanissimi (anche ragazzini di dodici anni) di Ivrea e venuti un po' da tutto il Canavese. Da qualche anno sono sempre più numerosi i ragazzi ai tornei, alle manifestazioni scacchistiche. «E' una buona cosa, gli scacchi sono una ginnastica mentale che abitua alla riflessione ed educa al senso di responsabilità», dice il signor Manina, presidente de «La Scacchistica» di Ivrea. Nell'Unione Sovietica, nei paesi dell'Est e in altre nazioni gli scacchi sono un insegnamento scolastico. Un gioco educativo e formativo. Qualche anno fa un insegnante torinese, il professor Tumolo, scelse il gioco degli scacchi come materia sussidiaria nella sua scuola perché «i ragazzi giocando a scacchi esercitano la loro capacità di riflessione e sfogano nel modo migliore l'istinto competitivo che li anima a questa età. Per superare gli antagonisti ricorrono all'arma sottile dell'intelletto e non hanno modo di ricorrere alla violenza». Tutti sconfitti i ragazzi, l'altra sera, tutti emozionati e lieti di avere giocato con un grande maestro. La prima «vittima» di Czehkovsky è stato un giovanotto pieno di buona volontà venuto con un manuale sulle aperture, ma che ha ceduto all'ottava mossa. Rapidamente il numero degli avversari si è ridotto. Sono rimasti i migliori, aiutati dai consigli del padre, degli amici, di altri giocatori che avevano dovuto abbandonare, così che le loro mosse venivano sovente dopo un consulto. Meno scacchiere per il grande maestro, ma con situazioni più chiuse ed impegnative. Comunque la resistenza durava ancora per un paio di mosse, tre o quattro al massimo, poi lo sfidante faceva cadere il suo Re, in segno di resa, e stringeva la mano al campione. Soltanto il Re del signor Giovanni Villa di Vische Canavese è rimasto in piedi, superstite in una partita patta. E il grande maestro è stato il primo a tendere la mano per una sportiva stretta. Un lungo applauso a Vitalij Czehkovsky. E' stata una bella serata, come se ne vorrebbero tante. Uno scrittore, Manlio Cancogni, sostiene che gli scacchi mettono alla prova la saldezza dei nervi di un uomo, la sua memoria e la sua immaginazione, la tenacia e il gusto per il rischio e « la sua capacità dì portare a fondo un'azione quando l'ora sia suonata, fino alla fine, sema tentennamenti né scrupoli». Luciano Curino

Persone citate: Fischer, Giovanni Villa, Manina, Manlio Cancogni, Mariotti, Pini, Tumolo, Vitalij Czehkovsky

Luoghi citati: Buenos Aires, Ivrea, Tivoli, Unione Sovietica, Urss, Vische