Viola «invidia» Boniperti di Mario Bianchini

Viola «invidia» Boniperti Viola «invidia» Boniperti Per il presidente della Roma domani è la prima sfida con la Lazio - «Giampiero se ne va, io soffro sino alla fine» - Rocca spera ROMA — Ltng. Dino Viola -gioca- il suo primo derby da presidente della Roma. Ne parla con toni misurati in coerenza con il suo stile. Tuttavia è sufficiente un piccolo strappo alla regola per far emergere la profonda partecipazione emotiva ad un avvenimento che ha per lui il sapore di straordinario: «E' una lotta continua con me stesso — confessa Viola — quando il tifo sta per avere il sopravvento, subentra la freddezza del dirigente. Però mi costa molto. Fumo meno del mio amico Boniperti, resisto in tribuna fino all'ultimo minuto. Ma lui è più spontaneo, si sfoga, mentre io devo fare una fatica del diavolo nel tenermi tutto dentro». Fa dunque tanta paura questa Lazio? «No. io credo che sul piano tecnico le due squadre si equivalgano. Il risultato potrebbe deciderlo un episodio fortunato. Loro hanno Giordano, noi una squadra di grande carattere che lo ho giudicato dopo le due sconfitte col Bologna e il Napoli e non nei momenti di euforia quando molti si sono esaltati con prematura facilità». Perché là capitale non riesce ad ottenere un derby che valga il primato, come succede spesso fra le grandi del Nord? «Lo avremo anche noi. Il pubblico lo merita al più presto. Più che una speranza è una certezza. Intanto come spettacolo dì folla e di passione battiamo il derby di S. Siro che si gioca nello stesso giorno». Intanto Liedholm, sul campo delle Tre Fontane, sembrava un generale impegnato nelle grandi manovre. Sotto un sole caldissimo, quasi estivo, i giocatori correvano e sudavano, sorbendosi una robusta razione supplementare di fatica. E' proprio aria di derby. L'unica nota stridente è apparso il volto di Paolo Conti, scuro e preoccupato. E' quasi certo che anche domenica andrà in panchina: -E' un momento delicato per la Roma — ha commentato con voce bassa il por- tiere — accetterò disciplinatamente ogni decisione. Se avrò qualcosa da dire, i giornalisti saranno gli ultimi a saperlo. E' chiaro che sono amareggiato anche per il rischio che corro di perdere il posto in Nazionale». La polemica rischia di divampare, frenata, per ora, dal buonsenso del giocatore. Di umore diverso è sembrato Francesco Rocca che continua a sostenere una coraggiosa lotta contro la sorte. Tuttavia tre lunghi anni di sofferenze, di delusioni, di speranze, hanno lasciato il solco sul suo carattere che non sembra più tanto forte e sicuro come un tempo: «Tornerò all'Olimpico dopo sei mesi di assenza — ha dichiarato il giocatore con un tono moderatamente ottimista — non sono emozionato. Ma sarò felice di salutare 1 tifosi perché sono stati loro, con dimostrazioni di affetto commovente, a darmi la carica che mi ha consentito di continuare». Liedholm, più che in altre occasioni, non ha voluto neppure sfiorare il discorso sulla formazione. Si parla con insistenza di una esclusione di Benetti per infondere più rapidità al centrocampo. Ma dopo Paolo Conti,' non è sicuro che lo svedese trovi il coraggio per un'altra clamorosa esclusione. Sul fronte laziale Lovati, forse per confondere anche lui le acque, ha convocato D'Amico che sembrava totalmente fuori gioco perché infortunato. Ma forse il tecnico biancoazzurro vuole solo sbandierare uno spauracchio. Mario Bianchini

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