Bahro: «Anche Marx fu eurocomunista» di Tito Sansa

Bahro: «Anche Marx fu eurocomunista» INTERVISTA CON LO SCRITTORE DISSIDENTE SCARCERATO DALLA GERMANIA EST Bahro: «Anche Marx fu eurocomunista» Dice: «Se fossi in un Paese latino lo sarei anch'io, nei Paesi anglosassoni e nella Germania Federale mi direi un socialista di sinistra, in Francia non saprei» - Parla di Cardilo, Marchais, Berlinguer e del compromesso storico DAL NOSTRO CORRISPONDENTE BONN — «Se fossi in un Paese latino mi definirei un eurocomunista, nei Paesi anglosassoni e nella Germania Federale direi che sono un socialista di sinistra, in Francia non saprei*, afferma Rudolf Bahro. lo scrittore marxista condannato nella Germania Est per la sua critica al regime contenuta nel libro L'alternativa. E' stato amnistiato per il trentesimo anniversario della Ddr e a metà ottobre è venuto nella Germania Occidentale insieme con la famiglia. Sequestrato per una settimana dal settimanale Der Spiegel, al quale ha concesso la primizia di un'intervista esclusiva (in cambio di 55 milioni di lire, si dice, e Bahro non smentisce), lo scrittore ora è a disposizione della stampa straniera, gli premono soprattutto la francese,l'italiana e la spagnola, i Paesi dell'eurocomunismo. «Sono lieto, dice, di poter rivolgermi ai Paesi più importanti, dove esistono compagni con i quali desidero parlare*. Rudolf Bahro. ancora pallido per la lunga detenzione nel carcere di Bautzen, si considera un po' come un messia. Benché dica «voglio andare in Italia e in Spagna per imparare, per vedere come la sinistra socialista fa politica*, si capisce che gli preme spiegare agli eurocomunisti che cosa sia il «so¬ cialismo realmente esistente». E' disposto a fare conferenze «a condizione che esse non vengano sfruttate per una campagna che danneggi la distensione e che consolidi i bioechi esistenti». In Italia, in Spagna, in Francia, confessa Bahro, «non conosco nessuno, ho visto Berlinguer e Longo in fotografia». E nessuno dei notabili dei partiti comunisti si è finora fatto vivo con lui. Non una lettera, non un telegramma, non una telefonata, dopo che per più di un anno tutti avevano protestato contro la sua condanna e perorato la sua liberazione. Rudolf Bahro in prigione faceva comodo a tutti — gli faccio osservare —, Rudolf Bahro in libertà non serve più a nessuno. Le destre lo respingono perché è marxista, le sinistre non sanno che farsene delle sue teorie. Lo scrittore non trova parole, né per confermare né per contraddire. Forse comincia a rendersi conto di essere un nomade tra due mondi. Poiché parla con un giornalista italiano e uno spagnolo, Bahro insiste sull'eurocomunismo. Dice che «fa già sentire i suoi effetti» nella Repubblica democratica tedesca, in Ungheria, Cecoslovacchia, Polonia, dove il movimento di liberazione da Mosca è «già avviato». «Un po'a tutti i livelli, forse soltanto non tra i funzionari, molti compagni spe¬ rano, divorano i discorsi di Berlinguer, di Carrillo, condividono la tesi di Marchais sui diritti alla libertà indivi-, duale». Ma — domandiamo — che cosa possono fare i dissidenti e gli oppositori nella Ddr e negli altri Paesi? «Si trarrà di avviare un processo a lunga scadenza, di prepararsi, di elaborare le idee, risponde. Intanto possono leggere il mio libro. E' irreale basarsi su forze così deboli come "Charta 77" in Cecoslovacchia, è ne- cessario muovere quel potenziale per un "nuovo partito" che già esisteva nella Cecoslovacchia di Novotny nel '68 e che tuttora esiste in tutti i Paesi più industrializzati e progrediti dell'Est. Ci vuole tempo. Valga ciò che disse Lenin prima della rivoluzione del febbraio 1917: "Non sappiamo se lo vedremo". Il principio della speranza». Rudolf Bahro. che accetta di venire definito un «idealista», forse senza accorgersi di venir considerato un illuso, racconta di avere elaborato in carcere un manoscritto dal titolo Retroscena e orizzonte della strategia del compromesso storico. Dice: «Me l'hanno sequestrato e ora i funzionari della Ddr ne sanno più di me. Speriamo die gli serva». Gli sarebbe piaciuto pubblicarlo, perché crede nell'eurocomunismo, il «socialismo reale esistente in Occidente, inquadrato nella nostra civiltà. Anche Karl Marx. dice, era un eurocomunista». E il «compromesso storico» è. secondo l'idealista venuto dall'Oriente, «Tunica soluzione in grado di risolvere le contraddizioni sociali senza forzare gli antagonismi. Neanche Engels voleva dare l'assalto al Palazzo d'Inverno. Lo ahbiamo visto in Cile. Tutta la storia del dopoguerra ci ha mostrato che non bisogna rischiare il confronto, che porta soltanto a una polarizzazione. a una mobilitazione di forze rosse e brune. No, l'unica solu zione "occidentale" è un dialogo all'italiana tra sinistre e cattolici per vincere il mecca nismo regolatore del capitale monopolistico». Domandiamo a Bahro se consideri l'eurocomunismo un cavallo di Troia. La rispo sta si fa attendere. Dopo un silenzio che sembra intermi nabile, lo scrittore dice: «Visto da parte capitalistica è un cavallo di Troia, visto da parte nostra è una quinta colonna, come nella guerra di Spagna*. Ma si accòrge di avere detto troppo, e aggiunge subì to: «Sono sicuro che in Spa gna e in Italia è un orientamento basato sul terreno della civiltà occidentale, il contri buto delle sinistre per salvare questa nostra civiltà. Come nell'antica Roma, non è possibile salvare questa civiltà militarmente con le legioni né difensivamente con la costruzione di un limes. No. bisogna trasformare, rinnovare, rielaborare teoricamente questo grandioso concetto*. Che cosa intende fare Bahro. come vuole esporre e far diffondere le sue idee? In un «movimento*, dice, non in un partito. E coi comunisti tedeschi intende collaborare? «No., risponde subito, sono senza speranza*. Preoccupazioni finanziarie non ne ha. E' «a di sposizione*. Aspetta. Tito Sansa