Le merci fuggono da Caselle in camion dirette ad altri scali, anche stranieri di Gianni Bisio
Le merci fuggono da Caselle in camion dirette ad altri scali, anche stranieri Le merci fuggono da Caselle in camion dirette ad altri scali, anche stranieri L'amara denuncia degli spedizionieri a proposito del «caso Schenker», l'unica casa (ed è tedesca) autorizzata ad operare nel comprensorio aeroportuale C'è un aspetto della gestione aeroportuale Sagat che ha provocato un attrito con gli spedizionieri torinesi: l'unico magazzino privato esistente a Caselle nell'ambito del comprensorio dello scalo, è stato ceduto, in subconcessione, due anni fa. ad una casa di spedizioni tedesca, la Schenker. che fa partire solo una minima parte dei carichi dallo scalo torinese, pur utilizzandone i servizi doganali. In sostanza a Caselle vengono raccolte merci che dopo le operazioni di dogana, partono in camion per gli scali milanesi e soprattutto verso aeroporti oltre confine (Zurigo, Francoforte. Lione) più serviti dalle linee cargo che praticano tariffe pari alla metà o a un terzo di quelle italiane. Gli spedizionieri torinesi non hanno gradito che un concorrente temibile (la Schenker è una compagnia di livello europeo di tutto rispetto). inr di più non italiano, si sia installato in aeroporto, mentre a loro non è mai stato consentito di avere magazzini a Caselle, e soprattutto di utilizzarli per i transiti operando fuori dogana. I commenti sono duri: -La Sagat — dicono — vuole il nostro traffico, ma quando prende un ìniziativa die ci riguarda da ricino, di noi se ne infischia-. Un altro: .Siamo seccati soprattutto dopo che ci siamo sentiti dire che avevano chiesto il nostro parere, cosa mai avvenuta. Ciascuno di noi avrebbe avuto interesse di operare a Caselle-. E un terzo: -Ciascuno a casa sua fa quel che vuole, ma questo è stato un errore politico. Da sempre è stato negato agli spedizionieri privati di operare nel comprensorio aeroportuale. Poi ci siamo trovati di fronte al fatto compiuto-. Angelo Stella del direttivo associazione spedizionieri (Apsaci) riassume: .Primo: la Sagat non ha avvertito le aziende torinesi che la tengono viva. Secondo: se si radunano merci a Caselle. le si "opera " in dogana e poi si spediscono da altri aeroporti, la Sagat è anche beffata. In sede associativa abbiamo chiesto un maggior controllo perché le merci, "operate" in dogana a Caselle, da Caselle partissero. Come impongono a noi ogni giorno». Uno spedizioniere spiega: .Se per un qualsiasi motivo (burocratico o tecnico) non riusciamo a far partire un carico già "operato", non possiamo farlo proseguire via terra: siamo costretti a lasciarlo in aeroporto in attesa die parta. Quando si potrà. Perché la Sagat consente ad altri di farlo?-. Tutti gli spedizionieri fanno capire che il -caso Schenker. ha aperto una frattura con l'aeroporto, al di là delle lentezze, della poca flessibilità delle strutture e delle procedure di imbarco e di consegna delle merci. Gli operatori lamentano inoltre che a Caselle vi sia una burocrazia •più simile a quella statale che non a quella die dovrebbe avere una agile società privata, condotta con criteri commerciali». Le critiche investono anche le strutture fisiche dell'aeroporto. .Quando è stata realizzata l'aerostazione merci, nessuno ha pensato di interpellarne gli utenti. Così il magazzino è irrazionale, e la sua ubicazione infelice». In sostanza dall'inchiesta fra gli spedizionieri emerge la ragionevole richiesta di un miglioramento dei servizi: si chiedono correttivi di portala locale, razionalizzazioni, una maggiore elasticità nello scalo, una gestione più rispondente alle esigenze dell'utenza. Tutto ciò al di là di ogni pressione che la Sagat, soprattutto con l'attuale amministrazione, è impegnata da temilo a fare sul ministero dei Trasporti per l'eliminazione delle chiusure sui -charter merci-, allentamento del monopolio Alitalia e dei suoi riflessi negativi, elementi questi che investono però la politica nazionale. Gianni Bisio
Persone citate: Angelo Stella, Schenker
Luoghi citati: Francoforte, Lione, Zurigo
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