Irresistibile caduta dei miti tra i contestatori americani di Ennio Caretto

Irresistibile caduta dei miti tra i contestatori americani ANCHE LA STELLA DI FIDEL CASTRO SI E' OFFUSCATA Irresistibile caduta dei miti tra i contestatori americani DAL NOSTRO CORRISPONDENTE NEW YORK — A distanza di dieci giorni l'uno dall'altro, due dei leaders più carismatici del nostro tempo, papa Giovanni Paolo II e Pidel Castro, hanno visitato entrambi New York. Il primo ha parlato alle Nazioni Unite nel nome della Chiesa cattolica e per 1 diritti dell'uomo, da filosofo e teologo insieme: il secondo, nel nome dei Paesi non allineati e per la nutrizione del Terzo Mondo, da tribuno e politico. L'assemblea generale, gremita dai rappresentanti di tutti i suoi 152 Stati, ha tributato a entrambi un'Interminabile ovazione: a papa Giovanni Paolo II, ieratico nella sua missione, quale vicario di Cristo in terra e a Fidel Castro, umile nell'uniforme di guerrigliero se non nelle parole, quale esponente dei rivoluzionari e dei diseredati. Ma il responso di questa metropoli scettica, che vive forse un decennio più avanti del resto del mondo, è stato ben diverso nei confronti dei due leaders. Intorno a papa Giovanni Paolo II. simbolo della carità e della religione, si è raccolta con entusiasmo commovente, riempiendo le strade e gli stadi al suo passaggio. Verso Pidel Castro, non tanto nemico quanto esponente di una ideologia aliena, ha dimostrato o ostilità o indifferenza, organizzandosi in proteste quattro volte più numerose delle dimostrazioni di appoggio. Il pontefice era circondato di amore, pur nelle polemiche causate dalla severità della sua dottrina: il capo cubano di sfiducia, pur nella simpatia per certe sue posizioni. Queste reazioni sono state nette soprattutto nei giovani. Abbiamo seguito il pellegrinaggio di papa Giovanni Paolo II negli Stati Uniti prima, e la permanenza di Fidel Castro a New York poi. Dovunque ci siamo fermati, abbiamo visto centinaia di migliaia di ragazzi accorrere intorno al pontefice, in uno spontaneo abbandono che non si riscontrava più dai tempi di Woodstock, il concerto che li aveva mobilitati sulle colline del Berkshire nel '69. Il viaggio del capo cubano, nascosto da cordoni di poliziotti, si è svolto invece quasi nell'isolamento, i ragazzi lo hanno ignorato. Non abbiamo trovato traccia delle folle oceaniche che un decennio fa. inalberando cartelli con la sua effigie e quella di Che Guevara. sfidavano i presidenti Nixon e Johnson per la pace. Tra il santo padre e il rivoluzionario, o meglio tra ciò che essi rappresentano, i ruoli si sono invertiti rispetto alla gioventù americana. Dove il primo, negli inquieti Anni Sessanta, non suscitava passioni né incontrava consensi, il secondo raccoglieva proseliti, e per lo smantellamento del «sistema» dall'interno, e per le azioni di propaganda all'estero. Oggi avviene il contrario. Giovanni Paolo II incarna se non gli ideali, almeno le speranze della nuova generazione, mentre Fidel Castro smarrisce il suo fascino nelle delusioni e nella stanchezza. La gioventù americana lascia gli slogan contestatori per la preghiera, l'attivismo politico per la meditazione, la violenza e l'odio per la distensione e la fratellanza. Il fenomeno non è repentino né immotivato, e s'inquadra in un contesto sociale più ampio, di ritirata dalle polarizzazioni e dagli scontri diretti verso un dibattito più lento ma anche più approfondito. Per ciò che concerne i giovani, corona inoltre un distacco incominciato cinque o sei anni fa. con la catarsi della guerra vietnamita e dello scandalo Watergate, dai grandi miti della generazione precedente: l'assemblearismo, il comunismo, il '68 e via di seguito. Poiché i miti si esemplificavano nei leaders. Stalin e Mao Tze-tung, Ho Ci-minh e Fidel Castro, il generale Giap e Che Guevara, Angela Davis ed Elridge Cleaver, Bernadette Devlin e Rudi il Rosso, il distacco si concreta adesso nel loro rifiuto. Per gli americani diciottenni o ventenni, sono nomi dal significato nebuloso. Per ultimo Il mito di Castro è forse l'ultimo a cadere. Quello di Stalin crollò tempo fa. quello di Mao ha smesso di resistere con le «quattro modernizzazioni» della Cina di Hua Kuo-feng e Teng Hsiao-ping. alleata degli Stati Uniti contro l'Urss. e quello di Ho Ci-minh è naufragato con gli sventurati profughi che alla vita nel Vietnam hanno preferito la morte in mare. Fino all'ultimo, il rapo cubano è stato invece una bandiera: dell'indipendenza nazionale, dell'anticolonialismo, della lotta alle multinazionali, del no al razzismo. Sono state le sue incursioni armate in Africa al servizio dei sovietici a sollevare i primi dubbi. Oggi, le sue nobili parole sono «scatole vuote», come scrive 11 «Washington Post». L'ex segretario di Stato Kissinger, con