Lizzani gira Fontamara «Così interpreto Silone»

Lizzani gira Fontamara «Così interpreto Silone» Lizzani gira Fontamara «Così interpreto Silone» PIZZOFERRATO — L'ottica del cinema italiano si sta sempre più spostando dalla città alla campagna. Dopo i pastori sardi dei fratelli Taviani (Padre padrone), i contadini bergamaschi di Olmi (L'albero degli zoccoli) e quelli lucani di Rosi (Cristo si è fermato a Eboli) vengono adesso portati alla ribalta i «cafoni» della Marsica che Ignazio SiIone rese celebri nel mondo. Carlo Lizzani ha infatti cominciato ieri negli Abruzzi le riprese di Fontamara. film tratto dal primo, e forse più famoso, romanzo dello scrittore di Pescina. «Per Silone. osserva Lizzani, i contadini poveri sono degli emarginati uguali fra di loro sotto ogni latitudine: gli uomini che fanno fruttificare la terra e soffrono la fame, i fellahin. i coolies. i peones. i mugic, i cafoni, si somigliano in tutti i Paesi del mondo. Nonostante questa universalità, nel cafone d'Abruzzo c'è una consapevolezza dell'ingiustizia maggiore di quella che Carlo Levi colse nei contadini lucani quando venne mandato nel Meridione come confinato politico. E Silone. d'altra parte, in Fontamara si sofferma proprio sulla ribellione dei cafoni e sul momento in cui questi emarginati entrano in conflitto con la "società degli integrati", che era anche la società fascista-. Con questo film il direttore della Biennale Cinema torna, a distanza di tre anni, dietro la macchina da presa: l'ultima regia di Lizzani è stata Kleinhoff Hotel, la storia di un terrorista tedesco suicida a Berlino. Fontamara è invece una vicenda corale incentrata, però, sulla personalità del cafone Berardo impersonato da Michele Placido. «Berardo per la madre, sostiene Lizzani, è un cafone destinato a seguire le orme del padre e del nonno che. si dice, sono stati dei famosi banditi. Ed anche lui porta avanti, senza retorica, una sua ribelHone istintiva. Tra l'altro Berardo è cosciente della sua povertà an¬ che nel rapporto con la d07ina che ama. ossia Elvira-. Nel romanzo (scritto nel 1927 e tradotto in ventisette lingue) il «risveglio» dei cafoni esplode quando il podestà ed alcuni proprietari terrieri fanno deviare l'acqua di un ruscello per irrigare le loro terre. Durante la preparazione del film di Lizzani una delle ricerche risultata più faticosa è stata proprio quella del ruscello che si doveva «deviare». Le riprese sono cominciate ieri nella Grotta del Cavallone (a tre quarti d'ora d'auto da Roccaraso). grotta che sullo schermo risulterà come il santuario della Madonna della Libera. Con questa scena Lizzani intende visualizzare e sottolineare un dettaglio che nel romanzo l'autore racconta indirettamente attraverso una lettera: si tratta del faticoso pellegrinaggio affrontato in precarie condizioni di salute da Elvira (Antonella Murgia) con il proposito d'intercedere presso la Madonna per la scarcerazione di Berardo. «Questo pellegrinaggio, che provocherà poi la morte di Elvira, mi permette, precisa Lizzani, di mettere in evidenza la religiosità dei personaggi di Silone. che era un marxista, profondamente cristiano-. E' questa la prima volta che il cinema si accosta a Silone. poiché da vivo lo scrittore era molto geloso delle sue opere e diffidente dei cineasti. Per questa ragione in passato altri tentativi di approccio cinematografico non andarono in porto, come quello di Mario Soldati che già negli Anni Quaranta aveva pensato a un film su Fontamara. Adesso, dopo due anni di preparazione. Carlo Lizzani ha finalmente dato il via alle riprese e il film, che è co-prodotto dalla Rete 1 Tv della Rai. dovrebbe essere pronto per il prossimo festival di Cannes. «Ma prima di pensare a Cannes, dice ii regista bisogna che il film riesca bene-. Ernesto Baldo

Luoghi citati: Abruzzo, Berlino, Cannes, Eboli, Pescina, Pizzoferrato, Roccaraso