Importeremo dall'estero il farmaco antieroina che una fabbrica di Como produce da 4 anni

Importeremo dall'estero il farmaco antieroina che una fabbrica di Como produce da 4 anni Le inspiegabili incongruenze del nostro mercato dei medicinali Importeremo dall'estero il farmaco antieroina che una fabbrica di Como produce da 4 anni Recentemente il ministero della Sanità ha autorizzato l'acquisto negli Stati Uniti di grandi quantità di Naloxone - Il farmaco serve per annullare gli effetti della droga DAL NOSTRO INVIATO SPECIALE COMO — .Arriverà anche in Italia il farmaco che cancella gli effetti dell'eroina», scrivevamo nel settembre scorso sulla scorta d'un annuncio ministeriale. A quell'epoca era stato reso noto che il ministro della Sanità Altissimo, con uno sbrigativo decreto, avrebbe resa possibile l'importazione di Naloxone, dal 1975 usato negli Stati Uniti per risolvere molti problemi di tossicodipendenti in crisi. L'iniziativa di Altissimo era salutata positivamente da quei terapeuti che in Italia sono alle prese con i guasti provocati dall'eroina in tanti giovani individui. La letteratura medica mondiale segnala non da oggi l'utilità del nuovo farmaco, soprattutto nelle intossicazioni acute, nelle crisi da iperdosaggio. Appartenente alla classe degli antagonisti dell'eroina, il Naloxone è entrato da tempo nelle farmacopee tedesca, svizzera, olandese, svedese (oltre che in quella statunitense), ma da noi non c'era all'orizzonte alcun provvedimento, che ne facesse prevedere imminente l'approvvigionamento e la vendita, prima del decreto di Altissimo. Chi poteva immaginare, però, che il Naloxone da quattro anni è fabbricato sotto il nostro cielo, sulle sponde del lago di Como, e che il produttore — pur non vendendolo in Italia — lo esporta con buon profitto? Ne parliamo con il dott. Mario Franchini, direttore tecnico e responsabile del settore ricerche dell'azienda comasca « Salare», specializzata nella produzione di materie prime destinate all'industria farmaceutica. 'C'è una linea di'tendenza — afferma — nelle ricerche d'avanguardia sui farmaci anti-droga, che privilegia quelle sostarne con caratteristiche di antagonisti degli stupefacenti. Non più., dun que, esperienze con metadone o simili, che provocano una dipendenza psico-fisica pari a quella dell'eroina; ma utilizzazione di farmaci che competano con la droga, annullandone gli effetti gratificanti Quattro anni fa, sposando questa "filosofia", la "Salars" ha cominciato a produrre il Naloxone, con un procedi mento chimico autonomo e originale, assai meno dispen dioso di quello adottato negli Stati Uniti». Il Naloxone, se iniettato, ha la proprietà di annullare gli effetti della droga, quelli tanto ricercati dal tossicomane. In teoria, se .chi buca» potesse essere sottoposto a una terapia profilattica con l'antagonista dell'eroina, vedrebbe vanificati tutti i suoi sforzi di procurarsi la dose quotidiana, per l'immediata «distruzione» di tutte le cosiddette virtù della droga. Ma al di là di questa ipotetica terapia preventiva (che dovrebbe trovare consenziente il tossicomane, scoglio principale), il Naloxone si raccomanda come farmaco risolutore delle crisi da iperdosaggio. Apnea, cianosi, edema polmonare acuto, coma per insufficienza respiratoria del drogato trovano nel nuovo farmaco il miglior mezzo d'intervento terapeutico. E ciò anche quando l'individuo, assieme a una super dose d'eroina, abbia assunto alcol o barbiturici, sostanze che raddoppiano la depressione respiratoria se le cure non sono appropriate. Ma con il Naloxone italiano, finora, è stata salvata la vita soltanto a un cane lupo. Un bell'animale d'un nucleo anti-droga. che per impulso bizzarro ha masticato un sacchetto d'eroina ed è andato in coma profondo da overdose. Buon per lui che si trovava nel Comasco: con una estemporanea iniezione (del farmaco non in vendita in Italia) è stato strappato alla morte in un quarto d'ora. «// Naloxone che produciamo noi — dice il dott. Franchini — è in polvere purissima. Per renderlo d'uso clinico, sarebbe sufficiente prepararlo in fiale. Occorrerebbe l'attrezzatura classica dell'industria farmaceutica, il laboratorio per particolari controlli microbiologici e la struttura per le altre tradizionali sperimen fazioni. L'ho fatto presente al ministero della Sanità, sottolineando che la nostra azienda non è orientata in questo senso. Tuttavia c'è il discorso dei costi che va tenuto nel debito conto. Noi produciamo il farmaco spendendo circa dieci milioni per chilo, contro i trentacinque milioni che si spendono per produrlo negli Stati Uniti. Non a caso ogni anno abbiamo notevoli richieste del prodotto specie da Germania e Olanda ». t. gii.

Persone citate: Franchini, Mario Franchini