All'esame dei ministri il problema dei precari di Marco Tosatti
All'esame dei ministri il problema dei precari A fine mese scadono i rapporti di lavoro con gli atenei All'esame dei ministri il problema dei precari ROMA — Il 31 ottobre scadono i rapporti di lavoro delle Università con i circa dodicimila precari, assegnisti. contrattisti e borsisti che da anni attendono una chiara definizione del loro «status». Un tentativo di risolvere il loro problema, e più generale di inquadrare in maniera nuova la struttura dei docenti, cadde, alla vigilia del Natale passato, con il decreto legge «Pedini uno». Il 23 dicembre il governo fu costretto a decidere la «proroga», fino all'apertura dell'anno accademico '79-80. per questa categoria. Il tempo rimasto per evitare che dal 1" novembre i precari si trovino senza lavoro è estremamente ridotto. Il ministro della Pubblica Istruzione. Valitutti, si è presentato ieri a Palazzo Chigi, al Consiglio dei ministri, con una bozza di provvedimento elaborata nelle settimane passate. Ma al testo originario, elaborato a viale Trastevere, sono state affiancate soluzioni «opzionali». Esse sono il frutto dei suggerimenti del Consiglio universitario nazionale, organo di governo degli atenei, e dei confronti che il titolare della Pubblica Istruzione ha avuto con i sindacati confederali dell'Università. A quanto risulta, il disegno di legge Valitutti sull'ordinamento della docenza universitaria avrebbe accolto il principio dell'unicità della funzio¬ ne docente : vale a dire che sia gli «ordinari, che gli «associati» hanno parità di ruolo e di compiti; questi ultimi in particolare avranno accesso ai fondi stanziati per la ricerca. La differenza fra queste due categorie rimarrà limitata al trattamento economico, e a un diverso peso nelle elezioni degli organi universitari. Sui precari, il ministro ha pronte due strade, e chiede che a decidere sull'opportunità di seguire l'una o l'altra sia il Consiglio dei ministri. La sua ipotesi prevede che i precari attuali confluiscano in un ruolo unico, che si può definire di «ricerca», non a termine. In questo canale entrerebbero, via via. anche i neo laureati decisi a intraprendere la carriera accademica. La proposta alternativa, avanzata dai sindacati, consiste invece nella creazione di un ruolo «ad esaurimento», fatto «ad hoc» per gli attuali precari, al quale si accederebbe tramite un giudizio di idoneità «locale», cioè in sede di facoltà. Inoltre, in prima applicazione della legge, verrebbe creato un ruolo di 4 mila posti, per neo-laureati, che si può definire «dottorato di ricerca», provvisorio, fino al momento dell'applicazione di un sistema di «reclutamento» dei docenti stabile, in sede di riforma delle strutture degli atenei. Dopo quattro anni, i «dottori ricercatori» potrebbero diventare associati (con- corso) o lavorare in enti di ricerca dell'amministrazione. Valitutti si è impegnato a non proporre «proroghe», del tipo di quella decisa un anno fa, al Consiglio dei ministri. Invece chiederebbe una delega, per l'attuazione di «decreti delegati» (tre mesi di tempo) per mettere in moto la nuova sistemazione dei docenti; e una delega di due anni per dare il via alla sperimentazione dipartimentale, ai finanziamenti della ricerca e al nuovo assetto della vita interna dell'Università. Il Parlamento potrebbe — nell'ottica del ministro — concedere queste deleghe in pochi giorni. Marco Tosatti
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