Amnistia e assoluzione per l'orecchio staccato di Giulio Accatino

Amnistia e assoluzione per l'orecchio staccato Rugby: conclusione all'italiana ieri nel processo di Reggio Calabria Amnistia e assoluzione per l'orecchio staccato DAL NOSTRO INVIATO SPECIALE REGGIO CALABRIA — Il fattaccio dell'orecchio staccato durante la partita di rugby Caronte Reggio Calabria-WUhrer Brescia del 26 novembre 1976 si è concluso con l'amnistia per il giocatore Paoletti e con la piena assoluzione dell'arbitro Tavelli. C'è da dire che gli avvocati del giocatore in precedenza avevano tacitato la parte lesa, il rugbista Monicelli, con una cifra per rimborso danni di undici milioni e mezzo. E' una conclusione die lascia scontenti coloro che avevano pensato a pene severe, ma che salva il rugby e i suoi estimatori. Perché se la Federazione aveva constatato limpossibilità di punire con la squalifica il rugbista incriminato autorizzando l'arbitro a continuare l'attività, come poteva la magistratura ordinaria trovare le prove per condannare Paoletti e Tavelli? Il procedimento, celebrato davanti al tribunale di Reggio Calabria, è durato oltre un'ora. Le tesi delle due parti sono state sviluppate con argomentazioni giuridiche e con dati di fatto. Nutrito il collegio di difesa, l'avv. Veneto per Paoletti e gli avvocati Giurato e Senatori per Tavelli. Ha sostenuto la pubblica accusa il dott. Colicchia. Presiedeva il tribunale il dott. Tuccio, giudici a latere Cambino e Macri. Secondo il pubblico ministero, Paoletti doveva essere punito per aver infranto «le regole della lealtà sportiva, prevaricando ogni norma, tanto da raggiungere la delinquenza comune». Confermando la richiesta di condannare l'imputato per «sfregio permanente», il dott. Colicchia ha chiesto la condanna di Paoletti ad un anno e sei mesi di reclusione. Sempre il p.m. considerava colpevole di «favoreggiamento personale» l'arbitro Tavelli, per il quale chiedeva la pena di un anno di reclusione «per non aver informato le autorità di quanto era avvenuto sul campo e con que¬ sto favorendo l'altro imputato. Paoletti». Gli avvocati Giurato e Senatori hanno smantellato ogni castello d'accusa: «Il rapporto dell'arbitro è stato meticoloso e perfetto, quindi le autorità sono state informate. L'aver consegnato il ferite al medico che era sul campo, il quale lo accompagnava in ospedale, è la riprova che l'arbitro aveva agito secondo le norme federali e quelle del vivere civile». Per Paoletti ha parlato l'avv. Armando Veneto, che ha presentato il «rugby come sport che esalta le doti di vitalità e di durezza» e dove sono possibili incidenti anche gravi. Ha ribattuto alla richiesta di «sfregio permanente» sostenendo che Monicelli non suscita «ilarità, disprezzo o senso di raccapriccio», come vuole la legge nel definire la condizione di sfregio. Quindi chiedeva l'assoluzione per insufficienza di prove e, in subordine, un giudizio per lesioni semplici. Il tribunale rimaneva in ca¬ mera di consiglio meno di cinque minuti. Poi, il dott. Tuccio leggeva la sentenza: per Paoletti annullava tutte le aggravanti, concedeva te attenuanti generiche e l'attenuante del risarcimento dei danni. Il reato, pertanto, era estinto per amnistia. Per l'arbitro Tavelli sentenza piena: assoluzione perché il fatto non sussiste. Si è chiuso cosi uno degli episodi più tristi dello sport italiano. Qualcuno parla di «conclusione all'italiana», cioè con compromesso, ma la sentenza del tribunale di Reggio Calabria salva lo sport da ogni contestazione. Ammette il fatto e considera Paoletti responsabile, ma non lo punisce per estinzione di reato. L'assoluzione dell'arbitro evita una grave crisi nel mondo del rugby, perché considerare un direttore di gara favoreggiatore per quanto di colpevole succede in campo avrebbe aperto una crisi dalla quale sarebbe stato difficile uscire. Nel dibattimento si è ventilata l'ipotesi di considerare pubblico ufficiale un arbitro in campo. La richiesta era stata fatta dal giudice istruttore a supporto della tesi di colpevolezza di Tavella. Il tribunale, respingendo questa valutazione, ha chiuso un fatto increscioso ed lia evitato le dimissioni in massa di tutti gli arbitri di rugby che avrebbero restituito la tessera per evitare chiamate di correo per fatti di cui non sono certo responsabili. Monicelli, con gli undici milioni e mezzo incassati può riparare i danni avuti, Tavelli continuare ad arbitrare e Paoletti continuare a giocare. Chi ha pagato tale cifra? Il rugby è sport dilettantistico. Nessuno si assume la paternità dell'operazione, ma i soldi sono usciti e di Caronte Reggio Calabria-Wùhrer Brescia del 26 novembre 76. di Paoletti, di Monicelli e dell'arbitro Tavelli non si parlerà più. In fondo, tutto è bene quel che finisce bene. Giulio Accatino

Luoghi citati: Brescia, Reggio Calabria