L'amaro farniente alla Rai-tv di Lietta Tornabuoni

L'amaro farniente alla Rai-tv MENTRE I PARTITI STANNO TRATTANDO LA NUOVA LOTTIZZAZIONE L'amaro farniente alla Rai-tv In attesa di equilibri politici e di capi diversi, i dirigenti non prendono alcuna iniziativa: ferma gran parte della produzione, troppi funzionari e impiegati costretti all'ozio - Tredicimila dipendenti in stato di agitazione, spreco di soldi e di energie Nei pettegolezzi, girandola di nomi: Rossi, Rossini, Guglielmi, De Luca, Zaccaria, Ghirelli, Ottone - «L'incognita Fabiani» ROMA — Lunedì; per troppi lavoratori della Rai-Tv. comincia un'altra settimana di amaro far niente. Il discorso più chiaro l'ha tenuto ai suoi, dieci giorni fa. un capostruttura televisivo: «L'aria è bruttissima, saltano tutti, sta per scadere il consiglio d'amministrazione: per trequattro mesi, sino alle nuove nomine, qua non si fa più nulla. Regolatevi: pensate, istruitevi, ripulite i cassetti, prendete appunti, insomma vedete un po' voi». Uno s'è messo a scrivere nelle ore di lavoro un vendicativo romanzo poliziesco alla Frutterò e Lucentini, ambientato nel palazzo della direzione radiotelevisiva. Uno voleva seguire un corso d'aggiornamento professionale nell'elettronica, ma il relativo settore ha esaurito il budget: nel caso, se ne parlerà a marzo. Alcuni passano il tempo a schedare i copioni giacenti. mai realizzati o irrealizzabili. Altri si son portati in ufficio, le cassette del Linguaphone: perfezionano l'inglese. Se no: cappuccini. Telefonate. Visitine da un piano all'altro. Sortite femminili per fare la spesa alla cooperativa Rai. Lettura dei giornali, oggi per fortuna c'è da commentare la solita intervista del solito socialista: .Eh, già, tirano a discutere le nomine subito, prima del congresso della de: cuccù, domani ci riescono-, ■Visto? Qua dice che per capire se un direttore è bravo basta vedere l'indice d'ascolto: ma non lo sanno che l'indice d'ascolto è calcolato a capocchia, senza nessuna scientificità? Non lo sanno che l'utente è mobile, che cambia canale a seconda del programma e che appena può sceglie subito il film?.. Tempo lentissimo. Battute straccile. Un altro caffè. Ozio coatto, tediato, avvilito. E' l'effetto, nell'azienda statale che produce informazione, cultura e spettacolo, delle attuali grandi manovre dei partiti per trattare, quattro anni dopo la riforma, una nuova spartizione tra loro della Rai-Tv. In attesa di nuovi equilibri e nuovi capi, tutti fermi. Cose nuove non se ne fanno: i dirigenti, di nomina politica, talvolta non abbastanza garantiti professionalmente, spesso costretti ad agire fuori delle regole scritte e del bilancio, non s'azzardano più a firmare autorizzazioni o avviare progetti. I direttori in bilico non ritengono neppure giusto prendere iniziative: del resto la loro autonomia si ferma ufficialmente alla cifra di cinquanta milioni, e per una serie o un ciclo di trasmissioni cinquanta milioni sono niente. Nell'incertezza del futuro, si accentua quella deresponsabilizzazione diffusa che. tipica di tutte le burocrazie, affligge anche il più popolare e influente mezzo di comunicazione nazionale. Ciascun dirigente si proclama impotente, nega di essere lui quello che decide; la fuga dalle responsabilità rinvia ogni decisione alla gerarchia superiore, le accentra sempre più in alto, le concentra tutte nel consiglio d'amministrazione. Il consiglio d'amministrazione, soffocato da infiniti compiti minuti, già abitualmente non ce la fa: le sue riunioni, convocate una volta alla settimana per discutere argomenti indicati dal presidente, possono anche venir interamente impiegate a discutere se Ruggero Orlando è emarginato oppure no dai programmi, se Oriana