cui la gioventù americana ha identificato tanto a lungo la matricejjmperialista del proprio Paese, attribuisce lo straordinario cambiamento alla «Realpolitik», all'evidenza cioè di situazioni che non lasciano spazio al romanticismo. Il sociologo Daniel Bell, forse l'interprete più acuto degli umori dei suoi connazionali, vi vede una sorta di riflusso storico. un'antitesi agli estremismi del periodo precedente. «Nelle vicende vorticose della nostra esistema — dice — la gioventù americana cerca un punto di riferimento che non ha scoperto nelle teorie della rivolta sanguinosa». Con la religiosità, dichiara, è riemerso il bisogno di valori tradizionali, collaudati, che si pongano al di sopra di ogni sconvolgimento. Alla demolizione del mito castrista hanno contribuito la vicinanza agli Usa e le violazioni dei diritti umani del regime. Oltre duecentomila rifugiati vivono a New York. Miami e nelle altre città. E si racconta di soprusi, incarcerazioni, un tempo anche condanne a morte per reati di opinione. E' noto il travaglio di molti intellettuali cubani, costretti al silenzio o all'ossequio. Le testimonianze dei simpatizzanti americani che ritornano dall'isola alimentano l'ostilità. Si riconosce a Castro il merito di aver sfamato il suo popolo, ma si disconosce il suo modello politico. «7 nostri diciottenni o ventenni — osserva il New York Times — «on possonopiù identificarsi col potere di Fidel. Percepiscono die è assolutista, e non possono condividerne le contraddizioni». Riflusso? Il riflusso è stato favorito altresì dalla caratteristica avversione culturale americana al marxismo. Nonostante tutto, gli Stati Uniti credono nel libero mercato e nel neocapitalismo, gli elettori esplorano la possibilità di una riforma non di una distruzione del sistema. Dopo tanti movimenti giovanili, uno «adulto» si sta ora diffondendo nel Paese, ed è il neo conservatore. L'America, che storicamente ha sempre rifiutato il leninismo e il trotzchismo. modificando persino il laborismo inglese, negli ultimi anni si è spostata a destra. I suoi idoli sono fondamentalisti, uomini che si richiamano alle origini, oppure sono segni di evasione, come John Travolta e Superman. L'impegno non si estrinseca più nel tormentato confronto con i partiti e con le istituzioni. Questa evoluzione o involuzione è palese anche nei protagonisti del '68. Se Bernadette Devlin in Irlanda è divenuta una madre di famiglia, e Rudy il Rosso cerca una sua collocazione tra la Francia e la Germania, negli Stati Uniti Angela Davis ha abbracciato l'ortodossia e Elridge Cleaver l'astensione. La «pasionaria nera», che insegna storia delle minoranze all'Università della California meridionale, è un dirigente del partito comunista, e tenta di coalizzare l'opposizione al sistema In un movimento socialista che si estenda al di là delle sinistre. L'ex leader delle pantere tiene conferenze in Canada e nel Mid West, ha un'attività commerciale, frequenta la chiesa, e si interessa del Terzo Mondo, mentre il suo successore rischia la galera per reati comuni. La via di casa I pochi che hanno trovato asilo all'estero, come Stokeley Carmlchael. che ha scelto l'esilio a Conakry, in Guinea, creando il partito panafricano rivoluzionario, sono in buoni rapporti col potere. Carmlchael frequenta l'ambasciata Usa e ammette che non rimpatria per non pagare un debito di 50 mila dollari al fisco. La stragrande maggioranza, specialmente quella rifugiatasi nei Paesi comunisti, ha da tempo ritrovato la via di casa, e scontato ogni pena che gli era stata inflitta. «Con qualche eccezione» conclude Daniel Bell » tutti si sono integrati». Sono scomparsi terroristi come i Weathermen e più tardi i Simbionesi. quelli che catturarono l'ereditiera Patty Hearst, mentre personalità come James Meredith. ferito nella famosa marcia per l'emancipazione negra del Mississippi, è diventato uomo d'affari prosperoso, e l'ex contestatore Julian Bond è assurto al Senato dello Stato della Georgia. Sui giovani, hanno più influenza oggi leaders quali Andrew Young. l'ex braccio destro di Martin Luther King, che ha retto per tre anni l'ambasciata all'Onu. Dove andranno gli «orfani» americani di questi e altri miti, come sono stati chiamati in Italia? Essi non hanno neppure più le certezze tecnologiche — computers. la conquista della Luna — che sorressero i loro padri. L'opinione di Bell è che dovranno impegnarsi innanzitutto nel recupero del sogno Usa. infranto dalla crisi del dollaro e dal boom dell'oro, dalla scarsità del petrolio e dalla caduta di prestigio della politica estera, dall'edonismo ed egoismo dilagante e dalla debolezza di Carter, impegnarsi dunque nel ripristino del pieno impiego, dell'etica puritana del lavoro, dell'unità della famiglia, della potenza nazionale. Ennio Caretto