Tempi difficili per la Spagna di Mimmo Candito
Tempi difficili per la Spagna OSSERVATORIO Tempi difficili per la Spagna Ci sono mille modi per reagire a un risultato elettorale, ma quello scelto dal governo spagnolo e dalla Oeneralitat di Bercellona pare il più infelice. Di fronte ad una astensione che ha superato il quaranta per cento dell'elettorato, Suarez riesce perfino a contare in qualche modo «un recupero di voti baschi», e Tarradellas si ripara dietro il bollettino meteorologico.. Lo spettacolo offerto dalla classe politica spagnola in questi giorni è stato molto triste, di un conformismo che ricorda solo i giorni amari di Franco. Il trionfalismo che accompagna ogni dichiarazione ufficiale ha dettato al Paese una soddisfazione che non pare avere molto fondamento. Certo, gli statuti di autonomia sono stati approvati, e a stragrande maggioranza tra i votanti: ma era un risultato scontato. Le note negative arrivano dopo, dal conto di quanti non sono andati a votare. E invece di darne subito, e con responsabilità, la valenza politica, governo centrale e governi locali danno la colpa alla pioggia o addirittura giocano con i numeri come ai bussolotti. Si preparano tempi difficili, per i popoli di Catalogna e di Euzkadi. In mille giorni, una serie straordinaria di circostanze e l'attività diplomatica di Suarez hanno annullato a uno a uno tutti i legati istituzionali del franchismo, portando ormai la Spagna al di là del guado della democrazia. L'ultimo, era questo delle autonomie nazionali, ed è stato superato anch'esso senza troppi dolori. Ma quanto si è visto in questi giorni lascia pensare che la strada di una autonomia reale è un cammino ancora tutto da percor¬ rere, 'e senza grandi speranze per ora. Governi che non mostrano di preoccuparsi troppo per una astensione del quaranta per cento danno infatti l'impressione di una preoccupante cecità, o di un opportunismo assai cinico. Nell'una ipotesi e nell'altra incoraggiano molto le attese di chi ha voluto gli statuti. Tutto negativo, allora? Certamente no. Anzitutto ora ci sono gli statuti, e sono comunque una realtà politica di fatto, uno strumento di lavoro con cui tentare di strappare a Madrid contenuti autentici di ■potere decisionale e di autogoverno. E poi c'è, in ogni caso, l'inizio di una nuova fase dello scontro all'interno della società spagnola, che troverà già una prima occasione di verifica nelle elezioni prossime per i due Parlamenti «nazionali»: basta pensare, per esempio, all'ipotesi di un compromesso storico nel governo catalano o, comunque, a una partecipazione dei comunisti al governo di quella «nazione» spagnola. Per Euzkadi nessuno osa ancora fare previsioni. La «moderazione» dell'Età in queste ultime settimane è parsa anche il risultato dell'avvio di un vero negoziato con Madrid. La Costituzione ora di un governo locale facilita probabilmente il tracciato di un dialogo di pace, e il Lendakarì Garakoetxea ha già fatto ripetutamente offerte a mano aperta, promettendo in qualche modo una sorta di amnistia per chi abbandona la lotta armata. Suarez fa sapere che la Costituzione non consente amnistie, ma una dichiarazione formale ha cento significati politici. Che qui non sfuggono a nessuno. Mimmo Candito Il premier Suarez: «Recupero di voti»
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