Fallaci è oppure no la depositaria esclusiva della biografia di Panagulis, magari se è proprio necessaria una nuova fornitura aziendale di carta igienica. Altro che dibattere le grandi linee di gestione: pure le proposte di programmi, che debbono venir sottoposte all'approvazione del consiglio, finiscono sovente per ottenere soprattutto la sigla «SO-, in sospeso, o la sigla «RMI-, richiesta di maggiori informazioni. E adesso poi i consiglieri, il cui mandato scade il prossimo 20 gennaio, non intendono prendere decisioni che impegnino i successori. Risultato, per il prodotto e per i lavoratori, il blocco d'attività: v^"".erzia vischiosa da disoccupati stipendiati, un triste spreco di soldi e di energie umane. Come i pompieri o i medici, nel terremoto dell'immobilità lavorano i settori indispensabili: l'infor- mozione e lo spettacolo di varietà. Lavorano i gruppi ormai allenati a far finta di niente: realizzando le proposte già approvate in passato dal consiglio d'amministrazione. Lavorano gli addetti alla terza rete, che «parte- il 15 dicembre: ma senza mezzi, accattonando in giro studi e telecamere, e per di più col turbamento di curiose sensazioni: .Sembra che premano l'acceleratore e insieme Urino il freno: ti dicono che bisogna per forza cominciare domani, ma a dopodomani neanche pensano. Si vede che. per poterla contrattare, la terza rete deve esistere, aver almeno iniziato le trasmissioni; ma si vede che, nel caso vada ai comunisti, vogliono consegnargliela nelle peggiori condizioni ». Fantasmi complottisti, deduzioni avventate, organigrammi immaginari e no dominano il pettegolezzo che riempie l'inattività involontaria, da pensionati provvisori, di troppi funzionari e impiegati: .Adesso non succede niente, è come per un'appendice infiammata: prima di operarla, deve raffreddarsi. Andiamo a fine novembre, poi viene Natale. A gennaio scade il consiglio d'amministrazione, ma può sempre restare in carica uri altro po' per gli affari correnti: non succede in tutte le banche, in tutti gli enti di Stato? Poi c'è il congresso della de: se ne riparla a marzo, aprile...... Nell'ottobre sotto la pioggia, uffici e corridoi ronzano d'un ininterrotto fluire di nomi: «Scarano lo cacciano, come direttore della prima rete la soluzione più attendibile è Emilio Rossi: non sta benissimo, ma una gestione corretta, tranquilla.... Se invece il pei vuole la terza rete per la direzione di Angelo Guglielmi, allora il direttore democristiano della terza. Rossini, va alla prima... Presidenza a Ghirelli e direzione generale a De Luca, oppure presidenza a Ottone e direzione generale a Zaccaria... Resta l'incognita Fabiani che va sempre tenuta presente, il giro è largo, c'entrano i direttori dei Tg... Bisogna vedere i coaguli, se il Granducato di Toscana si allea con la Repubblica Veneta e col Marchesato di Ferrara... Qua non esiste la volontà del re. ci sono le volontà dei principi...». Voci snervate discutono stizzose al bar o alla mensa (che offre, coerente, l'alternativa tra «pasto bianco» e «pasto rosso»,): «Ma quello 11. scusa, dove ce l'ha la professionalità?». «E adesso, dopo tre anni di paralisi, partono insieme il Gramsci e il Panagulis?». Con sgomento, molti deplorano la molle reazione delle sinistre all'ingerenza del presidente democristiano Piccoli che ha accusato la prima rete d'aver «tradito- la de trasmettendo il servizio sul processo di Catanzaro: «Tutti zitti o quasi, se la son tenuta buoni buoni Come alla Borsa di Milano, fioccano cifre magari inattendibili («La prima rete è fuori budget di mezzo miliardo, la seconda di tre miliardi»/ fischiano numeri esatti (quattro miliardi il costo del Verdi diretto da Castellani, dodici miliardi per il Marco