Joyce, le farfalle e l'avanguardia di Carlo Cassola

Joyce, le farfalle e l'avanguardia Joyce, le farfalle e l'avanguardia L'avanguardia è ottocentesca. cioè è rozza e sommaria nei suoi giudizi: manca di quella finezza, a cui ci ha abituato la civiltà letteraria e artistica del Novecento. Eppure l'avanguardia imperversa dal principio del secolo, tanto che i più la identificano col Novecento. Chi identifica i due fenomeni commette l'errore di identificare avanguardia e sperimentalismo. S'intende che lo sperimentalismo linguistico è proprio di ogni artista che si rispetti: quindi anche del primo Joyce, uno scrittore di cui mi sono dovuto occupare di nuovo, dovendo fare una conferenza a Dublino su di lui. Joyce è uno scrittore ideale come punto di partenza per la soluzione di questo problema: in quanto è per metà uno scrittore che piace a me (io mi sono formato proprio sui primi due testi narrativi di Joyce. Dublinesi e Dedalus) e per metà uno scrittore che piace all'avanguardia. Cominciamo col dire che è artificiosa la contrapposizione tra avanguardia e tradizione, fatta dalla prima. E' uno degli .schemi rozzi e sommari di cui si compiace. Joyce compì la sua rivoluzione artistica in sordina, nella sua prima opera, che una critica priva d'orecchio considera invece tradizionalista. Naturalmente l'avanguardia, sorda com'è, non poteva accorgersene. Essa si accorge di essere in presenza di una rivoluzione, solo se è dichiarata. In Dublinesi invece Joyce sembra adeguarsi al modulo naturalistico. Ma va dietro solo al filo della propria emozione. Pensate per un momento a qualcuno di quei racconti, per esempio a Una piccola nube o a Parallelismo: il fatto di vita è sì organizzato in un episodio, ma uno scrittore naturalista, per esempio un Maupassant. mai e poi mai si sarebbe soffermato su questi aspetti dell'esistenza li avrebbe considerati marginali. Joyce invece li considera estremamente significativi. Significativi di che? Di quella che egli chiama «l'inerteparalisi di Dublino». Cioè della mortificante routine a cui devono assoggettarsi un Farrington. il protagonista di Parallelismo, o uno Chandler. il protagonista di Una piccola nube. O prendiamo quel racconto dal meraviglioso finale. / morti. Mai e poi mai sarebbe potuto uscire dalla penna di un Maupassant. Perché si basa sul niente, su un'improvvisa nostalgia di Greta. Agli occhi degli uomini dell'Ottocento questi spiragli nel tempo sono niente. Per uno scrittore del Novecento, sono tutto (Joyce ha anche discettato delle «epifanie». Proust delle «intermittenze del cuore»). In altre parole, un autore de! Novecento, che prima di tutto mira a dar forma a una certa sensibilità, va in cerca di tutto ciò che può presentarla. Per lui sono illuminanti certi aspetti della realtà a cui invece Io scrittore dell'Ottocento non dà nessuna importanza. AI tempo del giovane Joyce, i maestri della narrativa erano, in Europa. Zola. Maupassant: che trattavano solo una realtà corposa, grossolana. E avrebbero disdegnato quella dietro a cui andava Joyce. Lo avrebbero giudicato un acchiappanuvole. uno che cerca le farfalle sotto l'arco di Tito. Per Zola, per Maupassant. per Carducci, era importante l'arco di Tito; per il giovane Joyce. le farfalle. Per quanto possa sembrare paradossale, egli avrebbe riconquistato la stima di quegli autori dell'Ottocento scrivendo le opere che sarebbero piaciute all'avanguardia. Il Joyce rozzo, corposo, grossolano e volgare di Ulisse e de La veglia di Finnegan si riallaccia agli autori che aveva combattuto da giovane. Fatti considerati importanti come la psicanalisi sono tenuti in gran conto dall'avanguardia come dal Joyce adulto. Particolari ributtanti come quelli su cui si sofferma compiaciuto in Ulisse e ne La veglia di Finnegan sarebbero andati bene a Zola e Maupassant. e vanno bene all'avanguardia, che non ha niente a che vedere col Novecento ma è. appunto, zoliana e maupassantiana. L'avanguardia, nelle opere letterarie, apprezza solo le idee. L'avanguardia, in altre parole, è generica consapevolezza critica. Ulisse e La veglia di Finnegan si apparentano all'avanguardia proprio per questo. Si sente che sono nate da una lunga consuetudine con la riflessione sui fenomeni artistici. Ahimè, la riflessione non può essere di nessun aiuto all'artista, può solo frenarne lo slancio creativo. Ho già avuto modo di dire che era un'ambizione sbagliata quella di Joyce di fornire, con Ulisse, una minuziosa topografia della città: in modo che. sé anche la città fosse stata spazzata via dalla faccia della terra, il suo libro avrebbe permesso di ricostruirla. Dublino sarà spazzata via dalla faccia della terra come tutte le altre città del mondo, dalla guerra atomica che ci riserva il futuro: ma non ci sarà più nessuno in vita che possa ricostruirla. Ecco quello che Joyce non aveva capito e che non capisce l'avanguardia. Carlo Cassola James Joyce visto da Levine (Copyright N.Y. Revlew of Boote. Opera Mundi e per l'Italia .La Stampa-)

Luoghi citati: Dublino, Europa, Italia