Ambizioso Pirandello della Sontag

Ambizioso Pirandello della Sontag «Come tu mi vuoi» con la Asti ha aperto la stagione dello Stabile Ambizioso Pirandello della Sontag Concentrazione e applausi calorosi al Carignano per la «prima» - Le scene di vetro di Pier Luigi Pizzi TORINO — Molta attesa e molta concentrazione, l'altra sera al Carignano, per la prima nazionale di Come tu mi vuoi di Pirandello, ad apertura della stagione dello Stabile torinese e ad esordio nella regia della scrittrice americana Susan Sontag: ed alla fine, nonostante gli applausi calorosi alla regista, alla protagonista Adriana Asti, alla compagnia, un'ombra di delusione come dinanzi ad una impresa critica, certo fervidamente vissuta, ma non pienamente risolta in spettacolo. Mi sembra ci siano, in questa messinscena, tre progetti registici almeno, tanti quanti sono gli atti del tardo (1930) dramma pirandelliano, e che stentino a fondersi in uno solo, a trovare una unitaria cifra stilistica. Vediamoli insieme, dando conto anche dell'intreccio dell'opera. Il primo progetto lo potremmo chiamare della finzione di secondo grado. Nella Berlino degli Anni Venti, la ballerina Elma, amante di uno scrittore di successo, Salter, si stordisce, proprio come potrebbe farlo un'attrice secondo un preciso copione, in facili, ubriacanti piaceri: «recita- con l'amico, la figlia di lui. la commedia della propria dissolutezza. Nella grande gabbia a vetri grigiastri ideata da Pier Luigi Pizzi, che è un palazzo borghese senza affatto esserlo, la Asti. Alessandro Haber (Salter). Marilù Prati (la figlia di lui) dialogano sovratono. eccitati e sfibrati, si muovono con scatti da marionette, come personaggi di un dramma espressionista. E' l'idea, cara alla Sontag. di un (retrodatato) Pirandello mitteleuropeo, tra Wedekind e Freud. Sarà anche un'idea fondata, ma può sostenere sino alla fine questo dramma? Si direbbe di no. dal momento che il secondo atto ubbidisce ad una più sommessa (e in ogni caso, diversa) cifra stilistica, ad una finzione «at- tenuata». Elma ha accettato di riconoscersi e sostituirsi ad una donna, italiana come lei, Lucia Pieri, scomparsa da casa dieci anni prima, nella bufera della guerra. Si è calata, vuoto corpo in attesa che altri le ridia un'anima, nei panni di un'altra, pur di sottrarsi alla propria esistenza inutile e orrenda. Ma ora che è Cla, nella villa del Veneto in cui Cia abitava, scopre che la sua simulazione deve fare i conti con le imposture, i dubbi, le grettezze del marito e dei congiunti. Voleva essere rifatta dall'amore degli altri, è insudiciata e degradata dal loro egoismo. . Abbandonati i toni sovreccitati e spasmodici della prima parte, la Asti conserva un che di allucinato nello sguardo e modula la voce sulle cadenze di una sua privatissima dodecafonia. E' il suo modo di sottolineare che Elma recita ancora, recita la parte di un'altra, anche se è ormai una finzione di primo grado, un nudo inganno esistenziale. Il guaio è che tutti gli altri interpreti — l'Esposito (lo zio Salesio). la Fabbri (la zia Leila), il Ruggieri (il marito Bruno), il Valgoi (l'amico Boffi) — non modulano mal i loro interventi tenendo conto, anche solo di riflesso, del particolare registro della protagonista. Recitano nel più puro «pirandelliano», quel porgere parola e gesto con fare distaccato e su toni grigi, dimessi, quanto basta per non rischiare lo psicologismo, come ormai è nella prassi di ogni buon professionista. E il contrasto è, purtroppo, stridente. Toccherà alla Asti, nel terzo atto, abdicare al proprio modulo (ma anche questa è una vistosa incoerenza) per ritrovare la necessaria unità tonale con 1 compagni. Il terzo atto è l'atto della smentita e della sconfitta della finzione. Cla ha tentato, da sola e inutilmente, di ritrovare, dopo 'tanta nausea e ignominia, una vita pura. Gli altri glielo hanno impedito: hanno sospettato di lei, forse volevano ingannarla, certo tentano di punirla: come Salter, giunto da Berlino con un medico e una povera demente, che insinua essere la Cia vera. L'Ignota (ora dobbiamo davvero chiamarla così, come Pirandello voleva) si rituffa, a questo punto, nel buio della sua artificiata esistenza. La Asti si spoglia del proprio istrionismo, cerca e trova accenti di una prosaicità tutta argomentativa: e forse co- 1 si, mettendosi al livello degli I altri, realizza, ma in forme molto grezze e timide, quella ■ struttura oratorlale di cui ! ambiziosamente scrive la • Sontag nel programma di sa- I la. E se lo spettatore meno ! esigente s'appaga di questa 1 chiusa tutt'altro che speri- j mentale, quello più inquieto non può dirsi certo soddisfatto dinanzi ad uno spettacolo che, via via che si snoda, cade in ripetute contraddizioni con 1 propri assunti e. in ogni caso, dimette, cammin facendo, le molte, troppe ambizioni d'avvio. Guido Davico Bonino ! Tendenza dal balletto In Italia — ! Stasera, alle 21,15, esordio del '«Roma dance studio ballet» diretto' da Claudia vendltti. Repliche sabato alle 21,15, domenica alle 16. Il Nuovo Antldogma — Stasera alle 21, in via Duchessa Jolanda 13'A, inaugurazione del nuovo Antidogma con una grande «Serata patafisica». Partecipano Enrico' Baj, Silvio Ceccato e Joachim Gretz. Alle 19. esposizione di opere di Ugo Nespolo. Arci Jazz — Stasera alle 21. al teatro Infernotti di via Cesare Batti- ; sti 4 B. inaugurazione della stagio-1 ne con la «New Orleans Stempers» guidata da Lello Mango. ' Adriana Asti e Haber al Carignano con «Come tu mi vuoi» di Pirandello (Foto A. Bosio)

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