L'amianto che uccide

L'amianto che uccide Ne hanno discusso gli esperti a convegno L'amianto che uccide Quasi certamente provoca il cancro, comunque abbrevia ia vita - Come difendere gli operai addetti alla lavorazione Un osservatorio regionale per tenerlo sotto controllo Alcune centinaia di partecipanti, sette ore di dibattito, decine di interventi. Questo in sintesi il convegno internazionale sulla ^patologia di fibre minerali» promosso dalla Regione Piemonte e dall'assessorato alla sanità. Ma tra le fibre minerali la parte del leone l'ha fatta l'amianto. E non poteva che essere cosi. Non soltanto perché la metà dei dodicimila addetti nel settore in Italia si trova in Piemonte e qui (a Balangero) c'è la più grande miniera di amianto bianco d'Europa (oltre 150 mila tonnellate di produzione annua). Ma soprattutto perche rimane ancora aperto il discorso sul grado di nocività del prodotto. Nessuno ormai mette in discussione che sia pericoloso, che a lungo andare provochi l'asbestosi. I dati parlano chiaro, anche se negli ultimi anni, grazie alla progressiva adozione di impianti filtranti, i colpiti dalla malattia in Italia sono diminuiti del 10-15 per cento (gli indennizzati dall'Inail. quelli cioè riconosciuti malati di asbestosi sono un migliaio). Ma l'amianto può provocare anche il cancro? E quanti anni di «esposizione» alla fibra devono passare perché si manifesti nel lavoratore? Sono interrogativi che non hanno una risposta certa e omogenea. Il prof. Giovanni Rubino, direttore dell'Istituto di medicina del lavoro di Torino ha dimostrato al convegno l'effetto cancerogeno dell'amianto almeno per gli operai maggiormente esposti. Uno dei principali accusatori dell'amianto, di tutti i tipi, è il professor Selikoff della Mount Sinai University. Sostiene che questa fibra è una sostanza cancerogena indipendentemente dalla concentrazione, dalla durata e dell'esposizione. Altri studiosi sono meno drastici. Affermano che la media dei tumori riscontrati tra gli ex lavoratori (deceduti) della miniera di Balangero non si discosta dalla media nazionale dei tumori previsti. E la maggiore presenza di tumori alla laringe sarebbe una caratteristica tipica della regione piemontese, specie nel Cuneese, forse in relazione con l'alto consumo di alcool. «Afa chiariamo una cosa — ha detto il sindacalista Caruso —. Di asbesto si muore ancìie sema cancro. Si crepa prima degli altri, si vive molto peggio-. Gli stessi rappresentanti dei lavoratori non negano che negli ultimi anni si sono fatti notevoli passi in avanti nelle fabbriche per diminuire le cause del rischio. E questo grazie ad una maggiore sensibilità degli stessi imprenditori, dei sindacati, degli enti addetti alla prevenzione, della magistratura che spesso deve supplire ai vuoti di legislazione e di personale. E se i casi della Sia e Sasbre (i tito-; lari delle due fabbriche sono stati incriminati per la mancata adozione di misure antinocività) sono talmente macroscopici da suscitare perplessità tra gli stessi imprenditori, esiste un microcosmo di «boite» e piccoli laboratori difficilmente controllabili. E' questo uno dei settori della categoria su cui puntano il dito sia la parte imprenditoriale sìa quella sindacale. Non c'è stata comunque al convegno una frattura tra i sostenitori a tutti i costi dell'uso dell'amianto e i detrattori ad oltranza. S'è detto si all'amianto ma a certe condizioni: che sia estratto, lavora¬ to e smaltito riducendo il più possibile il rischio Tra coloro che hanno dichiarato guerra all'amianto c'è chi vorrebbe sostituirlo con 1p fibre artificiali (resine, vetro, silicati). Ma anche su questo punto — come ha sottolineato il prof. Benedetto Terracini, professore di epidemiologia dei tumori all'uni-; versità di Torino — non c'è la sicurezza che le sostanze siano innocue. I sindacati non hanno mancato di far sentire la loro voce ribadendo la loro posizione: strumenti conoscitivi chiari, far partecipi i lavoratori dei risultati e delle indagini, ricerche non affidate soltanto ai privati ma intervento diretto degli enti pubblici. E soprattutto adozione di tutte le misure per ridurre il grado di nocività (lavorazioni a circuito chiuso, filtri, protezioni individuali, pause). I lavori sono stati conclusi dall'assessore regionale alla sanità, Enrietti. Dopo aver spiegato gli scopi del convegno che ha riunito esperti, operatori, medici, sindacalisti, Enrietti ha detto che esso segna il punto di partenza del programma regionale per il controllo dei rischi da amianto e delle fibre minerali e artificiali. A tale proposito un'iniziativa qualificante sarà l'Istituzione di un osservatorio epidemiologico regionale che raccoglierà i dati sulla nocività ambientale. Guido J. Paglia

Persone citate: Benedetto Terracini, Enrietti, Giovanni Rubino

Luoghi citati: Balangero, Europa, Italia, Piemonte, Torino