Folo diretto da Montaldo): «E guarda la busta paga mia. funzionario in A. classe decima, anzianità cinque anni, nette 640.000 lire mensili: poi la gente si crede che noi qua dentro chissà cosa pigliamo...». Due segretarie democristiane tumultuano rancorose: «Dattilografa, sta in D. ti passa dai supporli alle strutture? Questa è una promozione psi, garantito». Due funzionari comunisti, inaspriti e ironici, compongono una poesia a commento della trasmissione Adda veni quel giorno e quella sera, opera del parlamentare comunista e componente la commissione parlamentare di vigilanza sulla Rai-Tv Maurizio Ferrara: «Ed allora cosa vale continuare a dirne male? Sol la gran preoccupazione clie ci sia la tentazione per i vari Trombadori di voler fare gli autori.. La politica si degrada a pasquinata e pettegolezzo, come il pluralismo si degrada a lottizzazione. Capita dappertutto che a un mutamento degli equilibri politici segua un avvicetidarsi del gruppo dirigente la radiotelevisione di Stato: è capitato varie ro/te in Francia, capita in Inghilterra, la televisione svedese è rimasta bloccata un anno dal cambiamento di governo. Da noi, a rendere ancora più imbrogliati questi nodi, ci sono la resistenza democristiana a mollare, il maggior numero di partiti, la maggior lentezza, il potere decisionale malconcio e anche la speciale retorica che traveste concreti appetiti partitici con la professionalità o l'imprenditorialità. Intanto, la Rai-Tv è in stato d'assedio: a un seminario organizzato la settimana scorsa dal pei. il consigliere d'amministrazione comunista professor Vacca ha fornito le cifre «di fonte Rai- della brutta situazione. Insidiano la Rai-Tv 4072 emittenti radiofoniche e 1394 emittenti teletnsive private, forti di circa 20.000 dipendenti, tendenti alle fusioni, sostenute dalla Confcommercio e dai politici che fanno capo al deputato democristiano Vito Scalia: hanno sottratto alla Rai-Tv il 50 per cento del pubblico radiofonico e il 14 per cento del pubblico televisivo, e il ministro democristiano delle Poste e telecomunicazioni Vittorino Colombo non sem- bra avere alcuna fretta di regolamentarne per legge l'attività. Sfugge alla Rai-Tv il mercato pubblicitario: se nel 1975 ne assorbiva un quarto (98 miliardi su 392). nel 1979 ne avrà assorbito soltanto un quinto(146miliardi su 717). I 13.000 dipendenti dell'azienda sono in stato di agitazione: il loro contratto di lavoro non è ancora stato chiuso in tutte le sue parti, e scade all'inizio del 1980. La RaiTv chiede al governo un forte aumento di quel canone d'abbonamento che rappresenta il 62 per cento delle sue entrate, ma la competizione tra le due reti televisive rischia di renderle sempre più simili, e non al meglio: per catturare telespettatori, entrambe trasmettono soprattutto i prediletti film e telefilm specialmente americani, e realizzano sempre meno programmi originali. Le attrezzature tecniche della Rai-Tv sono ormai drammaticamente scarse, invecchiate: e il disavanzo in bilancio è preiiìsto sui 300 miliardi. Sembrano lontani i risultati migliori della riforma 1975: nonostante tutti i pasticci, più libertà, più partecipazione e pluralismo, più cultura, più informazione, più divertimento, più realtà, e nei lavoratori della Rai-Tv un forte entusiasmo, molta speranza e voglia di fare. Adesso l'ozio forzato delle grandi manovre per la nuova spartizione partitica dell'azienda aggrava lo spreco economico e i guasti umani della cattiva gestione politica: e sostituisce allo slancio, già mutato in scoraggiamento o distacco, un'opaca inerte sfiducia die non arriva neppure atl'indignazione. Lietta Tornabuoni

Luoghi citati: Catanzaro, Ferrara, Francia, Inghilterra, Milano, Roma, Toscana