Non si dica fatalità di Carlo Tullio Altan

Non si dica fatalità Non si dica fatalità (Segue dalla l'pagina) pubblico, e del sistema di valori, eccetera. E'stato detto quasi tutto in proposito. Ma a questi ìnotivi si aggiunge ora una ragione specifica in più: l'emarginazione di larga parte del inondo giovanile. L'assassino di Roma è un ragazzo come la maggior parte dei teppisti milanesi e romani. E non è un caso. E' questa un'età nella quale più forti sono le pulsioni vitali, il desiderio di vivere e, inconsapevole spesso, quello di produrre, di rendersi utili, di servire a qualcosa. Quando una situazione, bloccata da solidi interessi corporativi, sbarra il passo a chi si trova in questa condizione, quelle pulsioni rischiano di degenerare. Ciò che deriva infatti dal rifiuto che la società gli ha imposto o pone nei confronti di chi non lo ha, è una frustrazione intensa, die si converte, per meccanismi psichici ben noti, in aggressività contro gli altri, ma anche contro di sé. Come nel caso della droga. Quanta parte abbiano simili meccanismi nel provocare il manifestarsi della violenza, non solo negli stadi, ma nella vita quotidiana e nella sfera politica, non è facile misurare, ma è legittimo supporre che essa sia grande. In questo campo si crea una circolarità perversa di effetti negativi. Più vasta è l'ondata della violenza, più difficile ne appare il controllo e la repressione, e maggiore è Io spazio lasciato all'impunità. Fra tutte, la violenza terroristica è certo quella più suggestiva e contagiosa sotto questo profilo, per il mito che si crea sulla inafferrabilità degli assassini e la crudeltà dei loro delitti, e per la copertura ideologica die essi ricevono da parte dei settori più irresponsabili della vita nazionale che Dio sa quanto irresponsabili essi siano, nonostante la parvenza intellettuale di cui si rivestono. Tutto questo fa dilagare il fenomeno. Come arrestarlo e invertire la tendenza? Mutando radicalmente politica, e associando la rimozione delle cause strutturali, che richiede tempo e idee chiare — non sempre presenti alla classe politica abbacinata dall'immediato 'presente quotidiano —, a un'opera di fermo controllo delle situazioni pericolose e di energica punizione dei delitti accertati. Si uccide negli stadi? Bene. Si cominci col provare a chiuderli, almeno per un po' di tempo. E se i responsabili politici hanno paura di perdere dei voti per questo, non deprechino dopo le conseguenze della loro interessata pavidità. Le responsabilità saranno comunque chiare. Carlo Tullio Altan

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