Capolavori d'arte in cambio di ostaggi di Masolino D'amico

Capolavori d'arte in cambio di ostaggi SI DISCUTE SULLA NUOVA MCCARTHY; VALE PIÙ' UN UOMO O UN QUADRO? Capolavori d'arte in cambio di ostaggi LONDRA — «Se in un incendio dovessi scegliere fra salvare un Rembrandt o un gatto, sceglierei il gatto*, diceva Anouk Aimée nel più famoso film di Lelouch, citando Oiacomettl e le sue parole di fiducia nella vita e nel suo trionfo sull'arte. Ennio Flaiano in seguito si sarebbe dichiarato d'accordo sul gatto, meno sul principio. «E fra un Rembrandt e un agente delle tasse? Fra un Rembrandt e un presentatore televisivo?». Un dilemma analogo è al centro dell'ultimo e già tanto discusso libro di Mary McCarthy, Cannibals and Missionarìes (pubblicato contemporaneamente in America da Harcourt Brace Jovanovich, pp. 250 $ 10.95, in Inghilterra da Weindenfeld and Nicolson, pp. 369 L. 5.95): è 11 romanzo che la sessantasettenne autrice del Gruppo stava completando la scorsa primavera a Roma, ospite dell'Accademia Americana, e la rapidità della sua uscita va messa certamente in rapporto con l'attualità della situazione trattata. Ossessionata, come ha dichiarato, dall'episodio avvenuto qualche anno addietro del meraviglioso Vermeer trafugato a Kenwood House da certi irredentisti irlandesi, e dal senso di orrore e di indignazione suscitato quando costoro cominciarono a inviarne per posta dei pezzetti alle autorità—senso di orrore e di indignazione, secondo la scrittrice, superiore a quello che avrebbe causato il sacrificio di autentici esseri umani — la McCarty ha immaginato una situazione abbastanza simile, proiettandola stavolta su scala mondiale. Vecchi miliardari Un gruppo di benintenzionati «liberali», quasi tutti americani — un paio di ecclesiastici, dei professori d'università, un senatore, una direttrice di collegio femminile, una giornalista, un deputato — sono in volo per Teheran, dove condurranno un'Inchiesta non ufficiale sulle carceri politiche dello Scià. L'aereo viene però dirottato da un commando misto di arabi, tedeschi e olandesi, e dopo una sosta in un aeroporto presso Amsterdam gli ostaggi vengono trasferiti in elicottero in una fattoria predisposta all'uopo. Durante l'operazione i terroristi hanno appreso che sull'aereo si trova, in prima classe, anche un gruppo di vecchi miliardari collezionisti d'arte, e, modificando il progetto originale, decidono di sequestrare anche loro. La fattoriabunker si trova cosi a ospitare oltre agli otto membri del comitato, primo obiettivo del raid, anche 1 collezionisti, nonché le hostess dell'aereo, 1 piloti dell'elicottero militare fornito dalle autorità olandesi per la seconda tappa, eccetera: un totale di ben ventotto prigionieri, affidati alla sorveglianza di otto terroristi. Le loro richieste sono ovviamente inaccettabili: oltre a denaro e alla libertà di prigionieri politici, è prevista addì-, rlttura l'uscita dell'Olanda dalla Nato, e la sua rottura dei rapporti diplomatici con Israele. Il capo del gruppo, Jeroen, olandese e artista fallito, ha comunque l'idea di costringere gli ostaggi milionari a farsi sostituire dai capolavori che posseggono. A malincuore, tutti ordinano di spedire 1 loro Cézanne, 1 loro Stubbs; solo Helen, proprietaria di un Vermeer incomparabile, si rifiuta: ma cambia idea quando per alcuni giorni le viene negato l'uso della toi lette. Altri elicotteri sbarcano dunque i capolavori, che vengono ammassati nella fattoria: i ricchi partono, i terroristi, ormai circondati dall'esercito e da migliala di curiosi, rimangono con i quadri e con i «liberali». Ma non c'è uscita dall'impasse, e alla fine Je roen, che si è invaghito della fanciulla ritratta da Vermeer, si fa saltare in aria con 1 tesori predati. Per un errore, nell'esplosione muoiono o vengono gravemente menomati anche quasi tutti i suoi compagni, e gli ostaggi; restano illesi soltanto i due membri più ottusi e filistei del comitato. Moltissima carne al fuoco, dunque. La struttura è quella del romanzo d'azione, basato sulla cronaca. C'è il destino dei tre gruppi — terroristi, milionari e «liberali» — clau;strofobicamente costretti a I guardare dentro se stessi in modo diverso. Ci sono i ritratti individuali, per la verità poco scavati; fra coloro che si comportano meglio spiccano il deputato olandese, il senatore americano (vanitoso, ma sveglio e sensato: molti hanno riconosciuto Eugene Me Carty), una giornalista ebrea, un vecchio gagà. Pungente ironia C'è, o ci dovrebbe essere, l'annunciato dibattito sull'in quietante presenza dell'arte nel nostro mondo tormentato. Ma forse proprio questo dibattito si presta a sostanziare la principale accusa che i primi critici hanno già cominciato a levare contro il libro, quella di evaslvità. La Me Carthy per bocca dei suoi personaggi pone dei quesiti: ha senso che delle opere d'arte siano in mano a dei privati che spesso non sanno goderle? E' dimostrato che qualcuno sia stato reso migliore dal possesso di un capolavoro? Ma d'altro canto: funzionano 1 musei? E' auspicabile l'atmosfera poliziesca che vi regna? Ora, a queste domande non è data risposta, cosi come non sappiamo dove stiano le simpatie dell'autrice riguardo alla questione, forse più tragica, della condizione di ingiustizia che rende frequenti azioni come quelle qui descritte. I terroristi sono per lo più ingenui, ignoranti, privi di sfumature, con l'eccezione del loro malinconico capo, il cui suicidio ha una certa grandiosità. Ma gli ostaggi non sono molto migliori; quasi tutti sembrano privi di un centro etico; e nessuno è nemmeno sufficientemente simpatico da incuriosire. Spesso la stessa McCarthy si annoia a dipingerli ; basta vedere come si anima appena parla, invece, del Vermeer. Agli esseri umani ella riserva la pungente ironia per la quale è soprattutto nota. Sennonché questa ironia sembra meno efficace di altre volte. E' che l'intero impianto narrativo, benché studiato con coscienza, non regge alla minima obiezione. I terroristi hanno imbastito un plano assurdo e senza sbocco. I vari ostaggi sono quasi tutti altrettanto inetti. Tutto questo era forse nei programmi, ma forse non in proporzioni tali da incrinare a ogni passo la credibilità della storia. D'altro canto l'intelligenza dell'autrice balena in molti particolari minori, e basterà senza dubbio a far discutere a lungo su questo libro curiosamente ambiguo. Masolino d'Amico

Luoghi citati: America, Amsterdam, Inghilterra, Israele, Londra, Olanda, Roma, Teheran