Gassman nella Bottega dell'attore fa il maestro per non invecchiare

Gassman nella Bottega dell'attore fa il maestro per non invecchiare Ha presentato a Firenze la sua scuola di recitazione Gassman nella Bottega dell'attore fa il maestro per non invecchiare FIRENZE — Smagrito, col volto scavato. 11 profilo aquilino che pare ancora più pugnace (.Ho fatto una cura rapida, in due mesi ho' perso quindici chili, adesso col tennis va meglio»). Vittorio Gassman si staglia in tutta l'imponenza della sua corporatura da ex giocatore di pallacanestro sullo sfondo di un lussureggiante affresco mitologico, in una cupa saletta di Palazzo Vecchio. E' qui per presentare ai giornalisti la sua Bottega Teatrale, la nuova scuola di teatro per attori giovani e giovanissimi, di cui sarà per due anni almeno maestro e compagno. «L'idea della Bottega mi è nata la primavera dell'anno scorso, mentre recitavo al teatro della Pergola Affabulazione di Pasolini. Sullo stimolo degli amici fiorentini, ho deciso che avrei impiantato in questa città una bottega dell'attore, nella quale i giovani avrebbero potuto prendere dapprima confidenza coi "ferri", poi imparare il mestiere, e quindi affinare la loro arte, proprio come nelle; botteghe dei maestri artigiani del Tre-Quattrocento. Il Comune di Firenze. l'Ente Teatrale Italiano, al cui circuito distributivo fa capo la Pergola, si sono subito dichiarati entusiasti: ed ora stiamo per cominciare». Qual è il programma di lavoro del primo anno? «E' un anno di selesione e preparazione. Da un nucleo di trecento aspiranti, tutti romani, selezioneremo questo mese una sessantina di giovani. Altri ne sceglieremo qui a Firenze. Sei o sette di questi verranno chiamati a recitare nella prima parte dello spettacolo di quest'anno. Fa male il teatro. un atto unico per attore solo scritto da Luciano Codignola. Il primo tempo dello spettacolo sarà una versione pubblica concentrata di una selezione, appunto, di giovani attori. Immaginate una specie di happening pilotato di natura molto eterogenea, in cui alcuni giovani devono leggere, di- nanzi ad un vecchio attore, che sono io, e ad una sua collaboratrice, che sarà mia figlia Paola, una serie di testi, compiere certi esercizi vocali, gestuali, fisici. Con questo spettacolo andremo, lungo il circuito dei teatri gestiti dall'Eti. a Bologna, Padova, Venezia. Perugia, Roma, Napoli, Bari: e ad ogni sosta io continuerò le selezioni, dedicandovi tutto il mio tempo libero. I giovani del Piemonte, Lombardia e Liguria, dove per quest'anno non ce la faccio a spingermi, saranno invitati a Bologna. Alla fine della stagione avrò compiuto una schedatura abbastanza imponente di elementi'. Ma già quest'anno non ci saranno lezioni? «SI, certo. Durante le prove dello spettacolo, qui a Firenze, tra fine novembre e febbraio, comincerò a lavorare con questi ragazzi: sulla parola, la dizione in versi, la gestualità, la corporeità. Poi terremo degli incontriseminario con varie personalità del teatro internazionale: la Mnouckine. Krejca. Wilson. Brook, Vitez, Shelley Winters, che è insegnante all'Actor's Studio. Liv Ullmann. e naturalmente Tadeusz Kantor, che dall'8 novembre apre il suo labora torio in questa città-. Non è un programma un po' eclettico, che rischia di stordire questi giovani? -Questo rischio non lo temo. Un aspirante attore è, o dovrebbe essere, un vuoto che va riempito. In questa prima fase gli offriamo semplicemente "altre prefazioni" (oltre la mia. s'intende) all'arte teatrale. Non mi preoccupa tanto la confusione che possiamo ingenerare nella testa dei giovani, confusione benefica, in ogni caso, quanto il fatto che molti di loro ostentino, a parole, un preoccupante sovrappiù d'intelligenza, sposato, nei fatti, ad un'angelica pigrizia. Io li vorrei, invece, imbecilli, idioti nel senso dostojevskiano del termine, e disposti a lavorare duro-. Torniamo ai selezionati. Che programma avete per l'anno prossimo? -La stagione W-'81 i selezionati delle varie città affronteranno in pieno il programma di lavoro della Bottega, che, secondo una mia idea fissa, non dovrà restare astratto, ma tendere sin dall'inizio e concludersi in uno spettacolo di notevole impegno artistico e tecnico. Non chiedetemi il titolo, ho molte ipotesi in testa, ma nulla di deciso-. Signor Gassman. perché fa tutto questo? «Non certo per danaro. Nelle pause tra una sessione e l'altra del biennio dovrò, anzi, tornare a fare del cinema, se voglio guadagnare.' Lo faccio perché in questo clima di teatralità diffusa, ma generica, un attore di esperienza, come credo di essere, ha il dovere di trasmetterla, in termini molto concreti e precisi, ai giovani. A loro, certo, chiederò qualcosa in cambio, perché non sono un francescano: chiederò che mi aiutino a non invecchiare-. Guido Davico Bonino Gassman per due anni nella «bottega dell'attore»